“Forse si trattava di dimenticare tutto come in un dopoguerra / e di mettersi a ballare fuori dai bar come ho visto in certi posti della Ex-Jugoslavia”
A passi da gigante, E ed F.
Enna, Fermo, Ferrara, Firenze, Foggia, Forlì – Cesena, Frosinone.
Le Luci della Centrale Elettrica, gruppo dell’iper criticato e apprezzatissimo Vasco Brondi, da Ferrara con mestizia (originario di Verona, ma abbiamo la volontà di considerare come casa il posto che si vive e ci vive).
Apprezzato sin dall’inizio, il progetto parte con un demo (2007) e per poi passare direttamente alla marcia più alta: solo un anno dopo esce Canzoni da Spiaggia Deturpata (2008), inciso con La Tempesta. Da qui iniziano collaborazioni con un numero spaventosamente alto di artisti, una fiera della prestigiosa indipendenza italiana da tutti i punti di vista, che collaborano suonando, illustrando, producendo, recitando o prestando il proprio talento sul palco.
Due anni ancora e con la stessa etichetta produce Per Ora Noi la Chiameremo Felicità (2010), sempre con il suo stile malinconico e inquieto; esplora un immaginario poco raccontato, qualcosa che impregna l’Italia ma rimane nascosto nelle pieghe di una quotidianità troppo accettata. Un gigante ripugnante e molesto che si staglia nel cielo, al quale siamo però talmente abituati che non ci disgusta nemmeno più (se nessuno ce lo fa notare). Tutto rimane farcito da collaborazioni eccezionali mentre Brondi prova a portare in tutta Italia, con quel suo stile mezzo cantato mezzo narrato, un po’ del buio che copre (quasi) tutto quando il sole cala sulla pianura padana.
Con un EP di mezzo si arriva al più recente album, Costellazioni (2014), che rimescola i toni: se i testi sono ancora scontenti, l’ambiente sembra rivivere di un’energia che in molti davano per persa. La tristezza legata alla rassegnazione si sta trasformando in voglia di rivalsa, rendendo il progetto molto meno statico del previsto.
E chi lo sa, forse Le Luci della Centrale Elettrica rappresentano davvero il cantautorato degli anni zero, forse stanno davvero portando la voce di una generazione ormai incapace di parlare per sé stessa (il disagio, di cui tutti vanno parlando). Sicuramente ciò che raccontano potrebbe svegliarci, chissà quando, consapevoli che l’autocoscienza può e deve essere generativa; sicuramente le parole di Vasco Brondi stimolano l’immaginario dell’ascoltatore in maniera potente, obbligandolo ad infilarsi nei panni, spesso scomodi, di qualcuno che forse non avrebbe mai sognato di poter essere.
Album consigliato: Per Ora Noi La Chiameremo Felicità (album del successo definitivo, raccoglie tutta la malinconia di cui sembra impossibile fare a meno)
Pezzo consigliato: I Destini Generali (l’inquietudine cantata nel modo più allegro possibile, la prova dell’evoluzione di Vasco Brondi, da guardare consci del rischio di innamorarsi di Alice Guazzotti)
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