Marco Masini è stato ospite de Le Iene dove con un monologo ha raccontato la sua carriera, soffermandosi in particolare su tre momenti chiave: il successo, la caduta, causata da un misto tra delirio di onnipotenza e maldicenze, e infine la rinascita.
Così inizia il monologo di Marco Masini:
“Avevo 19 anni quando morì mia madre.
Non credo esista un’età giusta per perdere la madre, ma 19 anni sono veramente pochi.A parte il calcio, la mia passione era la musica, e il pianoforte era il mio modo per anestetizzare il dolore. Quando iniziai a lavorare nella musica fu un sogno che si avverava: facevo il pianista per cantanti famosi, avevo poco più di vent’anni e provai qualcosa che assomigliava alla velocità. Poi è cambiato tutto velocemente…”
Il monologo di Marco Masini tra successo e fama tossica
Il cantautore racconta quindi il debutto discografico. Nel 1990, dopo quattro anni di lavoro con Giancarlo Bigazzi, arrivò al Festival di Sanremo e vinse nella categoria Nuove Proposte con Disperato.
Da quel momento, un successo inaspettato lo riportò al Festival di Sanremo nel 1991, dove arrivò terzo con Perché lo fai, e lo vide vendere oltre 3 milioni di copie in Italia con i suoi primi quattro album, dal 1990 al 1995, e numerose anche all’estero.
“Si accorsero che cantavo bene, partecipai a Sanremo e vinsi. Successo, soldi, un ingannevole senso di onnipotenza. Forse non ero preparato a tutto quello. Forse ho fatto degli errori, mi sono comportato in modo sbagliato con persone che non lo meritavano o con figure importanti del mondo dello spettacolo. Mi sentivo al di sopra di tutti.
Macchine costose, una casa nuova… ero convinto che sarebbe stato così per sempre.”
Il periodo nero, discograficamente parlando, iniziò nel 1998 con l’album sperimentale Scimmie, e nel frattempo attorno a Marco Masini erano già iniziate a circolare voci cattive, simili a quelle che portarono all’esilio di Mia Martini per molti anni: si diceva infatti che il cantautore portasse sfortuna.
Dopo altri due album, Raccontami di te (2000) e Uscita di sicurezza (2001), per quasi tre anni l’artista disse addio alla musica, o meglio fu costretto a dirle addio, almeno discograficamente parlando…
“E invece tutto precipitò in fretta quando qualcuno nell’ambiente cominciò a far girare quelle voci fastidiose, sai quelle cose odiose che dicevano già da tempo di una grande artista che poi si tolse la vita. “E porta sfiga… emana energie negative”. Ma l’unica persona a cui avevo portato sfiga ero io. E non per delle superstizioni stupide, ma perché, abbagliato da quel successo troppo veloce, avevo perso di vista quello che veramente era importante per me: la musica.
In poco tempo mi ritrovai senza contratti discografici, senza tv che mi ospitavano, senza radio che mi trasmettevano, senza concerti… a un certo punto decisi di smettere. Ero di nuovo al punto di partenza: io, un dolore e il pianoforte.”
Il ritorno avvenne a fine 2003 con l’album Il mio cammino e con queste dichiarazioni: “Solo gli imbecilli non cambiano mai idea. Io non finirò come Mia Martini”. Il disco venne ripubblicato nel 2004, anno che vide anche il ritorno di Marco Masini al Festival di Sanremo, dove vinse con L’uomo volante.
Così conclude il suo monologo l’artista:
“E sono stato fortunato perché è stato allora che ho ritrovato quella passione che mi muoveva da ragazzo. La voglia di suonare, cercare note e parole, raccontare storie. Poi ci sono tornato a Sanremo e ho anche vinto di nuovo. Ma stavolta era diverso… secondo calcio di rigore quando già ne avevo sbagliato uno.
E non importa se non sono più i milioni di dischi dei vent’anni, non importa neanche se non ce li ho più i vent’anni. Quando capisci che molto più dei numeri, dei trofei e delle macchine conta quella passione che ti muove da sempre, allora quel rigore stavolta lo segnerai. Con un po’ di fortuna.”
Qui potete vedere e ascoltare il monologo di Marco Masini.
L’artista è reduce dalla pubblicazione di un nuovo disco di inediti per BMG, 10 amori.
Foto di copertina articolo di Cosimo Buccolieri