“…anche gli errori che ho fatto mi hanno portato a questo disco, benvenuti, buon ascolto e vi voglio bene” inizia così, con i soli strumenti sul palco e la sua voce fuori campo che da il benvenuto al pubblico, il concerto di Enrico Nigiotti all’Auditorium di Milano.
Dopo pochi secondi il cantautore sale sul palco da solo mettendo in chiaro, senza parlare, che questo concerto sarà a briglie sciolte, senza regole precise se non una scaletta da seguire. Laddove uno si aspetterebbe un inizio con chitarre elettriche e un bel pezzo tirato lui stravolge le regole del gioco e si presenta armato solo di chitarra per intonare una versione acustica del brano che ha segnato la sua rinascita, L’Amore è. Una versione intima, nuda, probabilmente il quanto più simile a come la canzone è nata. Sicuramente quanto più simile al concetto di cantautore che Enrico rappresenta.
Terminata l’esibizione annuncia la band presentandoli da subito. Mattia Tedesco alla chitarra, Andrea Polidori alla batteria, al basso e alla direzione musicale Andrea Torresani, alle tastiere Fabiano Pagnozzi.
Il groove prende spazio sul palco con uno dei brani del nuovo disco, Cenerentola, a cui il cantautore è più legato, Campari soda, a cui fa seguito una versione in solitaria di Complici, il singolo di lancio del progetto cantato nell’album con Gianna Nannini.
Seguono Lettera da uno zio antipatico, brano il cui finale permette ad Enrico di sbizzarrirsi in un assolo che mette in evidenza il suo amore per la chitarra, strumento da cui non si separerà per tutto il concerto. Dopo Sarà, altro brano dell’ultimo album arriva una delle canzoni più ritmate del nuovo disco, Bomba dopo bomba preludio al primo dello show momento dedicato ai grandi cantautori italiani.
“Mi sembra doveroso” spiega Nigiotti “omaggiare gli artisti con cui sono cresciuto. E´un po’ come a scuola quando studi sui libri… per me questi artisti sono stati i miei più grandi punti di riferimento.”
Questi omaggi saranno diversi e sparsi nella scaletta. Una scaletta che, a parte due brani del precedente album, Qualcosa da decidere, è stata studiata e voluta proprio in questo modo: le canzoni del nuovo album affiancate alle canzoni che hanno ispirato la musica di Enrico Nigiotti.
Perché in fondo la strada che Enrico ha scelto di intraprendere con la sua musica è proprio questa, il cantautorato puro. Quello lontano dalle mode del momento, dai testi cervellotici e dalle logiche del tormentone radiofonico a tutti i costi.
Questa è l’indole del ragazzo, prendere o lasciare. Ma è una predisposizione talmente forte e sincera quella che impregna le sue canzoni che, seppure accostate a classici senza tempo della storia della musica italiana, permette loro di diventare parte di un unico discorso musicale.
Un discorso che passa attraverso Je so’ pazzo di Pino Daniele, Non arrossire di Giorgio Gaber, Ho visto Nina Volare di Faber e una chicca come Le Acciughe fanno il pallone, di Fabrizio De André e Ivano Fossati. E poi ancora L’Isola che non c’è di Edoardo Bennato, Piazza Grande di Lucio Dalla (e Ron, tra l’altro presente in sala) e, nel bis, Anima Fragile di Vasco Rossi.
Se qualcuno mi avesse detto prima di assistere al concerto che avrei ascoltato così tante cover probabilmente avrei storto il naso. Eppure non l’ho fatto durante lo show ne alla fine perché queste canzoni, interpretate tutte con convinzione, intensità e rispetto, hanno permesso ad Enrico Nigiotti di accostare, con le debite distanze ci mancherebbe, brani del suo repertorio come Buonanotte, Il Silenzio di mille parole e Chiedo scusa, giusto per citarne qualcuna, rendendo chiaro il discorso a tutti, spiegando senza bisogno di parole come nascono le sue canzoni, qual’è la strada che sta percorrendo.
Per questo lo show scorre fluido, energico ed emozionante al tempo stesso riuscendo ad accontentare un pubblico vario per età e genere. Segno di un percorso che forse avrà bisogno di più tempo ma che fa della coerenza il suo maggior punto di forza.
Del resto quella del cantautorato puro oggi è una strada difficile da portare avanti, ma vogliamo mettere la soddisfazione per un giovane e bel ragazzo di trovarsi di fronte ad un teatro pieno che ti ha ascoltato e ha cantato con te dalla prima all’ultima nota senza intonarti nessun coro di “Sei bellissimooooo“? Oddio, ad essere onesti una ragazza lo ha urlato, ma è stato un caso isolato e poi son giovani che gli vogliamo dire…
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