13 Dicembre 2024
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13 Dicembre 2024

Marracash torna con “È finita la pace”, un disco provocatorio, tagliente e che si pone come alternativa alla musica presente intorno a noi

Un importante messaggio è diretto ai più giovani, ma non solo: «Hanno paura di esprimersi, siate voi stessi»

marracash è finita la pace album
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MARRACASH, “È FINITA LA PACE”: GUIDA ALL’ASCOLTO

Così vengono raccontati i brani contenuti in È FINITA LA PACE di Marracash:

POWER SLAP

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

POWER SLAP apre l’album. È un pezzo duro, una dichiarazione d’intenti, del resto quale miglior pezzo per aprire un disco che si intitola “È finita la pace”. L’intro del brano riprende volutamente il finale di “Cliffhanger”, contenuto nell’album precedente Noi, Loro, Gli Altri, il cui titolo non era quindi casuale, ma scelto per dare continuità e per poter poi riprendere il discorso da dove si era interrotto. In un’epoca in cui la musica sembra essere tutta uguale, omologata, priva di originalità, scritta spesso dagli stessi autori e seguendo le stesse formule, il pezzo si erge come una critica spietata a quella conformità e rivendica con orgoglio l’essere unici. E’ un vero e proprio schiaffo in faccia come la “disciplina sportiva” del power slap.

CRASH

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef, Fritz Da Cat

CRASH è un altro brano potente e incisivo, che rappresenta una scelta inusuale: posizionare un pezzo dichiaratamente politico e sociale come secondo brano del disco per rendere il suo messaggio centrale. Fra nuovo proletariato e la folla che assiste ad una guerra in background l’artista scrive «Non siamo in pericolo siamo il pericolo» ed elenca le mille bolle dentro le quali viviamo, da quella della pandemia, a quella immobiliare, dei social, quella dei live e la bolla del presente non vissuto.

Una delle chicche del pezzo è il lavoro di Marz, che ha utilizzato lo stesso sample contenuto in “Street Opera”, un classico del rap italiano firmato da Fritz Da Cat feat. Lord Bean. Questo dettaglio crea un collegamento diretto con il passato, omaggiando le radici della scena musicale. A livello sonoro, il brano attinge dalla formazione musicale più rock e crossover dell’artista, con elementi urlati – dello stesso Marracash – e influenze che vanno oltre i confini del genere.

È una traccia che mescola potenza, rabbia e sperimentazione, spingendo l’ascoltatore fuori dalla propria zona di comfort.

GLI SBANDATI HANNO PERSO

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

GLI SBANDATI HANNO PERSO è primo pezzo del disco che Marracash ha scritto e lo commenta così: «È un brano a cui sono molto affezionato perché sento molto mio». Marz aveva proposto una base unica, con un feeling molto acustico e non quantizzato, che è piaciuta fin da subito. L’artista ha scelto di utilizzare una parola un po’ desueta come “sbandati” perché, con questo brano, si rivolge direttamente alla sua generazione: una generazione alternativa, che oggi appare schiacciata dal mondo moderno e che, come racconta nel testo, in un certo senso ha perso.

Il titolo è ispirato anche a una scena del film “Il Grande Lebowski”, diretto dai fratelli Coen, in cui il Big Lebowski grida questa frase a Drugo Lebowski mentre lo caccia dall’ufficio.

Marracash inoltre vuole sottolineare che: «Il messaggio è che io che mi considero uno sbandato ho vinto e spero di essere un’ispirazione e che gli altri possano sentirsi sé stessi».

È FINITA LA PACE

Testo: Fabio Rizzo (Marracash) /// Scritta da: Ivan Graziani
Prod: Marz, Zef

Quando Marracash ha ascoltato per la prima volta la base della titletrack È FINITA LA PACE, con il campionamento di Firenze (Canzone Triste) di Ivan Graziani, ha capito subito che quel brano avrebbe trovato spazio nell’album. L’idea brillante di utilizzare il brano di Graziani è nata da Zef e il risultato finale è un pezzo di cui l’artista va particolarmente fiero.

La canzone richiama fortemente il cantautorato italiano e la canzone popolare, con un tocco di blues. L’utilizzo di campionamenti della musica italiana in chiave hip hop è ormai un marchio di fabbrica per Marracash, Zef e Marz che riescono a trasformare queste canzoni, mantenendo un taglio hip hop, all’interno di produzioni moderne, distanti dall’originale.

