Si può dire che Luca Carboni sia invecchiato con una grazia inimitabile. Oggi, 12 ottobre 2021, il cantautore di Bologna compie 59 anni.
Con un paio di Ray-Ban iconici, 12 album in studio, 4 raccolte, un album di cover e un album live, sempre quest’anno, celebra 40 anni di carriera, che gli sono valsi pochi giorni fa il Premio alla carriera da parte del MEI.
Ma torniamo indietro nel tempo…
Luca Carboni gli esordi con Lucio dalla e gli stadio
Luca Carboni si avvicina alla musica nel 1976 con la sua prima band, i Teobaldi Rock, di cui è chitarrista e compositore. Il gruppo va avanti per cinque anni, dopo infinite prove in parrocchia e un 45 giri distribuito a livello locale, poi ognuno prende la propria strada.
Una sera del 1981, Luca, deciso a iniziare il suo percorso nella musica, si reca all’Osteria da Vito, rifugio di addetti ai lavori e musicisti in voga in quegli anni, e affida una busta piena di testi scritti da lui nelle mani del ristoratore.
Il destino vuole che, quella sera, Lucio Dalla stesse facendo una riunione con gli Stadio per trovare una persona che fosse adatta a scrivere alcuni pezzi del primo album del gruppo.
La busta, per fortuna, viene intercettata e così comincia la carriera di Luca Carboni, che diventa in poco tempo autore di Gaetano Curreri.
Luca, sotto l’ala-guida di Lucio Dalla, ha la possibilità di realizzare il suo primo album, prodotto dalla RCA, dal titolo iconico “…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film”, che esce il 27 gennaio 1984.
Poco più di un anno dopo, viene pubblicato “Forever”, una sorta di parte seconda del disco precedente, ma più elegante a livello di arrangiamenti e in cui il cantautore prova a trattare temi più “impegnati”, con un pizzico di ironia.
Il cantautore che voleva solo fare l’autore…
Nonostante la fiducia che la discografica riponeva in lui e le buone prospettive, Luca per sé si immagina un futuro diverso, preferisce fare l’autore e basta, senza metterci la faccia.
Ma alla fine di settembre del 1987, mentre fa queste riflessioni, il suo terzo disco, “Luca Carboni”, esplode.
Complice la “fine” degli anni di piombo e il tramonto del fare musica dei cantautori dell’epoca appena passata, il disco funge da ponte tra quello che era stata prima la canzone autoriale e quello che sarebbe diventata da quel momento in poi.
Da qui, si delineano i temi ricorrenti del cantautore: il romanticismo quasi leggero, la malinconia, l’ironia, Bologna e la riviera adriatica.
Una malinconia e una solitudine che fanno parte del carattere dell’autore, ma anche un vero e proprio modo d’essere di quella generazione, che si ritira un po’ in se stessa ma che comunque osserva ciò che succede intorno.
Luca Carboni diventa un’icona popolare (letteralmente) e domina le classifiche italiane. Chi è stato adolescente tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, era sicuramente suo fan.
Grazie alla semplicità della scrittura e alla sua dolcezza, raggiunge quei giovani che non seguivano più il linguaggio ideologico dei mostri sacri a cui erano abituati i loro genitori.
La tendenza a scappare dalla fama non abbandona mai Luca Carboni e si percepisce in “Persone silenziose”, album del 1989, più intenso e intimo, in cui emerge la delusione nel constatare i non-valori della società in cui si trova.
Luca Carboni: I PRIMI TORMENTONI e la fase intimista
Ma il destino di Luca sembra inevitabile quando, nel 1992, esce con “Carboni”, il suo quinto album, in cui non mancano veri e propri tormentoni, come “Ci vuole un fisico bestiale”, e inni malinconici, come “Mare, mare”, che vince il Festivalbar.
Senza mai essere retorico o stucchevole, Carboni riesce a cantare di calcio, sentimenti ed estate, risultando lirico, poetico. E la critica ci ha messo un po’ di tempo a capirlo.
A metà degli anni Novanta, esce “MONDO world welt monde”, un’opera minimalista, registrata quasi tutta in presa diretta. Questa tendenza continua con l’album successivo, “Carovana”, del 1998 e diventa ancora più intima con “LU*CA”, del 2001, in cui le canzoni sono dedicate al suo primo figlio.
Il 2006 vede l’uscita di un nuovo disco di inediti, “…le band si sciolgono”, contiene la hit “Malinconia”, manifesto riassuntivo del suo modo di vivere.
Dopo una pausa di cinque anni, l’artista pubblica “Senza titolo”, che parla delle evoluzioni con cui la sua generazione deve fare i conti e dell’Italia molto chiusa e impaurita.
Ancora una volta viene fuori tutto l’immaginario che Luca Carboni ha saputo creare nei tre decenni precedenti e la capacità di identificarsi così fortemente e radicalmente con il territorio di appartenenza.
Quarant’anni dopo Luca è lo stesso…
I suoi lavori più recenti, “Pop-up” (2015) e “Sputnik” (2018) hanno sonorità più contemporanee (dichiaratamente pop il primo, autoriale ma new wave il secondo) e vedono la partecipazione di autori emergenti e non ai testi (non era praticamente mai successo). Per esempio Dario Faini e Tommaso Paradiso in Luca è lo stesso o Matteo Buzzanca e Alessandro Raina in Bologna è una regola.
Il segreto di Luca Carboni rimane però sempre lo stesso: essere popolari, senza svendersi.
Sotto ai suoi video su YouTube, un fan scrive:
“Se il paradiso esistesse, sarebbe un eterno vivere l’adolescenza con Luca Carboni in sottofondo”.
Poesia. Tale artista, tali fan.
Dieci canzoni da ascoltare:
- Solarium
- Farfallina
- Silvia lo sai
- Ci vuole un fisico bestiale
- Mare mare
- Le ragazze
- Lampo di vita
- Fisico & politico
- Bologna è una regola
- Una grande festa
Da vedere:
- “PRIMAVERA”, videoclip
- “La mia isola”, videoclip
Da leggere:
- Autoritratto (Pendragon, 2004)
- Molteplici suoi dipinti, raffigurazioni e bozzetti oltre che a pensieri, testi e racconti.