L’Officina del Talento di All Music Italia quest’oggi ha il piacere di ospitare Giuseppe Libé, cantautore piacentino visto recentemente nelle blind audition di The Voice of Italy.
Purtroppo la sua esibizione non ha convinto i giudici che hanno scelto di non girare le loro poltrone ma crediamo che questo ragazzo abbia delle potenzialità e un talento che meriti di essere conosciuto e per questo motivo la nostra poltrona la giriamo molto volentieri!
La passione di Libé per la musica gli viene trasmessa dal nonno, clarinettista della banda del paese, che lo porterà a soli otto anni allo studio del clarinetto. Nell’adolescenza si avvicina alla chitarra e alla musica rock e forma le prime band: i Frisoni e i Libido, dove veste i panni di cantante e chitarrista. Da queste esperienze nascono le prime composizioni: canzoni piene di rabbia e voglia di riscatto. Con la maturità i gusti si spostano in maniera preponderante verso il mondo dei cantautori, senza dimenticare il rock.
Incoraggiato dall’incontro con i Nomadi, Libé si concentra sulla stesura di nuovi brani. Nascono canzoni che raccontano la vita della provincia italiana al tempo della crisi: i sogni provinciali, le feste di paese, gli amori dietro l’oratorio, le macchiette, i vitelloni, le belle segretarie.
Ad ottobre 2012 vince il concorso canoro Cantafestival presso il Pub Bullone di Piacenza interpretando alcuni suoi brani. A gennaio 2013 esce il primo Ep L’anima nel fango. Accede alla finale del concorso nazione per artisti emergenti Videofestival Live 2013. Durante l’estate 2013 promuove il suo primo EP in un tour estivo che tocca diverse città del nord Italia.
A novembre 2014 si classifica secondo al Festival di Ghedi, concorso nazionale per brani inediti, e a marzo 2015 esce il primo videoclip del brano Sara prepara il caffè che vi presentiamo e sarà in rotazione su Radio Hinterland, la nostra emittente partner, per una settimana.
Ciao Giuseppe e benvenuto nella nostra Officina del Talento. Leggendo la tua biografia, salta all’occhio il tuo incontro con i Nomadi. Com’è avvenuto e cosa ti ha lasciato?
Intanto grazie per l’opportunità. L’incontro con i Nomadi è avvenuto nel 2012, stavano cercando un nuovo cantante e le nostre strade si sono incrociate. Successivamente ho avuto la possibilità di fare ascoltare i miei brani a Beppe Carletti che mi ha spronato a continuare a scrivere. L’incontro con i Nomadi è stato per me un campanello, direi una sveglia: ero in un periodo in cui stavo quasi per abbandonare la musica, la loro chiamata mi ha fatto capire che forse avevo le carte in regola per fare qualcosa di buono in questo campo. Oggi sono molto più determinato rispetto a pochi anni fa.
La tua musica ha subito un cambiamento. Sei partito con canzoni “piene di rabbia e voglia di riscatto” per poi evolverti verso altre sonorità e contenuti. Cosa è cambiato in te e di conseguenza nella tua scrittura?
Credo che un ragazzo di vent’anni che viene dalla provincia sappia che per farsi strada dovrà correre un po’ più forte degli altri, è normale che le mie prime canzoni avessero uno spirito più combattivo.
Non credo sia venuta meno questa vena provinciale e di protesta, ma oggi preferisco dare spazio alle storie nelle mie canzoni e lasciare che siano loro a parlare. Sicuramente da un punto di vista musicale ho lasciato il rock per una scelta più cantautorale, anche se non si possono dimenticare le proprie radici.
Ti abbiamo visto recentemente a The Voice of Italy. Nella blind hai eseguito “Alice” di De Gregori ma purtroppo nessuno dei coach si è girato. Cosa ti ha donato quest’esperienza, seppur breve?
Diciamo che è stata la mia prima volta su una rete televisiva nazionale, sicuramente una esperienza interessante. Sono contento perché molte persone hanno potuto ascoltare la mia voce. Ho ricevuto davvero tanti messaggi e complimenti nonostante l’eliminazione. Posso dire che è stata una iniezione di autostima.
Avevi già tentato in passato l’entrata in un talent? Se no, perché hai scelto proprio The Voice?
Non avevo mai pensato di partecipare ad un talent, onestamente non li ho mai sentiti nelle mie corde. Diciamo che più che avere scelto The Voice sono stato scelto: la redazione di The Voice dopo aver ascoltato alcune mie cose su YouTube mi ha contatto tramite Facebook per chiedermi se fossi interessato a partecipare ai provini. Ci ho pensato circa una settimana e poi ho accettato di provare. Ho passato i provini a porte chiuse, il resto è storia nota.
In caso si fossero girati tutti, in quale team saresti entrato? A primo acchito nessuno dei coach sembra avvicinarsi al tuo mondo musicale…
Sì, in effetti nessuno dei coach si avvicina al mio mondo musicale. Non mi ero prefissato un team, avrei seguito il mio istinto.
Il brano che ci presenti quest’oggi è “Sara prepara il caffé”. Quando e come nasce e, Sara esiste o è frutto della tua fantasia?
È una canzone che ho scritto circa 4 anni fa quando ancora lavoravo per una grande azienda di Milano. Sara esiste davvero, ma ovviamente la canzone è arricchita dalla fantasia. O meglio, nella Sara della mia canzone ci sono diverse sfaccettature caratteriali che ho preso dai tanti incontri della vita.
La canzone è molto trascinante, l’atmosfera scanzonata, ricorda il folk cantautorale di matrice italiana, ma il testo a mia impressione nasconde in realtà aspetti profondi. Di cosa parla la canzone?
La canzone parla della vita di Sara, una segretaria di direzione, e come in un cortometraggio mostra tanti momenti della sua esistenza. Il brano ha un tono scanzonato e un ritmo allegro, anche se il testo parla essenzialmente della difficoltà dell’impegno sociale ai nostri giorni. Ma non voglio connotare la canzone in una maniera univoca, vorrei che gli ascoltatori si facessero una loro idea del brano, è un brano con più chiavi di lettura. Sicuramente è tra le mie canzoni una di quelle che dal vivo coinvolge maggiormente il pubblico.
Sul tuo canale YouTube ci sono diverse cover. Ascoltarle mi ha fatto venire in mente una domanda: c’è un brano iconico che ti sarebbe piaciuto scrivere?
Ce ne sono tanti! ti dico il primo che mi viene in mente: Il Pescatore di De André. Credo sia una canzone perfetta, nella sua semplicità contiene tutto: l’avventura, la solidarietà, la felicità di un momento, il tutto accompagnato da una melodia che ti entra dentro al primo ascolto. Ma forse Fabrizio De André è un metro di giudizio troppo alto per noi comuni mortali!