Durante la conferenza stampa di presentazione della fase serale della quindicesima edizione di Amici di Maria De Filippi, i coach del programma J-Ax, Emma ed Elisa, e lo speciale giurato Morgan, hanno detto la loro senza freni sui talent concorrenti X Factor e The Voice of Italy e in generale sulla gestione dei ragazzi da parte delle discografiche.
Morgan: “Parlo della mia esperienza: le case discografiche hanno gestito molto male quello che gli è stato dato. È assoluta porcheria: in quel talent lì, al momento dell’iscrizione, i concorrenti si legano contrattualmente ad una casa discografica. Su 30.000 persone ne viene fuori solamente uno, se viene fuori. Ma chi è che poi li butta sul mercato? I signori discografici. E ogni anno vorrebbero che si buttasse giù il ‘vecchio’ per far posto al ‘nuovo’. Gli va bene che Michele Bravi e Chiara Galiazzo non abbiano fatto più niente. È una policy internazionale: lo fanno apposta“.
J-Ax: “Non cerco un colpevole. Penso che questi format, che sono nati fuori dall’Italia, vengono concepiti in contesti diversi: l’Inghilterra e gli Stati Uniti hanno un mercato diverso rispetto all’Italia. Non voglio parlare male del passato. La situazione di Morgan era migliore della mia: almeno, da X Factor usciva qualcosa. Dove ero io, invece, non usciva niente“.
Elisa: “Concordo sulla mal gestione delle case discografiche. Penso che sia un problema di fatica, ci vuole fatica per fare cose sensate, è molto più semplice fare un singolo “one shot”. Questo però porta ad un vuoto. Non bisogna appiccicare le cose addosso alle persone. Preferisco le cose autentiche. Tanti dischi che hanno fatto la storia sono pieni di errori. La formula è complessa, è come se non ci fosse. Bisogna avere il coraggio di sbagliare e lasciare che questi ragazzi possano anche sbagliare. I ragazzi devono cercare la verità altrimenti è un casino“.
Emma: “Le voci negative riguardanti i talent faranno sempre bene. Fanno bene alla carta stampata e ai blog. Io ho smesso di ascoltare queste voci. In questi anni, mi sono guadagnata le cose. Il pregiudizio ci sarà sempre. È una cosa che mi ha ferito ma che mi ha fatto uscire il carattere. Prima c’era il talent scout, adesso queste figure non ci sono più. I presidenti delle case discografiche, oggi, si appoggiano al talent. Il mondo discografico è cambiato. Il talent non è sinonimo di bassa qualità. Sono punti di vista“.