18 Gennaio 2019
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18 Gennaio 2019

Festival di Sanremo 2019 – Ecco il nostro giudizio sui brani dopo l’ascolto in anteprima

Sanremo 2019
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Oggi la stampa nazionale ha avuto la possibilità di ascoltare in anteprima tutti e 24 i brani che saranno in gara al Festival di Sanremo 2019.

Per All Music Italia si è recato nella sede Rai Simone Zani e qui a seguire trovate il suo parere sulle canzoni in gara. Va tenuto presente che si tratta di un’opinione espressa a seguito di un primo ascolto e che i brani vengono fatti sentire ai giornalisti uno di seguito all’altro pertanto, le opinioni potrebbero anche cambiare leggermente (o magari anche radicalmente) con i successivi ascolti.

Partiamo subito in ordine rigorosamente alfabetico.

ACHILLE LAURO – Rolls Royce

Un brano che inizialmente ricorda il mood rock’n’roll anni ’70, lontano anni luce rispetto alle atmosfere samba trap dell’ultimo album Pour l’Amour, ma distante anche nei confronti delle produzioni del passato. L’inciso ricorda Chuck Berry e nel complesso il brano fa pensare a Jovanotti e alla sua unica partecipazione sanremese. Pezzo coraggioso che piacerà. L’effetto dell’autotune è solo accennato in un frammento del bridge.
Voto 6


ANNA TATANGELO – Le nostre anime di notte

Il brano parte con la voce di Anna su una base composta solo da grancassa e pianoforte. Il crescendo porta a un inciso dal sapore tipicamente pop, ma che stona nel complesso di un Festival con proposte più moderne. In particolare la classicità è evidente nella grancassa che introduce l’ultimo ritornello. Essendo una classica canzone d’amore il testo non fa eccezione. “Più ti guardo e più vedo la parte migliore di me.
Voto 5


ARISA – Mi sento bene

Arisa è cresciuta e questa trasformazione è evidente in un pezzo orecchiabile che è un inno alla positività. La strofa iniziale è arrangiata in maniera molto classica con l’orchestra che si sente in primo piano, così come nel finale. Il pezzo nella sua costruzione ricorda i musical e l’inciso ha un qualcosa che rimanda ai jingles pubblicitari. Il testo è leggero, ma il messaggio è chiaro e importante. “Ridere non è difficile se cogli il buono di ogni giorno”. E’, però, evidente l’assenza di Giuseppe Anastasi, autore dei grandi successi della cantautrice lucana, che questa volta non appare tra gli autori.
Voto 6,5


BOOMDABASH – Per un milione

Il reggae è Patrimonio dell’Umanità e questo brano è un omaggio almeno nel sound che risulta estremamente radiofonico. Si può notare l’intervento autorale di Federica Abbate e Cheope che hanno costruito un brano che ha tutte le carte in regola per risultare la rivelazione. In radio non farà nessuna fatica a farsi largo. Il coro che accompagna la parte finale dell’inciso ha il potere di rendere il brano ancor più orecchiabile e coinvolgente.
Voto 7,5


DANIELE SILVESTRI – Argento vivo

Daniele Silvestri porterà sul palco dell’Ariston un brano in cui il tema dell’incomunicabilità e dell’incertezza è portante. “Ho smesso di credere che ci sta ancora qualcosa là fuori”. Il sound è molto urban, forte, intenso, ipnotico e sul palco potrà dire la sua. A sorpresa nel brano interviene uno degli artisti più stimati nella scena rap, Rancore che impreziosisce un brano che hagià  notevoli potenzialità.
Voto 7,5


EINAR – Parole Nuove

E’ il pezzo meno moderno tra i 24. Un brano firmato da Tony Maiello, Kikko Palmosi e Nicola Marotta che è ben scritto, ma che probabilmente non trova in Einar l’interprete più adeguato. L’intro di piano e chitarra elettrica farebbe pensare a un crescendo che in realtà non c’è mai, nemmeno nell’inciso. Non si può dire che non sia orecchiabile, ma una possibilità come quella del Festival poteva essere sfruttata meglio dall’interprete vincitore di Sanremo Giovani.
Voto 5


ENRICO NIGIOTTI – Nonno Hollywood

Enrico Nigiotti scrive bene e questo non è più un mistero. Una ballad inizialmente minimale in cui il pianoforte è lo strumento più adatto per accompagnare la sua voce. Il ricordo del nonno che non c’è più, portando via con sé i racconti, le tradizioni e i ricordi. Un futuro che non offre certezze e per questo ci si rifugia in una malinconia che è ben descritta. “Si parla più l’inglese dei dialetti nostri.” Brano sincero e che strapperà qualche lacrima.
Voto 7,5


