Mietta, le restrizioni degli esordi e l’evoluzione delle cantanti donne in Italia.
Durante la sua recente apparizione al programma Top su Rai 2, Mietta ha condiviso i suoi esordi nel mondo della musica, evidenziando come le cantanti donne degli anni ’80 e ’90 fossero quasi costrette a vestirsi e a presentarsi sul palco in modo sobrio. Le sue dichiarazioni sottolineano le sfide legate alla libertà di espressione affrontate dalle artiste femminili in quegli anni, sfide che oggi permettono, non senza critiche, di assistere alle performance libere di artiste come Annalisa ed Elodie, per esempio.
Nell’intervista Mietta, vero nome Daniela Miglietta, ha messo in luce come le artiste fossero costrette a conformarsi a rigidi canoni di “brava ragazza”, limitando la loro capacità di esprimere pienamente la propria identità e femminilità.
gli esordi di mietta
Mietta ha iniziato il suo percorso artistico alla fine degli anni ‘80, un periodo di transizione e cambiamenti significativi nella musica italiana. Durante l’intervista, ha condiviso come il suo produttore dell’epoca, Claudio Mattone, abbia influenzato il suo nome d’arte e, insieme ai discografici dell’epoca, il modo di proporsi sul palco:
“Il mio produttore all’epoca mi disse ‘ti chiamerai Mietta’. Mi tagliarono i capelli cortissimi, un po’ da maschietto e mi misero queste ghettine rosse come le mie scarpe… avevo un vestitino che non mi piaceva.”
Queste scelte estetiche riflettono la pressione a cui le artiste femminili erano sottoposte per conformarsi a un’immagine “accettabile” e meno provocatoria, limitando la loro libertà di espressione personale e artistica. Un passo indietro rispetto non solo a quanto accadeva nella musica al femminile nel resto del mondo, Madonna su tutte, ma anche rispetto a quanto accaduto nel decennio precedente in Italia.
Mietta: Le Restrizioni Creative degli Anni ’80 e ’90 per le cantanti donne
Mietta ha continuato condividendo le sfide di esprimersi liberamente come donna nel panorama musicale di quegli anni:
“Il mio esordio è stato negli anni fine Ottanta, e all’epoca tutte le artiste non potevano dar sfogo a quello che era il loro desiderio di ragazzina, di donna, di femmina, perché venivano un po’ costrette, per lo meno per quanto mi riguarda, ad essere meno esuberante, meno fisicamente esplosiva. L’unica cosa che ero riuscita a farmi passare, mi avevano concesso i capelli un po’ alla Prince, perché io all’epoca ero una grande fan di Prince.”
Limitazioni che hanno impedito, soprattutto agli esordi, alle artiste di esplorare e manifestare pienamente la propria personalità e creatività, costringendole a seguire canoni prestabiliti che spesso soffocavano il loro potenziale artistico.
Mietta ha paragonato la sua esperienza a quella delle grandi artiste delle decadi precedenti, come Mina, Ornella Vanoni e Patty Pravo, che riuscivano a giocare con moda, interpretazione e recitazione del corpo senza subire le stesse restrizioni:
“Se pensiamo a quello che era successo precedentemente, quindi ‘60-70, quindi Mina, Vanoni, Patty Pravo… loro giocavano molto con la moda, giocavano molto con l’interpretazione, con la recitazione del corpo. Non venivano assolutamente contestate per i look invece negli anni ‘80-90 erano tutti catalogati. Io ero la cosiddetta, è la classica brava ragazza che voglio dire, non è che non lo fossi, però sicuramente mi sarebbe piaciuto esprimere un po’ di più la mia femminilità all’epoca.”
L’obiettivo era quello di mostrare un’immagine più “pura” e meno audace della donna, limitandone però la libertà di espressione.
A riprova di questo, basti pensare ad altre artiste donne lanciate agli inizi degli anni ’90 e al loro modo di presentarsi. Da Laura Pausini, con una messa in piega perfetta e vestita con giacca e pantaloni a Sanremo ’93, a Syria, che a Sanremo ’96 indossava un candido vestitino bianco a minigonna (ma con un tatuaggio a vista, un dettaglio mai visto su una ragazza così giovane in tv prima di allora).
MIETTA E LE ALTRE cantanti PIONIERE DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Mietta è stata una delle prime artiste italiane a osare con la propria immagine e con i temi della sensualità e dell’ambiguità nella musica. Canzoni come Il Gioco delle Parti del 1991, scritta da Mariella Nava, dimostrano la sua volontà di esplorare la sessualità e la dinamica delle relazioni.
Altre canzoni come Fare l’amore, scritta da Mango, Baciami adesso e la splendida cover di Sentirti di Patty Pravo mostrano come Mietta abbia costantemente affrontato temi legati al corpo e alla sessualità, anticipando le conversazioni contemporanee sulla libertà di espressione femminile.
Anche Syria, guarda caso scoperta e prodotta agli esordi da Claudio Mattone, come Mietta, ha sfidato gli stereotipi. Esempi significativi sono il video di Fino al Cielo del 2000, che la vede in un nudo artistico non per provocazione, ma per esprimere autenticità e vulnerabilità, e l’esperimento, questo sì più provocatorio, elettronico di fine anni 2000 con lo pseudonimo di Ayris.
L’EVOLUZIONE OGGI: ELODIE E ANNALISA COME ESEMPI DI LIBERTÀ ARTISTICA
Nel contesto attuale, l’espressione di sé attraverso il corpo e l’abbigliamento è diventata più libera e accettata. Elodie e Annalisa sono due esempi emblematici di come le artiste moderne possano esprimersi in modo autentico e audace. Ne sono un esempio le parole di Elodie in un’intervista a Vanity Fair:
“Il corpo femminile non dovrebbe destare scandalo. Il corpo è mio ed è un manifesto politico di donna libera. Qualcuno ha detto: non c’era bisogno di spogliarsi. Invece c’è bisogno, siamo libere di esprimerci e usare come vogliamo il corpo. Per fortuna vengo da una famiglia che mi ha insegnato la libertà.”
Insomma, le parole di Mietta sono spunto per una riflessione sulle importanti conquiste raggiunte dalle donne nella musica italiana, conquiste che alcuni si ostinano a criticare o voler limitare. Tuttavia, grazie al coraggio e alla determinazione di artiste come Mietta e le artiste arrivate dopo di lei, la strada verso una maggiore libertà di espressione è ormai tracciata.