Riparte quest’oggi l’Officina del Talento, lo spazio dedicato alle proposte emergenti del panorama italiano, e lo fa alla grande con i Kismet, band italianissima ma con chiare ambizioni internazionali, a partire dalla lingua utilizzata per i loro brani, l’inglese, fino alle sonorità che si rifanno in particolare alla cultura rock anglosassone.
Quest’anno la band spegnerà 20 candeline. Era infatti il 7 dicembre 1995 quando i Kismet nacquero. La line up è formata oggi da cinque componenti: Albert Eno (voce), Crivez (chitarra), Mirko (chitarra), Penot (batteria), Carlo (basso).
Il vero debutto della band arriva nel 2001, con l’incisione dell’EP Rooms of Lie che ottiene varie recensioni positive su magazine del settore rock e metal e parte così un’intensa sessione di live in festival locali e club italiani.
Nel 2006 il gruppo entra di nuovo in studio, con il sound enginer Ugo Bolzoni, per il secondo EP Trudging down your soul, che mette a fuoco il sound della band che parte dal grunge rock in cui si innestano influenze psichedeliche. Il lavoro sarà presentato il 14 settembre 2007.
Parte quindi una nuova fase per il gruppo che inizia a suonare sia show acustici in piccoli club, sia spettacoli dal piglio più duro, rock ed elettrico in live club italiani e festival estivi sparsi in Europa.
Nel 2011 i Kismet vincono il riconoscimento come Miglior band originale al Tour Music Fest, la cui finale si tiene al Piper Club di Roma. La vittoria del contest permette al gruppo di spostarsi in Regno Unito per un tour promozionale che parte nel 2012 con il nuovo EP We don’t, suonato a Londra, Sheffield, Birmingham, Wakefield e Crumlin (e successivamente a Manchester, Liverpool e Lancaster).
A coronare l’esperienza la partecipazione in qualità di ospiti al Live & Unsignend Festival alla O2 Arena di Londra.
Nel 2013 parte una nuova sessione di collaborazioni con il produttore Pablo Benedicto da Villa e nel mentre la band si sposta per un mini-tour a Berlino assieme a Marianne Mirage, oggi pupilla di casa Sony Music Italy.
Nel marzo 2014 la band viene scelta come supporting act per il concerto dei The Pretty Reckless a Milano mentre nel maggio 2014 viene pubblicato il primo album Shades of clarity, su etichetta Dust on the Tracks.
Il brano che vi presentiamo quest’oggi, e che sarà in rotazione per una settimana su Radio Hinterland, è Carry me down:
Quando nascono i Kismet e perché decidono di fare musica assieme? Qual è il significato del nome del gruppo?
I Kismet come band nascono alla fine degli anni ’90 con l’intento di scrivere proprie canzoni e di creare una propria identità di band partendo come base di influenza il sound grunge di Seattle di band come Alice in Chains e Soundgarden.
Il nome Kismet significa “destino” e in particolare dall’arabo significa il destino a cui l’uomo non può sottrarsi.
Ascoltando la vostra musica e guardando la vostra pagina Facebook è evidente la predilezione per la lingua inglese. Cosa vi spinge a produrre musica non in lingua italiana?
Sin dall’inizio siamo partiti con l’inglese e abbiamo continuato con sicurezza e naturalezza su questa via…
Questo non significa che non apprezziamo il cantato in italiano, ma semplicemente per le nostre sonorità e per il nostro tipo di canzoni ci è sembrato il percorso più naturale e adatto.
Avete avuto tante esperienze live, in Italia e all’estero, ad esempio con Marianne Mirage, oggi una delle nuove pupille di Sugar Music. C’è qualche aneddoto singolare legato ai concerti che vi ha segnati nel corso degli anni?
Le esperienze live soprattutto durante i tour in Uk e in Germania sono state esaltanti e ricche di emozione. Quando viaggi portando nelle città d’Europa la tua musica, le tue canzoni, ti senti carico e con l’adrenalina a mille. Il tour a Berlino insieme a Marianne Mirage è stato bellissimo anche perché abbiamo suonato nei club della città in chiave acustica ed è stato molto suggestivo, ma soprattutto gli aneddoti più particolari sono legati al primo tour in Uk che si è concluso con la partecipazione al LIVE FEST all’O2 Arena di Londra come special guest. Chiudere il tour di fronte a 7.000 persone è stata una botta di adrenalina pazzesca!