DETOX / REHAB

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

DETOX / REHAB segna una sorta di seconda ripartenza dell’album. Dopo i primi quattro pezzi, che rappresentano una chiara dichiarazione di intenti, si apre quella che l’artista considera la vera novità del disco: la capacità di proporre un’alternativa. L’intero progetto, infatti, vuole essere unico, non solo nei temi trattati ma anche nelle scelte stilistiche e nella realizzazione musicale.

Il pezzo nasce in un momento complesso per Marracash, quando aveva iniziato un percorso di terapia per cercare di smettere di assumere sonniferi, una sfida tutt’altro che semplice. Questa fase è quindi coincisa con una pausa dal lavoro e con un periodo di isolamento, durante il quale l’artista ha scelto di disintossicarsi anche dalle influenze negative, dai social network e dall’aspetto più tossico del proprio lavoro. Il brano racconta di quel momento, di questa personale “bolla” in cui è nato l’intero album ed ha una chiara influenza old school/hip hop, utilizzando una base che ha, da una parte, colonne sonore italiane, dall’altra un beat molto classico.

L’artista ha cercato di avere un flow dal sapore di un certo tipo di hip hop del passato che suonasse più musicale rispetto a quello di oggi, più digitale e freddo.

SOLI

Testo: Fabio Rizzo (Marracash) /// Scritta da: Roby Facchinetti, Valerio Negrini
Prod: Marz, Zef

Con SOLI, prosegue la tradizione di campionare la musica legata all’infanzia dell’artista, assorbita dai suoi genitori nei viaggi verso la Sicilia. In questo brano, dove Marracash ha lavorato insieme a Zef agli arrangiamenti, ha scelto di campionare un brano dei Pooh, trasformando il sample in modo decisamente hip hop e incrociandolo con il ritornello, utilizzando le frasi di “Uomini Soli” come risposte.

MI SONO INNAMORATO DI UN AI

Testo: Fabio Rizzo (Marracash) /// Scritta da Chiara Floris
Prod: Marz, Zef

Come molti negli ultimi tempi, l’artista era incuriosito dal tema dell’intelligenza artificiale, un fenomeno che, al contempo, spaventa e attrae, venduta come cambiamento epocale nella vita delle persone. In MI SONO INNAMORATO DI UN AI, Marracash affronta questa ambivalenza riflettendo su un mondo in cui tutto può essere artificiale, dalle immagini e dai paesaggi che osserviamo, fino ai rapporti umani stessi.

La provocazione che lancia è chiara: se tutto è così artificiale, finto, asettico, allora tanto vale fidanzarsi con un AI. Il problema, per l’artista, non è l’intelligenza artificiale in sé, quanto l’artificialità dell’uomo, la sua “algoritmizzazione”.

Musicalmente il brano si distingue per il suo carattere sperimentale, combinando due anime: una hip hop golden age, molto classica e dura, l’altra più moderna, caratterizzata dall’uso dell’autotune. Per il pezzo, è stato campionato il brano “Lunedì” di BLUEM, artista emergente la cui musica si distingue per i vocalizzi particolari, quasi mistici.

FACTOTUM

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

In FACTOTUM, uno dei momenti più personali dell’album – in cui si trovano intrecciate varie influenze e spunti – l’artista affronta un aspetto del suo passato poco raccontato: l’incontro – scontro con il mondo del lavoro. Racconta di un periodo della sua vita in cui era un factotum, accumulando esperienze che spesso condivide nei racconti privati ma che non aveva mai inserito in una canzone. In un disco che ruota intorno al tema dell’identità, questo capitolo del suo percorso assume un’importanza fondamentale.

Dal punto di vista musicale il brano parte da un sample particolarissimo, un canto cristiano proveniente dall’Africa che ha un’atmosfera sospesa, a metà tra una preghiera e una bestemmia. A questo si aggiunge un beat che richiama la cumbia, evocando immagini di canti delle piantagioni o dei rematori sulle navi galera di un tempo. Il risultato è un pezzo tragicomico, dolceamaro, che gioca sul contrasto tra il testo – tragico ma attraversato da un’ironia marcata – e una produzione musicale sorprendentemente orecchiabile, quasi scherzosa, anche se il significato non lo è.

VITTIMA

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

VITTIMA è stato uno per Marracash dei brani più complessi da scrivere e la difficoltà principale è derivata dal beat: pur avendo un grande potenziale, la produzione sembrava spingere verso un ritornello cantato, ma questo avrebbe rischiato di renderlo troppo pop e poco in linea con il suo stile. La sfida è stata trovare una soluzione che risultasse efficace senza snaturare l’identità musicale.

