Fiordaliso VS Rosanna Fratello, lettera a cura di Fabio Fiume.
Buongiorno direttore Signorini,
sono Fabio Fiume, giornalista e critico musicale di All Music Italia. Le scrivo perché seguo, anche se non pedissequamente il GF; non per spocchia alcuna, s’intenda, ma perché come potrà immaginare, dato il lavoro giornalistico, non sempre ne ho il tempo. Però se capita e becco qualche momento che catturi la mia attenzione, mi soffermo.
Ho sinceramente letto dalle pagine di TgCom, attraverso le parole della concorrente Beatrice Luzzi, che ci sia stato uno scontro molto triste fra due cantanti (e quindi vado nel mio), riguardo l’importanza delle rispettive carriere, con la Fratello che avrebbe detto alla Fiorda che lei sarebbe una cantante “più importante“.
Allora vorrei dire la mia proprio in qualità di addetto ai lavori!
A parte che trovo “tristerrimo”, perdoni il termine che rientra fra le mie licenze personali e chi mi legge abitualmente lo sa, l’accaduto, vorrei iniziare col dire alla signora Rosanna Fratello, che non ho avuto mai il piacere di conoscere, che le carriere nel mondo musicale sono in genere legate alle mode del periodo e che la maggior parte dei cantanti nasce e “muore artisticamente” nelle stesse.
Queste, le mode, hanno in genere una durata di 5 anni, in cui l’artista in questione pubblica in linea di massima 3 album (oggi le regole commerciali sono molto cambiate), il primo di conoscenza e ascesa, il secondo di conferma e consacrazione, il terzo che gode di lancio potente perché si arriva dal successo, ma che in genere si sgonfia molto più in fretta. Finito il ciclo, una parte di artisti evolve e, consolidando un proprio pubblico, approda ad una fase successiva di altri 5 anni. Questo accade soprattutto se quel terzo lavoro, anziché sgonfiarsi in fretta, conferma e accresce il successo e potrei menzionare ad esempio come casistica Tiziano Ferro, il cui terzo lavoro, “Nessuno E’ Solo”, lo ha lanciato con ancor più forza nel lustro successivo.
Ancora meno sono quelli che scavallano i 10 anni di carriera continuando a mietere successi e sono questi che diventano oggettivamente i capisaldi della nostra musica. Nomi ce ne sono tanti, ma non sto qui a citarli come esempi perché credo che si conoscano.
Questo non vuol dire che quelli che si fermano prima non siano parte di una storia artistica; semplicemente vuol dire che diventano rappresentativi per il periodo, per la moda, per gli anni in cui sono stati all’apice.
Esempio? Chi potrebbe dire che i Righeira non rappresentino un apice nell’easy pop degli anni 80? Hanno avuto di certo la loro importanza, la rivendicano ed è giusto così. Eppure sono partiti più o meno nello stesso periodo di Zucchero o di Eros Ramazzotti, però, mentre questi due sono andati oltre, loro sono rimasti ancorati a quell’epoca li.
E non discutiamo come e perché. Si potrebbe generalizzare dicendo che è tutta una questione di contratti discografici, ma non è sempre in realtà solo questo il motivo.
Torniamo però a bomba: la signora Fratello dice a Marina (che invece conosco, anche se per vie tecnologiche ) che la sua carriera è più importante.
Chiaramente le affermazioni hanno bisogno di prove ed ecco che quindi intervengo, mi si perdoni, un po’ a gamba tesa, ma stando ben attento a non commettere il fallo.
GF Rosanna Fratello VS Fiordaliso
La carriera di Rosanna Fratello parte sul finire degli anni 60, dove si distingue come interprete languida e passionale e lega il suo successo a due 45 giri in particolare, “Non Sono Maddalena” del 1969 che raggiunge il n° 10 nella classifica singoli e soprattutto “Sono Una Donna Non Sono Una Santa” che invece si piazza ad un eccellente secondo posto nel 1972 e con cui partecipa a Canzonissima.
Poi? Sfido chiunque a ricordare un ulteriore successo di Rosanna, che pure ha pubblicato tanto. Ha partecipato a Sanremo credo 6/7 volte, venendo sistematicamente eliminata e classificandosi seconda a pari merito con Angela Luce ( la cui “Ipocrisia” però si ricorda decisamente di più) nel 1975, l’annus horribilis del Festival, quello di mezzo disco venduto e da cui poi risalirà costantemente fino agli anni 80.
