In occasione dell’annuncio del primo co-conduttore di Sanremo 2024, che sarà Marco Mengoni (ne abbiamo parlato qui), mowmag ha intervistato Mogol.
Mogol: i Maneskin? Non li ascolto
Mogol ascolta i Maneskin? No, ma in verità non ascolta musica in generale.
“Io non ascolto la musica di oggi. Non ne ho occasione. Accendo la radio qualche volta in macchina, ma molto di radio. Sento delle canzoni, ma magari non le conosco neanche. Non ho una grande attenzione per la musica”, ha dichiarato il paroliere.
Poi, ha precisato: “Non ascolto musica nel senso che lavoro, faccio delle canzoni e ascolto quelle che scrivo io. Gli altri non mi interessano. Ho altre passioni, come vedere le partite. Tifo sia per la Lazio che per il Milano, perché sono di Milano. Per quanto riguarda la Lazio, invece, le sono grato perché quando vince i calciatori cantano tutti insieme ‘I Giardini di Marzo'”.
Sempre sui Maneskin ha infine aggiunto: “Se meritano i premi che stanno ricevendo? Beh, se li vincono certo. Io non è che sia così pratico, ma intanto dobbiamo essere felici del fatto che siano artisti italiani. E se si impongono anche all’estero è prima di tutto una bella notizia. Poi, è chiaro che se qualcuno li premia avrà delle ragioni valide per farlo”.
PErché Amadeus non ha mai chiamato Mogol a Sanremo?
“Non lo so, bisognerebbe chiederlo a lui”, esordisce il paroliere. “Non è una domanda che mi pongo. Io ho fondato una scuola che è la più importante in Europa, tanto è vero che mi hanno chiamato a Boston e ho dato delle lezioni sia alla Berkley che alla Harvard University. Credo di avere una considerazione internazionale e una certa competenza. Il fatto che mi chiamino o meno non dipende da me”.
Al di là di questo, Mogol non esclude la possibilità – in futuro – di prendere parte al Festival di Sanremo, ma “bisognerebbe vedere che tipo di offerta mi fanno. Sicuramente io sono una persona competente, ma non posso giudicare chi non mi ritiene tale. Ognuno fa le sue scelte in base alla propria competenza“.
E, a proposito della competenza all’interno del panorama musicale italiano, il paroliere chiosa: “Credo sia più una materia adatta a voi giornalisti quella di valutare la competenza di chi si occupa di canzoni. Le posso dire solo una cosa: le canzoni che sopravvivono nel tempo sono le più belle. Poi, valuti lei le canzoni sopravvissute o meno ai vari Festival. Io ho la fortuna di avere tanti gruppi che cantano le mie canzoni ancora oggi e che vanno a teatro a vedere i miei spettacoli. E ne faccio tanti. La soddisfazione che ho è vedere le persone cantare tutte insieme le mie canzoni”.