Una notizia che fa male e che lascia un segno indelebile. Questo articolo non vuole limitarsi ad essere un freddo coccodrillo, perché chi scrive era legato in maniera forte a Mango.
Il cantante si è spento questa notte all’età di 60 anni. Un infarto lo ha portato via, dopo una data del suo ultimo tour Elettroacustico tenuta al Pala Ercole di Policoro, in provincia di Matera, nella sua Basilicata.
Come riportano diverse testate, l’artista ha avvertito un malore, durante l’esecuzione di Oro, uno dei suoi pezzi iconici. Avvisati i fan al microfono, è stato portato nel backstage e poi in ospedale ma non c’è stato nulla da fare.
La vita, si sa, ha un suo ciclo. Prima o poi tutti lasciano questa terra per dirigersi chissà dove. A volte però certe perdite fanno male più di altre, anche se magari non c’è nessun legame diretto con chi è dovuto soccombere.
Capita in musica, dove una canzone, un testo, una melodia, diventano colonna sonora delle nostre emozioni, dei nostri episodi di vita. Mango è stata una delle Voci della mia vita (la mia voce maschile italiana preferita), non a caso ho spesso definito Nella mia città, la canzone della mia infanzia.
La ascoltai all’interno di Sirtaki, album del 1990, trovato fra i tanti cd originali acquistati da mio padre. Quel brano divenne colonna sonora di un’estate, ascoltato a ripetizione attraverso quel compact disc portato dietro come fosse una reliquia.
Mango incontra di nuovo la mia vita poco dopo, se non contemporaneamente. Una mia zia mi raccontò che la sua voce aveva allietato la degenza di un ragazzo in coma. Sua madre, non rassegnandosi, continuò a parlargli ogni giorno e a fargli ascoltare la musica che tanto gli piaceva. Risvegliatosi, il ragazzo raccontò che Mango aveva accompagnato il suo viaggio e lo aveva reso felice.
Arrivò poi, per caso, un suo concerto. Non ricordo precisamente la città in cui si tenne, probabilmente San Bartolomeo in Galdo nel beneventano, ma potrebbe essere un’informazione errata, frutto di ricordi offuscati. In quell’occasione riscontrai che dietro l’artista c’era un uomo dal carattere forte, a tratti scontroso, ma anche molto ironico.
Un altro brano di Mango torna ad essere colonna sonora di una mia estate. Era il 2002 e in ogni dove risuona la sua Rondine. Nel 2010 un altro tassello della sua discografia si pianta nella mia esistenza: Bella d’estate, che decido di portare ad un provino per X Factor. Senza dimenticare Il condor, perla poco conosciuta contenuta all’interno di Come l’acqua del 1992, fattami ascoltare per caso nel corso di una fugace frequentazione amorosa, ma rimasta nel mio cuore.
Mango non ha mai smesso di far parte dei miei ascolti. A scorrere i brani attualmente contenuti nel mio iPod si ritrovano La terra degli aquiloni e Dove ti perdo, meravigliose gemme tratte da La terra degli aquiloni del 2011. Non posso non citare poi tre meravigliose canzoni da lui scritte ma cantate da altri: Fare l’amore di Mietta, Di luna morirei di Helena Hellwig e Non è il cuore di Dennis Fantina.
Una Voce barocca la sua, quasi d’altri tempi. Senza dubbio originalissima e unica al mondo. Colma di ghirigori, melodrammatica, accompagnata a testi mai scontati, ricercatissimi e impreziositi di metafore e termini arditi. Questo mix coraggioso lo rendeva decisamente alternativo e fuori dagli schemi. Un artista che ha avuto tanto nella sua vita ma che meritava molto molto di più.
Ciao Giuseppe.