EX-OTAGO – Solo una canzone

Gli Ex-Otago non rischiano eccessivamente e portano sul palco un brano con sonorità che ricordano i pezzi indie degli ultimi anni. L’arrangiamento ha dei richiami alle più recenti produzioni dei Thegiornalisti e anche il testo non decolla, perdendosi nei cliché. “Quando l’amore non è giovane non è semplice”. Peccato perché è un’occasione mancata.
Voto 5,5


FEDERICA CARTA & SHADE – Senza farlo apposta

Uno dei brani in cui l’inciso si fa subito canticchiare. Un intro che ricorda il loro pezzo Irrangiungibile, ma che ha come punto di forza l’orecchiabilità e l’affiatamento dei due. Il testo non è dei più profondi, ma ci sta. Un buon mix che in radio funzionerà sicuramente e che i romantici più giovani apprezzeranno di sicuro.
Voto 6,5


FRANCESCO RENGA – Aspetto che torni

Il brano è interessante, ma nulla di più. Scritto da Bungaro e Cesare Chiodo, gode di un intervento autobiografico di Francesco sul testo. Ma il pezzo non decolla e ricorda in maniera marcata altri brani della produzione di Renga anche a causa dell’utilizzo della doppia voce. Al termine del bridge c’è l’unico momento in cui la voce di Francesco ha un guizzo. E’ un brano melodico, dolce, ma forse troppo classico. Ormai da Renga, visto che a Sanremo non deve dimostrare nulla, ci si aspetta qualcosa di differente e più coraggioso.
Voto 6


GHEMON – Rose viola

Ghemon ha scelto un brano dalla costruzione straclassica. Strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, ritornello e sinceramente le aspettative erano diverse. Sound r’n’b che ricorda gli anni ’90 e il sound delle TLC, con un secondo inciso più orchestrale, in beat interessante, ma niente più. Anche il testo non decolla, rimanendo rintanato in cliché d’amore già sentiti.
Voto 6


IRAMA – La Ragazza con il cuore di latta

La capacità compositiva di Irama non è mai stata in discussione e questo brano in cui viene trattato con delicatezza il tema della violenza domestica è la conferma della bontà del progetto del vincitore dell’ultima edizione di Amici. La prima parte dall’arrangiamento minimale ricorda alcuni episodi del primo album, mentre la poesia del testo testimonia che Irama sa scrivere e piuttosto bene. “Chi ha sofferto non dimentica, può solo condividere.
Voto 7,5


LOREDANA BERTE´- Cosa ti aspetti da me

Loredana Berté negli anni ha dimostrato di avere un difficile rapporto con il Festival di Sanremo. Questo brano è di gran lunga il migliore tra quelli che l’artista di Bagnara Calabra ha portato sul palco dell’Ariston. Un pezzo rock con le chitarre elettriche che dialogano alla perfezione con la sua voce graffiata. Le strofe meritano un voto altissimo, un po’ meno l’inciso. “Se va bene, va bene così”. Questo verso ci ricorda anche Vasco e non a caso uno degli autori del pezzo è Gaetano Curreri
Voto 7


MAHMOOD – Soldi

Il Teatro Ariston si trasformerà in un club? Riuscirà Mahmood in questo intento? Un pezzo ipnotico con un pianoforte che nell’inciso fornisce un tappeto quasi danzante, forte. E’ evidente il tocco di Dardust. Il testo è un po’ meno a fuoco rispetto a quanto ci si poteva aspettare, ma merita attenzione e curiosità anche per qualche frase in arabo inserite all’interno. Il brano è firmato nella musica dallo stesso Mahmood, Dardust (Dario Faini) e Charlie Charles al suo debutto a Sanremo.
Voto 6,5


MOTTA – Dov’è l’Italia

Motta porta la sua musica sul palco dell’Ariston in un brano in cui le immagini sono a tratti chiare, nitide e arricchite da una capacità di rendere al meglio qualunque concetto con poesia. L’inciso è forte e non farà fatica a farsi canticchiare, portando un messaggio sull’attuale tema dell’immigrazione. Nel finale l’orchestra dialoga con la voce di Motta, che si pone al centro di un brano che farà parlare di sé e che porta alla luce ancor di più al grande pubblico il talento di artista che si dimostra sempre più completo e a fuoco.
Voto 7,5


