Sanremo 2020 – Raphael Gualazzi – Carioca
Raphael Gualazzi in gara al 70° Festival di Sanremo arriva in Sala Stampa Lucio Dalla per rispondere alle domande.
La conferenza si apre con un’esibizione degli Ottolini Jazz che accompagnano Gualazzi sul palco dell’Ariston.
Oggi è uscito l’album Ho un piano.
In questi anni quanto è cambiato Sanremo e Raphael?
L’ultima mia partecipazione è stata nel 2014, la fruizione digitale ha sostituito quella fisica. Penso sia molto importante collaborare.
Come mai il SudAmerica a Sanremo?
Il mio amore per la musica latino americana c’è sempre stato, ho sempre sognato la musica di quei luoghi. Brano con molto ritmo e di condivisione con gli altri.
Duetto con Simona Molinari, sembravi affascinato dalla sua performance…
Tutti e due eravamo emozionati ed omaggiati di cantare la canzone di Mina. Gli archi sono stati meravigliosi, il Trio sul palco ha ricreato la televisione jazz di una volta, di cui tutti siamo stati complici.
Dottor Jazz and Mister Pop, nel tuo futuro cosa c’è?
Dipende dove mi vieni a vedere, all’estero sono jazz, qui entrambi.
Non serve fare una distinzione, il jazz si nutre della musica popolare dei grandi temi.
Hai reso un genere di nicchia, alla portata di tutti. Ti vedremo mai in un duetto con Mario Biondi?
Ho una grande stima per lui, mi piacerebbe molto. Se i nostri percorsi si incroceranno, mi farà molto piacere.
Quanto è importante aprirsi a mondi diversi?
Penso ci siano due livelli di approfondimento: verticale, che va in profondità, nella storia, nel passato e non basterebbe una vita per impararlo. Orizzontale, una commistione con generi diversi che credo sia sempre importante per mandare avanti la musica. Non serve tirare su muri ma fare ponti culturali.
Tu e Simona Molinari siete cersciuti qui, perchè hai scelto proprio lei?
Lei mi ha ospitato in una grande festa musicale al Teatro Augusteo a Napoli, lì è nata una simpatia musicale. L’ho ritenuta perfetta per E se domani, per la forte presenza musicale e scenica.