La Nina è considerata l’artista che più di ogni altra in questo momento riesce a connettere la vera anima di Napoli con il resto d’Italia e non solo.
L’ulteriore e, forse, definitiva prova di ciò è il suo nuovo album VANITAS, fuori il 24 marzo, che è stato anticipato dai singoli NUNN ‘O VOGLIO SAPE’, BLU e HARAKIRI.
In questo nuovo progetto discografico ci sono otto nuovi brani che rappresentano otto simboli, otto visioni sonore che costituiscono l’ossatura del messaggio che La Nina vuole lanciare.
Vanitas, nella pittura, è una natura morta in cui sono presenti vari simboli che rappresentano l’effimera condizione dell’esistenza in cui ci sono, inevitabili, vita e morte.
Nel caso specifico, questo progetto si rifà a questo messaggio con le dovute differenze e ne permea tutta la lavorazione testuale e musicale.
la nina unisce intelligenza artificiale e fotografia
La Nina riparte dalle embrionali esplorazioni sonore del precedente EP EDEN e le eleva alla loro forma espressiva massima, per riuscire a mixare perfettamente strumenti e suoni del passato con sperimentazioni elettroniche attuali.
Ci sono alcuni strumenti molto ricercati come un tamburo a cornice senza sonagli, una chitarra romantica del 600, un marxophone che non è altro che una versione modificata di una cetra da tavolo.
Tutti strumenti che, uniti all’elettronica, formano al 100% la visione della poetica musicale de La Nina, amplificata ancor di più dalla copertina dell’album.
Uno dei primi esempi, in Italia, di utilizzo dell’intelligenza artificiale mescolato alla fotografia nel campo della musica è proprio Vanitas, in cui il corpo de La Nina è inserito in un contesto molto simile a quello descritto prima della vanitas pittorica.
Fra creature mitologiche e intelligenza artificiale, citazioni di Mozart e riferimenti alla pittura barocca napoletana di Salvator Rosa, nelle tracce di VANITAS ricorrono sentimenti di disillusione, rabbia e malinconia che invitano, attraverso il suono, a riflettere sulla condizione universale degli esseri umani.