NEGRITA – I Ragazzi stanno bene

Il testo è nostalgico al punto giusto e racconta alcune sensazioni di chi ha superato i 40, ma sente dentro sé una forza dirompente. Musicalmente il pezzo apre con la chitarra (suonata con lo slide) e un fischio malinconico e incisivo. L’inciso ricorda le migliori produzioni dei Negrita e rimanda alle sonorità della seconda metà degli anni ’90, con qualche riferimento british. Il suono non si discosta dall’ l’ultimo album della band Desert Yacht Club.Che cos’è la libertà? E’ non avere paura”.
Voto 6,5


NEK – Mi farò trovare pronto

Nek ci ha preso gusto e anche a questo Festival porta un brano elettronico e a tratti dance. I rimandi a Fatti Avanti Amore sono notevoli, ma il pezzo è ben costruito e sicuramente funzionerà nella gara e anche in radio. Il bridge è suonato solo dagli archi e anche in questo caso la produzione di Luca Chiaravalli è più che chiara. “Sono pronto” viene ripetuto più e più volte, quasi come un mantra. Non eccessivamente innovativo, ma nel complesso funziona.
Voto 7


NINO D’ANGELO e LIVIO CORI – Un’Altra luce

Sentire la voce di Nino D’Angelo con l’autotune è a dir poco bizzarro, ma il brano è moderno ed estremente originale. Le voci di Livio Cori e Nino D’Angelo si sposano alla perfezione, in un pezzo dove il testo rimane un po’ “nascosto” a causa dell’utilizzo per quasi tutto il brano della lingua napoletana. Una dichiarazione d’amore che non risente dello scorrere del tempo e interpretata anche con versi trap.
Voto 7


PAOLA TURCI – L’Ultimo ostacolo

Una ballata struggente in cui la voce graffiata di Paola Turci trova il luogo più consono. La voce appare ancor più potente rispetto al passato e a servizio di un brano differente rispetto a quello presentato al Festival di 2 anni fa. Una dichiarazione d’amore consapevole delle difficoltà che si possono incontrare nel cammino quotidiano. Nel bridge la ritmica si fa più pressante e quasi ansiogena, ma sempre adeguata. “E’ bellissimo pensare di cadere insieme”.
Voto 7


PATTY PRAVO con BRIGA – Un po’ come la vita

Il pezzo apre su un tappeto di pianoforte in cui appare la voce di Patty Pravo. Poi è un continuo susseguirsi e rincorrersi di frammenti interpretati dai due artisti. Chi ha ascoltato l’ultimo lavoro di Briga non rimarrà sorpreso dalla sua voce e dalla predisposizione a un certo tipo di cantautorato, che invece pare meno a fuoco nella sezione in cui interpreta un bridge rap. “L’orizzonte è l’unica cosa che non vedo.
Voto 6,5


SIMONE CRISTICCHI – Abbi cura di me

Simone Cristicchi torna con un brano forte, intimo, ma allo stesso tempo intenso. La prima strofa è quasi recitata e l’arrangiamento è minimale per tutto il brano. Una poesia in musica supprtata da un arrangiamento semplice, in cui pianoforte e archi non distraggono l’ascoltatore dalla profondità di un testo d’amore scritto in maniera magistrale. Nella seconda strofa si fa spazio la ritmica, quasi come stesse dettando il passo. “Tu non cercare la felicità semmai proteggila.”
Voto 8


ULTIMO – I tuoi particolari

Una storia d’amore passata, finita a causa degli impegni e della frenesia del presente. Una dichiarazione d’amore moderna che si apre su una base di pianoforte, che fa subito pensare allo stile che Ultimo ha creato e che ora risulta riconoscibile. Il testo è semplice, ma descrive con maestria la quotidianità di un amore che non c’è più. “Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore.”
Voto 7,5


IL VOLO – Musica che resta

Le aspettative sono altissime e non è facile per Il Volo staccarsi da un cliché classico. Con Musica Che Resta l’obiettivo è stato comunque raggiunto. Un brano trionfale, epico con strofe e inciso classici che ricordano altri pezzi, ma che si contraddistingue per un arrangiamento in cui gli strumenti e l’orchestra dialogano con la voce dei tre. L’ultimo inciso e il finale strapperanno applausi, ma non chissà se sarà abbastanza per vincere per la seconda volta il Festival.
Voto 7,5


ZEN CIRCUS – L’Amore è una dittatura

Il brano più atipico del Festival. Una struttura / non struttura tipica di alcune produzioni passate della band, che arriverà sul palco dell’Ariston senza snaturarsi. Il ticchettio di un orologio è il filo conduttore di tutto il pezzo, ma nella prima e nell’ultima parte riesce a ritagliarsi una parte importante. Un continuo incalzare che, musicalmente, ben si sposa con un testo intenso e pregno di siginificati che ricorda il cantautorato degli anni ’70.
Voto 6,5

 

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