Di tutti i cofanetti realizzati da Sony Music, questo che vi presentiamo oggi è certamente tra i più poderosi e opulenti degli ultimi anni: è da poco arrivato in tutti i negozi di dischi Fabrizio De André. In studio, una grande raccolta che la Major internazionale ha dedicato all’indimenticabile cantautore genovese a circa 16 anni dalla sua scomparsa.
Così, dopo l’uscita di Fabrizio De André. I concerti 1975/98 nel 2012 (per Nuvole Production/Sony Music), ecco arrivare nel nostro mercato un nuovo box antologico, che riprende la stessa veste grafica di quello dedicato alle otto tournée di De André, ponendo questa volta il focus sui suoi album in studio, in un lungo arco di tempo che va dal 1967 al 1996. In tutto tredici dischi, tanti quanti sono quelli ufficiali pubblicati dall’artista, più un ulteriore, il quattordicesimo, denominato I Singoli, per raccogliere alcuni brani mai inseriti in un disco originale.
Mentre Fabrizio De André. I concerti 1975/98 riporta alle atmosfere live, evocate dalle fotografie scattate nei tour, con Fabrizio De André. In studio si entra invece in sala di registrazione per conoscere più da vicino gli atteggiamenti e il metodo di lavoro del cantautore durante la realizzazione dei dischi: tutto questo grazie all’esclusivo volume contenuto nel cofanetto, un libro vero e proprio di ben 196 pagine a colori (curato da Fondazione Fabrizio De André Onlus) che ripercorre e raccoglie dichiarazioni del Faber, testimonianze di collaboratori, rassegna stampa, testi di canzoni e suggestive fotografie mai mostrate prima. In copertina, uno scatto di Luca Greguoli Venini.
Il libro ricostruisce la genesi e la lavorazione degli album, dando a vita a un dialogo a più voci incentrato sull’attività di studio di De André. Un racconto per parole e immagini che accompagna l’ascolto dei dischi riproponendo riflessioni e scritti dell’eminente cantautore, oltre a testimonianze già edite, tratte da libri o interviste video, dei suoi collaboratori: Gian Piero Reverberi, Franz Di Cioccio, Nicola Piovani, Francesco De Gregori, Massimo Bubola, Mauro Pagani, Ivano Fossati e Piero Milesi. A queste si aggiungono ricordi e aneddoti, raccolti per l’occasione, di altri amici e collaboratori di Fabrizio, come Lucio Salvini (suo discografico), Cesare G. Romana (che curò le note di copertina dei primi tre album), Giuseppe Bentivoglio (coautore di Non al denaro non all’amore né al cielo e Storia di un impiegato), Franco Mussida (che collaborò alla lavorazione di diversi dischi di De André), Luca Greguoli Venini (che realizzò il servizio fotografico di Volume 8), Oscar Prudente (che con Mark Harris curò gli arrangiamenti di Fabrizio De André (L’indiano), scritto con Massimo Bubola), Vincenzo Mollica (autore di diverse tra le poche interviste televisive rilasciate dal Faber), Maurizio Camagna e Paolo Iafelice, che curarono rispettivamente i missaggi de Le nuvole e di Anime salve.
Non a caso, i capitoli del volume sono tredici, esattamente uno per ogni album in studio: Volume 1 (1967); Tutti morimmo a stento (1968); Volume 3 (1968); La buona novella (1970); Non al denaro non all’amore né al cielo (1971); Storia di un impiegato (1973); Canzoni (1974); Volume 8 (1975); Rimini (1978); Fabrizio De André (L’Indiano) (1981); Crêuza de mä (1984); Le nuvole (1990) e Anime salve (1996). Il cd I Singoli, che completa la raccolta, contiene: Nuvole Barocche; Il fannullone; Per i tuoi larghi occhi; Geordie; Il pescatore; Titti; Una storia sbagliata.
In uno stralcio estratto dalla postfazione al libro La lingua cantata. L’italiano nella canzone dagli anni Trenta a oggi (a cura di Gianni Borgna e Luca Serianni, Garamond 1994), il cantautore parla del suo modus operandi e di come sono nate le sue migliori composizioni. In tale paragrafo, riproposto nel volume all’interno del box, Fabrizio racconta:
«Le ho scritte così come mi hanno aggredito, per incontenibile affiorare di memoria. Di solito l’attualità che mi aveva colpito era passata attraverso un processo di metabolizzazione: magari bastavano due giorni, altre volte qualche mese. Una memoria che mi arrivava già distorta quindi, proprio come la volevo, altrimenti mi sarebbe servita tutt’al più per la stesura di un articolo di cronaca. Talvolta il ricordo mi arrivava da molto lontano, dai balli a palchetto nelle campagne astigiane degli anni ’50 dove un paio di labbra impasticciate di viola, la cucitura di una calza di seta che scompariva nella “terra promessa”, il balcone dipinto di verde della casa di mia nonna diventavano i particolari di una memoria diversa e più recente, dalle labbra di Bocca di rosa alla disperata attrazione per la stanza semibuia della graziosa di Via del Campo».
All Music Italia vi ripropone una versione live di un bellissimo brano della produzione deandreiana: Andrea. Buona visione, restate connessi!