Il risultato finale è un brano che combina un sound classico e un rap incisivo, pur affrontando un argomento molto attuale e vicino all’interesse dell’artista. Infatti il testo racconta un mondo di vittime, in cui ci sentiamo tutti smarriti e feriti in profondità.

Il sample di Puccini è di un’aria contenuta all’interno dell’opera in tre atti Madama Butterfly, il nome preciso del brano è “Un bel dì vedremo” eseguita da Mirella Freni, Wiener Philharmoniker ed Herbert von Karajan.

Marracash approfondisce il significato del termine “vittima” «Ho pensato di essere svantaggiato, non ci sono punti di differenza in ognuno di noi, ma diventa spesso un’alibi e una giustificazione perché “io ho subito quello che tu non hai subito”. Ho fatto pace con questa cosa: tutti abbiamo un punto di partenza, non puoi quantificare cosa è peggio e cosa è meglio: bisogna prendersi le proprie responsabilità perché il vittimismo è legittimo, ma è anche una piangina sui social perché la gente non si prende le responsabilità di ciò che fa e delle scelte che prende».

TROI*

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

Nonostante il titolo possa suscitare immediatamente reazioni forti, TROI* – primo capitolo della trilogia delle relazioni che seguono anche nei due brani successivi – racconta una riflessione personale di Marracash ed è riferito a se stesso.

Su una base di matrice club, creata da Marz e Zef, l’artista ha voluto dare una prospettiva nuova. La linea di fondo è che i termini maschili “playboy, Casanova e Dongiovanni” hanno sempre e comunque un’accezione positiva, a differenza di troi* e quindi, per la prima volta, è un uomo a confrontarsi con questa parola. Si cerca di dire qualcosa di autentico, di parlare anche dell’uomo in modo inedito e diretto.

Una piccola nota di colore riguarda il suono che segue il ritornello, quella sorta di drop creato con la voce, che è stato registrato dall’artista stesso.

Anche qui, Marracash lancia una provocazione: «La provocazione (del pezzo, ndr.) nasce da qui: scardinare la cosa del rapper».

PENTOTHAL

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

PENTOTHAL è un pezzo molto intimo e sincero, come si evince dal titolo – Pentothal, il “siero della verità”, sostanza che compare spesso nei film di spionaggio. Il pezzo si pone quasi come un contraltare al brano Crudelia (contenuto nell’album PERSONA), un “Crudelio”. Se nel rap è frequente trovare canzoni che attaccano altre persone – e Marracash stesso non è estraneo a questa pratica, tipica del genere – è invece più raro assistere a un’autoanalisi.

Una delle particolarità del brano è il tono di voce sommesso con cui è stato registrato, a cui si contrappone il ritornello energico di matrice rock, influenzato dalle radici musicali dell’artista.

LEI

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

LEI non si limita a concludere il racconto dei due brani precedenti sulla trilogia delle relazioni, ma rappresenta anche la chiusura di un discorso iniziato con PERSONA e con Niente canzoni d’amore. Si racconta la difficoltà nel vivere delle relazioni continuative e l’incongruenza tra il sogno che hanno venduto a tutti di doversi completare con un’anima gemella e la realtà delle cose a cui consegue l’accettazione di poter vivere le relazioni per quello che sono e che durano, senza che sia un problema.

Dal punto di vista musicale, il brano è molto colorato e si distingue per il suo beat un po’ dreamy ed elettronico ma molto ritmato, quasi afrobeat.

HAPPY END

Testo: Fabio Rizzo (Marracash)
Prod: Marz, Zef

HAPPY END chiude il disco ma anche il viaggio iniziato nel 2019 con PERSONA. Incarna la vittoria personale e personalizzata ed è il culmine della trilogia rappresentata, appunto, dagli ultimi tre dischi di cui È FINITA LA PACE è il capitolo conclusivo.

Se si dovesse trovare un messaggio che riassume i tre album è proprio il fatto che esiste e bisogna cercare un modo proprio e personale di stare bene e che non esiste una felicità o un successo uguale per tutti. Questo è ciò che va inseguito nella nostra unica vita, piuttosto che un modello imposto o copiato da altri. Il brano è composto da un beat glorioso con un organo galattico, sospeso, insieme al “mhmm” del ritornello che infonde pace. Nella ciclicità del tutto una pace finisce, ma una pace nuova ricomincia proprio attraverso l’accettazione e consapevolezza di ciò che si è.

Il disco è un manifesto di questo concetto portato all’estremo, lo è per tutte le scelte compiute a partire da quella di essere solo nell’album. Qui il cerchio si chiude.

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