18 Ottobre 2024
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18 Ottobre 2024

Le classifiche di vendita alterate dagli streaming? Night Skinny ne è l’ultimo esempio…

Per chi lancia un singolo è sempre più difficile emergere, ma in Inghilterra le regole sono diverse…

classifiche di vendita
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Le classifiche di vendita, in Italia realizzate da FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) con GfK, quelle che, settimanalmente, ci permettono di vedere chi sale e chi scende in termini di vendite (ormai sempre più streaming) di album fisici e digitali ma anche, e soprattutto, di singoli.

Per essere più precisi, però, nel caso dei singoli non possiamo parlare di vera e propria vendita perché il sistema di calcolo adottato dalla Federazione Industria Musicale Italiana tiene conto quasi esclusivamente delle riproduzioni dei brani in streaming sulle varie piattaforme, Spotify in primis.

CLASSIFICHE DI VENDITA: la nota metodologica FIMI

Sul sito ufficiale della Federazione, nella sezione Top Of The Music troviamo la nota metodologica che sancisce in via ufficiale quante riproduzioni in streaming servono per rendere calcolabile una singola vendita, come se fosse un download iTunes per farla più semplice.

Questa la definizione:

La metodologia utilizzata per l’inserimento degli streaming nelle classifiche Singoli prevede quanto segue: 1 download digitale = 180 ascolti in streaming premium e 1.260 ascolti ad-supported (ovvero gli ascolti utilizzando le versioni gratuite della piattaforme streaming).

Ora, il punto focale del discorso è che la classifica di vendita dei singoli si basa, al giorno d’oggi, quasi esclusivamente sulla riproduzione in streaming e, in Italia, la piattaforma più utilizzata è Spotify.

A cascata, poi, Spotify è utilizzata maggiormente da una fascia d’età prevalentemente giovane che tende a premiare settimanalmente le canzoni contenute all’interno dell’album-evento del venerdì.

Questo fa sì che quelle canzoni vengano riprodotte senza soluzione di continuità e che, di conseguenza, raggiungano numeri altissimi nei primi giorni.

Fin qui non ci sarebbe nulla di male, certo, se non fosse che lo streaming non premia l’equità bensì la quantità. Per intenderci, se nell’album-evento della settimana ci sono 20 canzoni, non importa che tra quelle 20 ci siano degli intro, degli outro o degli interlude perché tutto viene calcolato, tutto trova spazio e tutto ha margine per entrare nella classifica FIMI.

Questo comporta due cose:

La prima è che la classifica perde automaticamente il proprio valore perché non vengono conteggiati solo i singoli bensì tutto ciò che abbia una durata superiore a 30 secondi.

La seconda è che si toglie spazio, nella prima settimana di uscita, a potenziali brani di artisti affermati o emergenti che pubblicano solo una canzone ma che si vedono scavalcati solo perché dall’altro lato si combatte con un intero album-evento da 15/20 brani, magari anche ricco di collaborazioni.

Esempi recenti di classifiche di vendita

Di esempi pratici ne abbiamo ogni singola settimana da qualche anno a questa parte. Per citare i più recenti basti pensare a Milano Angels di Shiva, le cui canzoni hanno occupato la Top20 con qualsiasi cosa, anche le virgole, il primo venerdì. Si può citare Anna con Vera Baddie, Lazza con Locura, Capo Plaza con Ferite e così via fino ad arrivare a questo venerdì con Night Skinny e il suo Containers.

Skinny ha pubblicato un album che ha raggiunto la prima posizione della classifica dedicata, appunto quella degli album, com’era ed è giusto che sia ma ha piazzato 10 brani nella Top 20 dei singolo. Dieci.

Il singolo estratto, però, dato che parliamo della classifica ‘Singoli’ è solo uno (“Good Girl“, arrivato 18°) mentre tutti gli altri sono brani di un album che hanno vita grazie a Spotify.

Quando, prima, dicevamo che questo metodo toglie spazio ad altri ci sono due esempi che possiamo fare con grandi nomi ma, attenzione, il concetto può e DEVE essere esteso a tutti i potenziali emergenti in odore di ingresso in Top100.

La settimana d’uscita di Locura di Lazza, Tananai ha pubblicato il suo singolo Ragni che, a distanza di sette giorni, ha esordito alla #32. Prima di lui, però, c’erano quasi tutti i brani del rapper e questo ha, potenzialmente, impedito a Tananai di poter fare il suo esordio in Top20.

Stessa cosa questa settimana con Ghali e Night Skinny. Ghali ha fatto il suo ingresso in classifica alla #19 con “Niente Panico” ma, se fosse stato calcolato solo in singolo di Night Skinny avrebbe esordito in tutt’altro modo e questo avrebbe permesso anche nella comunicazione pubblica di giocare una carta diversa.

Il caso degli artisti emergenti penalizzati

Ora, traslate questo discorso agli emergenti che ambiscono a raggiungere anche soltanto la posizione 98, 99 o 100 con il proprio singolo d’esordio per potere quindi sfruttare la notizia per auto promuoversi. Con questa metodologia gli viene impedito, vengono loro tagliate le gambe senza pietà.

Un singolo contro un intero album di non-singoli che però fanno il loro ingresso, tutti, in Top100 castrando di fatto tra le 15 e le 20 posizioni per altrettanti, altri, singoli.

Un singolo che potrebbe cambiare la vita e il destino di tanti giovani emergenti contro un album che di singoli ne ha uno, al massimo due o tre, ma che viene dopato solo per hype e che non viene arginato in nessun modo.

Classifiche di vendita: Come l’Inghilterra ha affrontato il problema

In Inghilterra questo problema, evidente e oggettivo, è stato arginato in un modo molto semplice: in classifica possono esserci solo i tre brani più riprodotti in streaming di un intero album, di cui uno necessariamente corrispondente al singolo ufficiale di lancio.

Perché in Inghilterra lo hanno fatto e in Italia, invece, dobbiamo vedere post entusiastici con la TOP20 dominata da un solo nome, senza alcun motivo?

Altra soluzione ipotetica (che non verrà mai presa in considerazione perché figuriamoci) è dividere la classifica dei singoli in due. Una con riferimento alla riproduzione totale degli streaming e una che prende in considerazione solo i singoli lanciati concretamente sul mercato tramite cartolina digitale e pitch per le piattaforme.

La vera domanda è solo una: perché in anni, non settimane o giorni, bensì anni nessuno ha mai detto una parola in merito a questa problematica di cui, tra l’altro, negli altri paesi si è parlato già molto tempo fa e su cui è stata pure trovata una soluzione?

Non si può, non si vuole o è semplicemente sfuggito?