E’ uscito il nuovo progetto di Ligabue 7, che raccoglie 7 brani inediti ritrovati nel cassetto dei ricordi durante il lockdown.
Il rocker di Correggio ha pubblicato il 4 dicembre anche la raccolta 77, che ripercorre la trentennale carriera attraverso i singoli usciti in questo lungo periodo (ne abbiamo parlato Qui).
7 canzoni che hanno un seme nel passato, ma uno sguardo ben preciso orientato verso il futuro. Di 7, infatti, fanno parte canzoni la cui cellula germinale è in un titolo (Oggi ho perso le chiavi di casa), in un ritornello (Mi ci pulisco il cuore), in una linea di basso (Si dice che), in una voce candida (Volente o nolente) o in suggestioni di vario tipo (La ragazza dei miei sogni, Essere umano, Un minuto fa).
Tutte insieme danno vita a un album dai colori accesi, caratterizzato da grandi arpeggi di chitarra, lo strumento principe di 7. Ci suonano ben quattro chitarristi, più Fabrizio Barbacci che oltre a produrre il tutto (insieme allo stesso Liga), in un paio di brani interviene con l’acustica.
Musicalmente ci sono riferimenti a varie fasi della sua straordinaria carriera. particolare riguardo al periodo di mezzo, quello più amato dai fan (da Buon compleanno Elvis, 1995, a Nome e cognome, 2005).
7 è un disco che racchiude spicchi di vita, incantesimi, atmosfere oniriche. Spazia da struggenti ballate a pezzi molto tirati, da potenti giri armonici a code orchestrali.
Luciano come sempre esprime pensieri niente affatto banali, usando tutti i registri di chi conosce a perfezione l’uso delle parole, a volte scavando nei sentimenti più profondi, altre rifugiandosi nell’ironia.
LIGABUE 7 – TRACK BY TRACK
LA RAGAZZA DEI TUOI SOGNI
L’inizio non poteva essere più d’impatto, con una ballad che t’avvolge come una spirale fino a togliere il fiato. Il testo è un’ode alla donna ideale ed idealizzata, una donna indipendente che sa ridere di gusto e fa sempre giochi nuovi per sorprenderti. Insomma, la donna che chiunque vorrebbe avere al suo fianco. Anche se, con un pizzico di ironia, in conclusione si afferma che “finché resta nei tuoi sogni / puoi cercare ancora in giro”.
MI CI PULISCO IL CUORE
Canzone ancipite, viaggia su un doppio livello. Il ritornello è brusco, quasi brutale: “finché tiene il cuore / ci vediamo in giro / con le tue paure / con le mie / con le tue paure / l’han chiamato vivere”.
E si contrappone a strofe molto delicate, a volte quasi spirituali: «Pulirsi il cuore ogni tanto, con una luna ruffiana o il sole d’aprile, è un gesto importante», dice Luciano. «Del brano originale ho tenuto soltanto il ritornello e quel titolo sfacciato. Tutto il resto è stato scritto ex novo. È uno dei brani che amo di più in assoluto: mi piace la realizzazione, mi piace come suona, mi piace il fatto che ci siano ben tre assoli di chitarra».
SI DICE CHE
Un colpo all’anima, per i fan di ieri e di oggi. il basso è quello di Luciano Ghezzi, storico componente dei ClanDestino, che ci ha lasciato a inizio ottobre a soli 56 anni. «La traccia originale era in un provinaccio, di quelli che si fanno per puro divertimento. Abbiamo fatto l’impossibile per recuperare quella traccia di basso e l’abbiamo usata come un architrave a cui poterci appendere per fare il resto della produzione». La canzone è stata riscritta completamente, testo e musica. È un brano molto ironico. Il titolo è una sintesi pressoché perfetta del mondo attuale, dominato dai social, dove tutto è basato appunto sul “si dice”.
UN MINUTO FA
Interessante la genesi di questa canzone. Altro pezzo di cui del provino originale resta soltanto un cenno. La prima versione fu scritta per Buon compleanno Elvis. Ma alla fine decisero di non usarla. Tempo dopo il Liga la rielaborò, componendo una nuova musica e facendola diventare Key è stata qui (finita in Miss Mondo). Quando ha ritrovato la demo durante il lockdown, partendo da quella suggestione Luciano ha scritto una canzone che racconta di una relazione che ormai è agli sgoccioli. Musicalmente l’atmosfera richiama il periodo di Buon compleanno Elvis. Infatti è stata incisa col supporto de La Banda.
ESSERE UMANO
È il pezzo più rock, caratterizzato da un tiro trascinante. Il brano si sviluppa su un doppio binario. Le strofe, in minore, sono più riflessive, a tratti persino dolorose e tratteggiano vari stati d’animo dell’essere umano. Mentre il ritornello, in maggiore, è decisamente più scanzonato. “qui / funziona così / un giorno chiodo un giorno martello / un giorno star un giorno zimbello / un giorno santo un giorno flagello”. Ma la cosa interessante è che c’è sempre una terza via, quindi può anche capitare che “un giorno decollo”.
OGGI HO PERSO LE CHIAVI DI CASA
Basata su un bel giro armonico e caratterizzata dal suono delle chitarre, è la canzone più intima. Parte da un gesto che si ripete con una certa frequenza nella vita reale di Luciano, la perdita appunto delle chiavi di casa, con tutta l’agitazione che ne deriva, per scandagliare in profondità dubbi e ambiguità che s’insediano negli anfratti dell’anima. Per fortuna c’è “un vecchio amico che / c’ha la risata contagiosa”. Molto bella la lunga coda musicale. Era partito da un suono di corni francesi scovato in un software che aveva a casa, ne è nato un tema che ben si adattava a un’orchestrazione. In sala si sono divertiti a suonarlo come fosse una jam.
VOLENTE O NOLENTE
Una melodia importante resa struggente da una voce di un candore incantevole. Quella di Elisa, ritrovata nel fondo di quel cassetto pieno di meraviglie e incisa lo stesso giorno in cui nasceva Gli ostacoli del cuore. («Un pomeriggio davvero fuori dalla norma: nel giro di poche ore abbiamo registrato queste due cose bellissime»). Attorno a quella voce, Luciano ha costruito il brano che ora tutti conoscono, modificando la parte di testo che lo riguarda. È una canzone perfetta per i tempi che stiamo vivendo, infatti è un dialogo tra due persone che si desiderano ma sono costrette alla lontananza dalle circostanze. “Dipendesse da me / non saresti da qualche parte / che non fosse la stessa parte / dove sono anch’io”. Probabilmente una delle strofe che sintetizzano meglio il periodo che, volenti o nolenti, siamo stati costretti a vivere.