Poi sai…la vita in tour è piuttosto interessante anche per anche altri aneddoti ma come ben sai rispetto il detto: “What happens on tour stays on tour“.
Andando all’estero avrete avuto modo di notare le differenze con l’Italia nell’ambito della scena musicale. Ci sono? E se sì, quali sono?
Ci sono sicuramente molte differenze soprattutto per quanto riguarda gli addetti ai lavori.
Sono più preparati e abituati a lavorare con band e musicisti e il musicista, soprattutto in Inghilterra, viene considerato come un professionista e un lavoratore e non come un appassionato come spesso succede qui in Italia.
Ne deriva che anche il piccolo club è “preparato” e adatto per ospitare musica live. Ho visto pochi locali improvvisati in Inghilterra…
Il pubblico poi è rispettoso e ha voglia di ascoltare sempre qualcosa di nuovo… se gli piaci applaudono e si caricano, se non gli piaci semplicemente partecipano passivamente ma non ti mancano mai di rispetto.
Un piccolo aneddoto legato anche alla domanda precedente…
Durante il secondo tour in Uk che ci ha visti suonare nella parte nord dell’Inghilterra, durante il Lancaster Festival in cui eravamo ospiti il pubblico ci ha chiesto il bis per ben 2 volte e ha iniziato a cantare le nostre canzoni già al secondo ritornello. In Italia per ricevere un simile trattamento devi essere già una band ben conosciuta…
Noi non ci possiamo lamentare perchè lo scorso marzo abbiamo supportato i The Pretty Reckless a Milano in un concerto sold out (oltre 1800 persone) e abbiamo ricevuto un trattamento dai fans italiani, e soprattutto da tutta la fanbase dei TPR, un trattamento sensazionale ed è stato fantastico sentire le voci e le grida del pubblico italiano cantare le nostre canzoni.
Devo dire che abbiamo fiducia sulle nuove leve…ci sono ragazzi giovani che si stanno appassionado sempre di più alla musica live e hanno un atteggiamento sempre più aperto e meno diffidente rispetto alle sonorità nuove o comunque di fronte alle band “sconosciute”.
Siete qui su All Music Italia per presentare il vostro ultimo album “Shades of clarity”. Raccontateci la gestazione del progetto, il significato che ha per voi, in che direzione vanno i Kismet musicalmente
L’album è uscito a fine maggio e quindi diciamo che ancora abbastanza giovane.
Shades of Clarity rispecchia perfettamente la sonorità e l’identità Kismet. Il nostro sound ha raggiunto una maturità di canzoni tale per cui credo sia riconoscibile il nostro marchio di fabbrica. Nonostante sia un album che dimostra una certa versatilità, e alterna momenti energici e cadenzati, a momenti più introspettivi e a volte anche po’ più morbidi, credo sia perfettamente riconoscibile la nostra band.
Era il risultato che volevamo ottenere al di là poi del significato concettuale che ha l’album in sé e le canzoni che lo contengono.
I temi trattati delle liriche non sono sempre diretti e soprattutto tendono ad avere significati che lasciano libera interpretazione all’ascoltatore, trattando tematiche profonde e mai superficiali.
Speriamo che questo album sia la nostra base di partenza per poterci identificare e ritagliare il nostro spazio nel panorama musicale internazionale.
Parliamo in particolare di Carry me down, il singolo di punta del disco, in rotazione da questa settimana su Radio Hinterland grazie all’Officina del Talento.
Carry Me Down rappresenta il momento più morbido del disco, una ballad che tratta il tema dell’amore, del legame indissolubile, di un legame intenso che può conoscere momenti di fragilità, di tensione, di debolezza, ma che in qualche modo riesce a reagire e a ricostituirsi…
La frase chiave su cui si regge il concetto della canzone è “yesterday is over now, but we can make a new tomorrow“
Chiudiamo con una domanda sul vostro futuro. Quali sono i vostri prossimi appuntamenti live e i futuri progetti dei Kismet?
Attualmente riprendiamo proprio in questo mese l’attività live in alcuni locali del veneto e stiamo programmando alcune date con il cuore rivolto verso l’estero…
L’idea è quella di ritornare in tour in Europa e vediamo se riusciamo a pianificare e organizzare entro l’estate, ma non dimenticando l’Italia!
Abbiamo fans in giro per l’Italia che hanno voglia di ascoltare i Kismet e speriamo di poterli accontentare presto e perché no, organizzare un minitour!