Si conclude questa sera la quattro giorni teatrale che ha visto sul palco del Teatro Litta di Milano, le musiche originali di Renzo Rubino al servizio dello spettacolo SAPEVO ESATTAMENTE COSA FOSSE L’AMORE PRIMA D’INNAMORARMI: una produzione TrentoSpettacoli – Macelleria ETTORE – teatro al kg, per la rassegna Apache 2015.
Caratterizzato da una scenografia del tutto essenziale, lo show poggia fondamentalmente sulla cifra interpretativa dei personaggi che si alternano sulla scena, mentre i testi e la regia sono curati dalla brava Carmen Giordano: protagonista e colonna portante, più di tutto è la drammaturgia del maestro Anton Pavlovič Čechov, autore illustre vissuto in Russia nella seconda metà del XIX sec. (tra le sue maggiori opere, ricordiamo Il gabbiano, Il giardino dei cicliegi e Zio Vanja).
A dividersi la scena gli attori del collettivo Macelleria ETTORE (Claudia de Candia, Stefano Pietro Detassis, Maura Pettorruso e Angelo Romagnoli), cui spetta l’arduo compito di impersonare e far rivivere le dinamiche di alcuni racconti del Maestro: dinamiche spesso di coppia e altre volte più vicine alla personalità di ciascuno. E come lo stesso (lungo!) titolo annuncia a chiare lettere, il leitmotiv dello spettacolo non può che essere il sentimento d’amore, che emerge con la sua verità e con tutte quelle sfaccettature che lo caratterizzano nei rapporti umani. I costumi sono semplici, totalmente neri, realizzati dall’estro di Maria Paola Di Francesco.
Dal sito del Teatro Litta riportiamo un estratto sui contenuti dello spettacolo, descritto come: «un turbine d’incontri mancati, parole non dette, attimi rubati al tempo che fugge e dissertazioni scientifiche sull’amore. Cechov guida i nostri passi alla scoperta del nostro stesso sentire. L’amore ci rende più vicini alla vita, stravolge i nostri pensieri, le nostre abitudini, ci rende capaci di gesti straordinari e incapaci delle azioni più semplici. L’amore accade e finisce senza preavviso. È il mistero sotteso ai rapporti consumati dal tempo. Com’è possibile che ci siamo amati? E cosa resta quando l’amore finisce? Ci accadrà di amare ancora?
Nella folla di uomini e donne che vediamo apparire sul palco, riconosciamo noi stessi, il nostro incedere tentoni nella vita e nei rapporti, col cuore gonfio di speranza e terrore. Le parole ci mancano, la testa gira, il ricordo aggredisce il presente e ci assale la voglia di vivere. Cerchiamo di restituire la verità nuda e cruda, fotografica di Čechov: vedere gli uomini nella loro realtà e rappresentarli in termini artistici di essenzialità. In questa prodigiosa galleria di ritratti, sempre diversi l’uno dall’altro, sta l’arte cechoviana di raccontare i personaggi e la loro vita: nessun uomo è uguale a un altro.»
Al prode Renzo Rubino – grande appassionato di drammaturgia e più volte nelle vesti di attore, in occasioni precedenti nella sua carriera – l’onore e l’onere di animare, con alcune sue composizioni originali ideate ad hoc, gli intermezzi presenti tra un racconto e l’altro. Del resto la propria vicinanza artistica alla realtà del teatro è confermata dallo stesso cantautore pugliese, che in una vecchia intervista per All Music Italia, rispondeva così a uno dei quesiti.
«Tra i tuoi progetti futuri, c’è forse l’idea di scrivere un’opera musicale?
Ma guarda, la verità è che il teatro mi piace un sacco! Lo sento il luogo ideale, perché riesce a rendere a quattro dimensioni qualcosa di fantastico. Quindi il mio desiderio, un giorno, è di trasformare sempre di più e di lavorare su questa potenzialità… un’idea forse è quella di creare un disco con personaggi veramente nuovi, magici, per poi portare tutto in teatro.» (Per leggere l’intervista integrale clicca QUI!)
E chissà che, proprio per quell’idea di un disco declinato alle atmosfere e agli stilemi del teatro, i tempi non si siano fatti maturi, alla luce del fresco esperimento cechoviano!