Dopo la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove per gli indagati nel processo sulla morte di Stefano Cucchi, la musica italiana si schiera dalla parte del giovane e della sua famiglia.
Questo articolo vuole essere una raccolta dei pensieri dei cantanti italiani che hanno speso parole per lui.
Cantanti, musicisti, addetti ai lavori. Sono tantissimi e sicuramente ce ne sfuggirà qualcuno, ma non lo vogliamo dimenticare. Vi chiediamo di segnalarcelo, in modo che possiamo aggiungere le loro parole a questa pagina per rendere la nostra raccolta più completa e importante possibile.
Fedez, 30 ottobre 2014 – h 18 poche parole e una foto che sta diventando virale sul web, citazione di Un Blasfemo di Fabrizio De Andrè.
Cucchi morto disidratato? NOI moriamo disidratati perchè certe stronzate non ce le beviamo.L’ingiustizia è uguale per tutti. #VERGOGNA
Roy Paci, 31 ottobre 2014 – h 13.57
Complimenti, avete ucciso Stefano per la seconda volta. Come al solito l’ingiustizia italiana assolve criminali, mafiosi, politici corrotti e condanna i martiri. Solidarietà ad Ilaria e a tutta la famiglia Cucchi.
Un paese senza giustizia è un paese senza futuro.
#laleggenoneugualepertutti
Fiorella Mannoia, 31 ottobre 2014 – h 22.05
Fiorella non scrive niente, al nome di Stefano Cucchi aggiunge solo un video
Emik Killa, 31 ottobre – h 23.16
“Oggi è morto uno sbirro in piazza, io penso a Stefano Cucchi/
e rispondo allo stesso modo: LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI.
Stato italiano vergognoso.
E aggiunge una canzone, Tutti in catene, Emis Killa feat. Ensi.
Rocco Hunt, 1 novembre 2014 – h 12.32
Sono vicino alla famiglia Cucchi dopo questa amara sentenza.#CucchiUcciso2Volte
Lorenzo Jovanotti Cherubini 1 novembre 2014 – h 21.49
non so, a me Stefano Cucchi mi sembra di conoscerlo. Questa famiglia potrebbe essere la mia, e la famiglia di tantissima gente, per questo ci si sta male, per questo è da ieri che se ne parla, si cerca di capire, ci si commuove e ci si arrabbia, e ci si vorrebbe stringere a questa famiglia. C’è qualcosa in questa storia che mi fa pensare alle “sliding doors”, quella teoria per cui bastano due passi nella direzione giusta e sei al sicuro e una porta sbagliata al momento sbagliato e imbocchi una serie di porte maledette, fino all’ultima porta.
Ci sono però alcune “sliding doors” che non possono essere una lotteria. La vita è una tombola ma le Istituzioni dello Stato non possono esserlo, non devono esserlo mai. Quando la Polizia prende il consegna un cittadino disarmato, lo arresta, in base al diritto democratico quella persona deve potersi sentire totalmente al sicuro anche nel caso più estremo, anche se fosse il peggiore dei fuorilegge. E’ una cosa ovvia, la cosa più ovvia, la base stessa di una democrazia. Tocchi questa cosa e salta tutto per aria. Se per qualsiasi ragione mi ferma la polizia e io ho paura vuol dire che sono in un altro paese, uno di quelli dove spariscono le persone, uno di quelli dove se al bar fai una domanda sul governo cambiano discorso e si mettono a parlare del tempo, quei paesi dove c’è un solo telegiornale, non so se avete presente. L’Italia non è uno di quei paesi, ormai rari, per fortuna, per questo i caso come quello di Stefano Cucchi spezzano il cuore e fanno paura, perchè sono squarci che si aprono verso l’inferno vero, quello della violenza protetta da una divisa o da un camice. La famiglia Cucchi andrà avanti a cercare la verità, perchè è giusto, ci vuole coraggio e il loro coraggio va sostenuto, e spero proprio che tutta l’Italia sarà al suo fianco, prima di tutto l’Italia delle istituzioni, senza farne una ragione per dividersi anche sul più fondamentale dei principi della democrazia.
Adriano Celentano dal suo blog, 3 novembre 2014
Ciao Stefano!
Hai capito adesso in che mondo vivevi? Certo dove sei ora è tutta un’altra cosa. L’aria che respiri ha finalmente un sapore. Quel sapore di aria pura che non ha niente a che vedere con quella maleodorante che respiravi qui sulla terra. Lì, dove sei adesso, c’è la LUCE, la LUCE vera!!! Che non è quella flebile e malata di quei giudici “ignavi” che, come diceva Dante, sono anime senza lode e senza infamia e proprio perchè non si schierano nè dalla parte del bene e nè da quella del male sono i piu’ pericolosi, e giustamente il Poeta li condanna. Ma adesso dove sei tu è tutto diverso. Lì si respira l’AMORE del “Padre che perdona” e non di chi ti ha picchiato e massacrato fino a farti morire. Sei finalmente libero di amare e scorrazzare fra le bellezze del Creato, senza piu’ il timore che qualche guardia carceraria ti rincorra per ucciderti. Perchè dove sei tu non si può morire. La morte non è che un privilegio dei comuni mortali e quindi proibito a chi non ha la fortuna di nascere. Un privilegio dell’ANIMA che, se non la uccidiamo del tutto, ci riconduce alla Vita ETERNA.
Adriano Celentano
Tinturia, 4 novembre 2014 h 10.28
Non è nostra intenzione aggiungere altro a quanto si è già detto sul caso di Stefano #Cucchi.
Ma per noi che mettiamo il cuore in tutto, è quasi un’esigenza manifestare apertamente il forte senso di IN-GIUSTIZIA e impotenza che avvolge questi momenti e tormenta la sua famiglia.
A loro va il nostro pensiero, il nostro sostegno ad andare avanti…
Perché Stefano è morto brutalmente, e qualcuno è STATO.
#sonostatoio #Tinturia
Fabrizio Moro, 4 novembre 2014 – h 17.43
In tanti mi state scrivendo per chiedermi qual’è il mio pensiero riguardo alla sentenza del processo istituito per la morte di Stefano Cucchi, ho espresso il mio punto di vista in questa canzone diversi anni fa…..quando ancora uniti ” forse” potevamo almeno alzare la testa. Ora è tardi per essere indignati, ora, mi duole dirlo, è quasi inutile…bisogna cantare prima o durante i processi , non alla fine.
da una sola parte…..sempre.
Vi abbraccio.
Fabrizio
Romina Falconi
Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l’aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.