Entra a far parte quest’oggi della nostra Officina del Talento Andreas Del Grosso. Artista beneventano, ha mosso i primi passi nel mondo dell’hip-hop anche se il suo mondo musicale è più sfaccettato e non facilmente etichettabile, frutto di una ricerca stilistica non scontata.
Attivo dal 2006, dopo diversi singoli e live, anche in apertura a esponenti del panorama hip-hop nazionale come Clementino, Rocco Hunt e Ghemon, viene “adottato” dalla Street Label Records e pubblica in download gratuito il suo primo album Nihil, un progetto soul/rap composto da undici tracce.
NIHIL (letteralmente nulla) parla in generale di quotidiano, di esperienze personali e tocca il tema principale della Paura. La copertina, rappresentando una farfalla che si dissolve, focalizza molto bene questo punto. Viene dato spazio al sentimento dell’ignoto, della morte, della frammentarietà della materia e della conseguente paura che un domani, quando saremo nulla, anche il ricordo svanirà. Il disco, in free download, si estende su un tappeto sonoro di classiche ballad hip hop con evidenti sfumature soul alternandosi fra momenti estremamente melodici e tristi, a momenti più ritmati.
La canzone che vi presentiamo quest’oggi è il primo estratto dall’album, Crisi esistenziale. Dopo il video l’intervista all’artista!
Rapper, cantante e beatmaker. Il genere rap-hip hop ormai sta sconfinando anche in Italia, diversi infatti gli artisti ospitati dalla nostra Officina legati a queste sonorità. Inizio subito col chiederti quali sono i tuoi punti di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale e qual è il tuo pensiero sulla scena rap-hip hop italiana.
Nel panorama nazionale ed internazionale, a dirla tutta, non seguo molto l’hip hop perché spesso quello che emerge di questo genere non rispecchia la sua vera realtà. Ci sono sicuramente artisti validi ma penso che l’hip hop di oggi sia più una “moda” che un’arte.
Passiamo al beatmaking. Gli addetti ai lavori e gli appassionati sanno benissimo di cosa si parla ma molti lettori probabilmente saranno all’oscuro del significato del termine. Spiegaci in cosa consiste la figura del beatmaker.
Il beatmaker è il compositore della base musicale. Nell’hip hop si usa molto “campionare” ovvero tagliare piccole porzioni di altre canzoni modellandole in base alle proprie esigenze. Nel mio disco le produzioni musicali sono varie, ci sono basi create da un “campionamento” e basi totalmente scritte/suonate. Spesso la figura del Beatmaker è sottovalutata e in ogni brano si evidenzia di più il nome del cantante, cosa a mio avviso ingiusta in quanto il lavoro è a pari merito.
Hai avuto la fortuna di aprire i concerti di artisti come Clementino, Rocco Hunt e Ghemon con il gruppo di cui facevi parte, i Made in Sannyo. Che ricordo hai di queste esperienze? Raccontaci qualche aneddoto!
I membri del gruppo “Made in Sannyo” mi hanno dato la possibilità di suonare nella mia città, quindi per quanto riguarda tutte le esperienze sul palco mi sento in dovere di ringraziarli, successivamente io e Shark Emcee (membro del gruppo) abbiamo aperto concerti di artisti di grande fama e, nonostante la mia timidezza, è stato bello cantare davanti a tanta gente ed assistere ai loro show.
– Tramite il web sei stato notato da un’etichetta discografica indipendente. Credi che il futuro della discografia sia totalmente legato al mondo di internet? Analizziamo ad esempio il caso di Spotify. La fruizione gratuita di brani ormai ampiamente sdoganata aiuta o danneggia gli artisti a tuo parere?
Sicuramente, al giorno d’oggi, internet è il sistema più utilizzato per diffondere la musica, quindi penso che il futuro della discografia sarà strettamente legato a questo mondo. Per quanto riguarda la fruizione gratuita dei brani ci sono aspetti positivi e negativi: da una parte la musica si espande più velocemente, dall’altra, invece, il lavoro dell’artista non viene ripagato.
Sulla tua pagina Facebook ho letto una frase che condivido, ti offro l’opportunità di approfondire il tuo pensiero: “Non fossilizzatevi su un solo genere musicale e imparate ad ascoltare tutto perché la musica è bella… tutta!”.
A volte le convinzioni ci rendono esseri limitati. Purtroppo anche l’arte, al giorno d’oggi, è schematizzata, ad esempio : un pittore che ritrae un volto è considerato banale e privo d’inventiva anche se non è cosi. Bisogna capire che l’arte non è originalità, l’arte è sentimento, quindi anche due occhi dipinti possono suscitare emozioni cosi come un taglio su una tela, ma non esiste superiorità, ognuno ha il proprio modo di esprimersi. Anche un coltivatore di grano quando vede i suoi campi ricchi crea qualcosa di artistico, proprio come un quadro di Van Gogh.
Per quanto riguarda la musica il discorso è lo stesso, un brano blues, rock rap o dance ecc.. non fa differenza, ciò che importa è quello che arriva, le emozioni che scatena, poi, tutto il resto è silenzio.
“Nihil” è il tuo primo album, da cui è tratto il brano protagonista dell’Officina, Crisi esistenziale, ma anche il secondo estratto Scivola giù (feat. Swelto) e il terzo singolo, MalincoMia, il cui video è stato pubblicato proprio ieri. Parlaci di questo disco, com’è nato, i temi trattati, le emozioni espresse.
Io sono un conservatore, mi piace portare addosso tutto quello che vivo, anche se a volte pesa un po’ e con questo disco ho cercato di “confezionare” la mia vita. Ma quando tutto finirà, quando lasceremo questa vita, cosa ne sarà dei ricordi che vivono in noi e che ancora ci fanno battere il cuore? è questa la mia paura più grande e se ho scelto di condividerla è perché la paura quando viene condivisa fa meno paura. Avrei potuto credere in Dio ma sono un tipo da mille domande e le scorciatoie non mi sono mai piaciute. Credo in una sola cosa: l’emozione…è per questo che ho scelto di fare musica, proprio per conservare tutte le mie emozioni, è per questo che ho scelto Nihil.
– Parlando in particolare di “Crisi esistenziale”. Perché hai scelto di aprire il percorso del disco proprio con questo brano? Il testo è molto diretto, nonché condivisibile. Tanti di noi si saranno ritrovati nelle stesse “emozioni” da te cantate. Il finale del video lascia davvero con l’amaro in bocca, sembra che non ci sia speranza di superare la “crisi”. E’ davvero così o si tratta solo di una “scelta stilistica”?
“Crisi esistenziale” è la sintesi di tutto il progetto ed è per questo che ha anticipato il disco. Io penso che tutti gli uomini hanno paura della morte, o meglio, hanno paura di lasciare le cose belle della vita (le persone care, i propri ricordi, e tutto ciò che regala emozioni) e ognuno di noi, almeno per un momento, ha avuto la sua “crisi esistenziale”.
Il finale non è una scelta stilistica, la musica è un’arte e l’arte non ha bisogno di stile ma di spontaneità.
“Proprio quando si è più saporosi, bisogna smettere di lasciarsi mangiare. Nel vostro morire deve ardere ancora il vostro spirito e la vostra virtù, come un vespero sulla terra: altrimenti il morire vi è riuscito male. Muori al momento giusto” (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra).
Chiudiamo l’intervista con una domanda molto pratica. Quali progetti ci sono nel futuro di Andreas del Grosso?
Vedo il futuro come un qualcosa di astratto e sempre a un passo dalla realtà. Spero di colorare al meglio i miei giorni e di coltivare le mie passini fino a quando sarò in vita.