Questa sera, 2 luglio 2023, Laura Pausini si esibirà per la terza ed ultima volta in piazza San Marco a Venezia per l’anteprima del suo tour mondiale. Nel giorno del debutto, il 30 giugno, la cantante ha incontrato la stampa per raccontare qualcosa in più su questo concerto, sul suo ritorno e sugli obbiettivi per il futuro.
“Prima di tutto in questi trent’anni ho capito che la gente apprezza tanto quando mi presento e lo faccio non dimenticando il posto in cui sono.
Ho scelto le piazze per tornare a cantare visto che il mio primo tour, nel 1993, lo feci proprio nelle piazze. Quando ho deciso di tornarci mi sono accorta che a Venezia non avevo mai cantato. Era l’unica grande città italiana in cui non lo avevo fatto in trent’anni.
Volevo tantissimo rispettare la città in cui sto cantando, e la piazza. La prima cosa che ho fatto è stata chiamare delle eccellenze italiane che mi aiutassero a mettere in scena un concerto che, alla fine è pop, ma che avesse una crescita dentro le due ore senza essere noiosi.
Non lo abbiamo fatto con le canzoni in ordine cronologico perché non mi convinceva l’audio in quel modo.
Questo live, di cui vi abbiamo parlato in modo approfondito qui, è diviso in tre atti: passato, presente e futuro. Laura Pausini lo racconta così:
“Sono tre atti. Il primo più legato alle ballad, con un arrangiamento più classico, che rispettano le versioni originali o quelle dei Greatest hits, per esempio La solitudine ha degli accenni della versione che feci con Ennio Morricone. Questo blocco è visivamente interpretato con il colore rosso, come la passione.
Il secondo blocco, quello del presente, ha degli arrangiamenti più contemporanei ed è caratterizzato dal colore blu. Alla fine si va in un colore, il verde, che rappresenta il futuro. Siamo partiti dagli arrangiamenti cercando delle canzoni che si prestassero a questa chiave a livello sonoro.
Non voglio mai essere quella che non sono ma, allo stesso tempo se sono arrivata trent’anni dopo ancora davanti a voi a parlare è perché qualcuno mi ha seguita nella contemporaneità. Ed io devo questo, o almeno ci devo provare.
La cosa per me difficile è adattarmi e attualizzarmi senza perdere quello che sono io. Io mi sento scomoda se faccio il verso a chi non sono. E tra l’altro mi sento anche poco rispettosa nei confronti della mia voce, della mia storia, e di chi mi ha dato questa storia.
Quindi il concerto nella parte legata al futuro è pop-dance, elettronico. È stato interessante e molto lungo, abbiamo iniziato a gennaio.
Nella scaletta ci sono anche delle riflessioni legate a canzoni del mio repertorio che ho scelto. Di nuove faccio solo Un buon inizio e Il primo passo sulla luna, le ultime due che ho lanciato…”
Il futuro porta ad un nuovo disco a cui sta lavorando dal 2019, mai prima d’ora Laura aveva impiegato più di sei mesi per chiudere un album e specifica. “Ora ho tantissime canzoni, con Pico Cibelli (nuovo Presidente e Ceo di Warner Music Italy .Ndr) dobbiamo andare a togliere…“.
La Pausini spiega la nascita del logo con la clessidra:
“A Fabio Novembre ho raccontato come stavo dentro di me e lui ha fatto varie proposte. Veniva in mente continuamente il concetto del tempo. Io continuavo a dirgli che volevo una clessidra per il logo, lui invece voleva me, voleva fare un simbolo di Laura, addirittura mi ha proposto un santino ed io gli ho detto che mi sembrava esagerato.
Un giorno andando nella sede del Milan ho visto questo corridore incastonato in una colonna, un’opera di Fabio Novembre e quindi gli ho detto ‘visto che vuoi fare una cosa che rappresenti me, mettimi in una clessidra perché io sono esattamente lì adesso, io penso continuamente al tempo.”
Il futuro artistico per la cantante è un’incognita a cui sta cercando di dare forma:
“Non so cosa devo fare con il passato, cioè da una parte voglio tenere il passato, voglio trasformarlo, ma vivo in questo presente e che ha volte mi sballa, non sono sempre sicura di me, ma so che voglio andare a vedere avanti.
Io ho sempre detto che io voglio vedere a chi mi segue che non mi siedo con i miei premi a casa, ma più ne vinco più penso che devo fare di più, ma a volte e pesante reinventarsi, capire cosa scrivere, come essere credibili prima che per la gente con me, perché se io non so difendere una canzone sto un po’ prendendo in giro la gente, quindi non esco.”
Nella prima parte della scaletta del tour Laura Pausini canta Io sì dedicandola alla battaglia, da sempre sostenuta, contro la violenza sulle donne. E proprio su questo argomento spiega una volta per tutte cosa pensa dello schierarsi pubblicamente su un argomento da parte di un artista…
“La dedicherò sia a Michelle che a Giulia anche se in realtà sono tanti i nomi che potrei menzionare, penso che bisogna parlarne ed Io sì non è nata per questo motivo, ma è dedicata alle persone che sentono di non essere viste, di rimanere nel buio, e penso che sia molto adatta per spronare le donne, per dare la spinta a denunciare, a non arrendersi. In quel momento ci saranno più di venti donne sul palco con me.
È un omaggio che mi emoziona. Per me è in dovere parlare di queste cose se lo senti. Ci sono tanti argomenti che un cantante può voler o dovere parlare. Io ci sono delle cose che ho deciso di non voler affrontare pubblicamente, non sono in grado di gestire una conversazione completa sulla politica per esempio, ma da sempre, fin da quando è uscito il mio primo disco.
A me hanno sempre interessato i diritti umani, mi sento molto sicura di affrontare questi discorsi perché quello che ho il coraggio di dirlo a casa a mia figlia io devo avere il coraggio di dirlo sul palco, su questo non ho paura di ricevere dei giudizi contrari“.
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