Ragazzi ma che cazzo sta succedendo in questo periodo nella musica italiana?
Non sono mai stato tanto terrorizzato. Ho i brividi, Cristo Santo.
È mattina e come al solito scendo al bar a fare colazione. Davanti all’immancabile primo caffè della giornata apro il giornale. Sfoglio i soliti scempi politici, la corruzione, la mancanza di sensibilità verso i migranti e, mesto mesto, arrivo alla pagina cultura e spettacoli dove apprendo che al primo posto in classifica svetta Francesco De Gregori. Va bene, niente di strano. Poi leggo meglio e scopro che non si tratta di un disco di sue composizioni originali ma di un album dove traduce e interpreta 11 canzoni di Bob Dylan. Mi va di traverso il caffè ma pazienza, si vede che non è giornata.
Esco dal bar, una camminata nell’aria pungente del mattino canticchiando Tamburine Man non potrà che farmi bene, e subito mi chiama un amico giornalista con una notizia che sembra una barzelletta: la Pausini ha invitato a sue spese una cricca di importanti amici giornalisti in un cinque stelle a Miami per presenziare al lancio del suo nuovo inutile disco. E questi, i giornalisti intendo, hanno intasato facebook con i loro selfie in piscina. E vabbé, dai, si sa come vanno queste cose. Non fa niente, la critica seria in Italia non c’è mai stata.
Torno a casa, apro il pc e via mail mi arriva l’invito al tour rivelazione di tali Benji & Fede. Tra l’altro si aggiunge che sarà il tour dell’anno. Peccato che l’unico Benji che conosca sia il manga giapponese che segnava gol a raffica con tiri a rete che duravano tre puntate. Non c’è problema, è roba per ragazzi giovani, ci stanno i superlativi per lanciare le nuove proposte. Tutto a posto.
Scendo di nuovo, un giro in libreria è quello che ci vuole per rimettere in sesto una mattinata partita male. Butto un’occhiata alle ultime uscite dedicate ai titoli musicali. Fra i libri più esposti vedo Un’avventura straordinaria – La nostra storia dei tre tenorini e la Profezia di Clementino, sofferta storia del rapper napoletano che rappa come Cattivik. Ancora tento di restare positivo, ma ora è dannatamente dura.
L’ultima telefonata della mattinata mi da il colpo di grazia:
“Ehi Fede, vuoi recensire il nuovo disco di Pope Francis?”.
“Chi?”.
“Pope Francis”.
“Ma è un nuovo rapper, tipo Sage Francis?”.
“No, non hai capito: è l’album del Papa, con arrangiamenti del tastierista delle Orme”.
A quel punto la mia flebile positività si dissolve, ed eccomi ad armeggiare col telefonino alla ricerca disperata di un pusher, ma quei bastardi la mattina dormono, è risaputo.
Tutto questo accade mentre il resto della civiltà è invaso da notizie bomba che elettrizzano il mondo del rock. È in arrivo un nuovo disco d’inediti di David Bowie, ci ha lasciati il mitico batterista dei Motorhead, Philty Animal, Neil Young ha compito 70 anni e continua a realizzare dischi incredibili e, tenetevi forte, pare che i Guns N’Roses si stiano per rimettere insieme. Parlo di Axl, Slash, Duff, Izzy e Steven!
E invece da noi tiene banco tutt’altro. C’è la profezia di Clementino, che malevolmente ispira De Gregori a riscrivere Dylan – come se Bob ne avesse bisogno – la Pausini a continuare ad incidere dischi, Holly e Benji a realizzare il tour più elettrizzante dell’anno e così via, rotolando verso il basso fino alla più amara delle conclusioni: Papa Francesco che fa prog.
E allora, dai, urliamo tutti insieme il nostro sacro mantra: habemus merda.
E tutti a casa.