Pino Daniele raccontato attraverso le parole di Fabio Fiume, giornalista e critico musicale nonché collaboratore di All Music Italia. Ma soprattutto napoletano D.O.C. che ci racconta cosa si prova in questo momento nella città che ha dato in natali al grande Pino e che oggi piange la scomparsa di un suo “pezz’ e core”.
C’è grande tristezza stamattina su Napoli, fa molto freddo ma non è lo stesso freddo di qualche giorno fa, quando la neve l’ha stranamente ed inaspettatamente imbiancata. E’ un freddo diverso, è una sensazione non fisica, ma più profonda. Non la scorgi guardando il Vesuvio incappucciato di bianco che contrasta il mare battuto dai venti. E’ come quando una lacrima ti solca il viso mentre guardi un film commovente e seppur cerchi di trattenerla, perché non è conveniente, proprio non riesci.
Piange una città intera perché la notizia che Pino Daniele non è più, è come un masso assurdo il cui peso è insopportabile al momento.
Non è solo un nome altisonante dell’arte che va via, che è sempre cosa grave, ma è una fotografia nitida di quello che i napoletani sono, compreso chi vi scrive, che sbiadisce all’improvviso. Non sbiadisce ovviamente la sua musica, che è fortunatamente li, scritta, indelebile e base per chiunque voglia attingere a questa meravigliosa arte, ma lo fa quel pensiero che un suo figlio potesse regalare nuovamente un altro racconto in note, un’altra istantanea da attaccare li, pezzo di puzzle per completare un quadro che appare sempre interminabile; perchè Napoli è difficilissima da raccontare, non la si bolla con poche parole, non si può contenere in pochi versi tanta bellezza, tanta poesia per gli occhi e al contempo tanto disagio e passione, vita e sregolatezza, chiassose risate e pianti sommessi, teatralità e canzone, tanta furbizia, tanta arte, quella vera e quella di arrangiarsi che pur arte è.
Pino tanto colore ha portato a questa mai completa composizione e le tinte da lui usate sono tra le più scintillanti, caleidoscopio rappresentativo proprio di gran parte di quelle sfaccettature che intarsiano questa città ed i due milioni di anime che con lei pulsano. Terra mia, Alleria, ‘Na tazzulell ‘e cafè, Chi ten ‘o mare, Quanno chiove , Tutta nata storia e su tutte la stratosferica Napule è , sono solo una minima parte di titoli che si potrebbero sciolinare per descriverne la grandezza artistica, ma è ingiustizia profonda poterne citare solo alcuni. Ed allora la lacrima per un momento viene cancellata da un sorriso; è la consapevolezza di aver potuto ascoltare cotanta bellezza, a cui non senza qualche diffidenza iniziale tutta l’Italia s’è inchinata rendendogli posto d’onore tra i troni della musica. E quel trono è visibile nei tanti messaggi di cordoglio dei colleghi, tanti amici, che di te Pino si son beati , chi dell’amicizia, chi dell’aiuto artistico, chi di un vezzeggiativo affibbiatogli, che solo un napoletano sa sempre trovare per rendere più personale un rapporto. Lacrime d’arte, lacrime comuni, tante lacrime in terra Pinù, come in tanti ti chiamavano, che varranno adesso però gli applausi degli angeli.