Giovanni Caccamo ha curato il volume Manifesto for change, edito da Treccani, con la prefazione di Papa Francesco.
“Siate persone che cambiano il modo di cambiare!”
Manifesto for change è disponibile in tutti gli store digitali ed è nato dal concorso di idee Youth and Future. E’ la riedizione internazionale del Manifesto del cambiamento che raccoglie le visioni di futuro di settantacinque giovani provenienti da ogni parte del mondo, selezionati fra i migliaia che hanno partecipato al progetto.
Giovanni Caccamo alle Nazioni Unite
La presentazione si è tenuta, presso la General Assembly delle Nazioni Unite, in occasione del forum internazionale dei giovani Change the World Model UN (CWMUN), in collaborazione con Diplomatici ONG, alla presenza di 4.000 giovani da oltre 140 paesi.
Durante l’incontro le parole emozionanti della Senatrice Liliana Segre.
“In questo momento di difficoltà, voi nuove generazioni, avete un’opportunità unica e un’importante responsabilità: quella di rispondere a tutto questo odio con un linguaggio diverso, con una forza positiva che possa cambiare le cose. Le parole che scegliamo di pronunciare, le azioni che decidiamo di intraprendere, possono trasformare la realtà”.
Giovanni Caccamo ha tenuto anche una serie di incontri con gli studenti in alcuni tra i più prestigiosi Atenei del mondo che hanno aderito all’iniziativa: Yale University, Harvard University, Berklee College of Music, Wellesley College negli Stati Uniti; UNAM in Messico, UANIL e Universidade de São Paulo in Brasile, Tokyo University of Foreign Studies e istituzioni come i Musei Vaticani e il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
Manifesto for Change – domande e idee
Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?
Qual è la tua parola di cambiamento?
Queste le due domande poste da Giovanni Caccamo a cui hanno risposto per iscritto migliaia ragazzi in tutto il mondo.
Ognuno di loro ha scelto una parola di cambiamento ed elaborato un breve trattato che riassuma l’aspetto della società che cambierebbe e le idee concrete per poterlo fare.
Tra i testi più rilevanti:
- Valeriia, studentessa ucraina che ha scelto la parola “guerra” raccontandone gli orrori e le difficoltà, dalle più grandi alle più piccole e quotidiane. Scrive: “Ho paura della guerra. Ma quello di cui mi sono accorta e che temo di più è che la guerra stia diventando un’abitudine”
- Hasan Hirji studente palestinese che ha intolato il suo scritto “Movimento” per descrivere la vitalità della sua terra fatta di colline, solchi, valli che nessuna guerra può annientare: “Se una biglia venisse lasciata cadere da un passero in volo in Cisgiordania, la biglia potrebbe rotolare, ruzzolare e saltare fino al Mar di Gaza, se lasciata passare liberamente”
- La studentessa Raneem Elwasimi invece firma il brano “Bambini”, una riflessione sul diritto all’istruzione, ancora negato in tante parti del mondo.
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