Io in quegli anni non c’ero ma queste canzoni, le due citate, mi sono arrivate lo stesso negli anni. E se le canzoni arrivano anche a generazioni non in vita quando queste erano in circolo, credo sia già sufficiente a stabilirne la grande importanza ed il motivo assoluto per cui ricordare Rosanna Fratello nella musica italiana.
A memoria personale, invece, e non di richiamo, ricordo una canzone d’inizio anni 80, che poi ho scoperto essere scritta da Cristiano Malgioglio, “Schiaffo”, (di cui da collezionista ho anche il 45 giri) . Da bambino non potevo certo sapere chi fosse l’autore, ma con gli anni, diciamocelo, mi sarebbero state sufficienti due note e due frasi per capire da chi fosse firmata.
Poi la ricordo televisivamente legata a doppia mandata con le reti del biscione assieme a Bobby Solo e Little Tony nel progetto I Robot, certo più televisivo che discografico. E poi direttamente nel 1994, come una della folla Squadra Italia, a Sanremo, a cantare una frase, una, di una canzone corale, “Una Vecchia Canzone Italiana”, dove la sua voce era nel mezzo di nove artisti sul palco, con un microfono ogni due o tre, a mo’ di coro delle chiese, e otto coristi dell’orchestra ad accompagnare. Ergo, non si percepiva quale fosse la sua.
Questo è per fare solo il punto che non avrei certo fatto, se la signora non avesse affermato certe cose. Poi è chiaro che è comunque nel giro da 55 anni, che sicuramente si esibisce ancora live, o viene invitata in tv; ma se parliamo di dischi, di carriera, di rilevanza questo è ciò che pur fa storia da parte sua.
Veniamo alla Fiordaliso!
Non solo Non voglio mica la luna
Marina emerge ad inizio anni 80 proprio nel periodo Eros, Zucchero,di cui prima.
Lega la sua carriera a doppia mandata al Festival di Sanremo dove partecipa tra il 1982 e il 1991 ben 8 volte, più un’ ulteriore ed ultima nel 2002. Già parliamo quindi di un’artista che quel famoso scavallo dei primi 5 anni lo ha fatto, arrivando a dieci e poco più con continuità discografica.
Nella sua carriera, negli anni 80, il concetto di album è già più importante rispetto agli esordi della Fratello e, a memoria, io ne ricordo almeno due di successo: “La Vita Si Balla” e “Il Portico Di Dio”.
Ma se scendiamo sul confronto canzoni che si ricordano, Marina raggiunge il podio della classifica singoli nel 1984 con “Non Voglio Mica La Luna”, quinta a Sanremo, terza nella classifica a 45 giri e con esportazioni in tutti i paesi latini dove, vado a memoria, pare abbia venduto circa 4 milioni di copie, ma mi si conceda il beneficio del dubbio, sto scrivendo di getto.
Già prima però, dopo la cocente eliminazione di “Una Sporca Poesia” a Sanremo 82, approdata per la vittoria a Castrocaro, si piazza sesta fra i big nel 1983 con “Oramai”, che aveva ottenuto passaggio di categoria vincendo le eliminatorie fra i giovani, dove vinse anche il premio della critica ed il successivo piazzamento in top 30 a 45 giri.
Conquista la top 20 invece con “Il Mio Angelo” del 1985, “Per Noi” del 1988 e con “Se Non Avessi te” del 1989, mentre vola in top 10 con “Cosa Ti Farei” del 1990 e “Il Mare Più Grande Che C’è” del 1991.
Altri successi sono anche “Libellula” del 1984, “Fatti Miei” del 1986 più di popolarità sanremese che di numeri di vendite, “La vita è Molto di Più” in duetto con Pupo nel 1986, “Saprai” del 1991 in duetto con Roby Facchinetti.
Torna a Sanremo nel 2002 con “Accidenti a Te”, non come la Fratello in gruppone cuscinetto, ma da protagonista con un brano di Bigazzi che pare fosse nel calderone dei pezzi che Mia Martini non ha fatto in tempo ad incidere e si classifica nona.
E poi ancora, pur se pallidamente, appare nella classifica singoli nel 2007 in duetto con Gianni Fiorellino per “Io Muoio”, collaborazione questa nata dalla conoscenza durante il talent musicale “MusicFarm”.
Da questa mia missiva sembra che io voglia far emergere il contrario di quanto affermato in tv, cioè che Fiordaliso sia più importante della Fratello. No! Del resto Marina è una “Lupa”, come cantava in un suo recentissimo pezzo e non ha certo bisogno di me che la difenda.
Voglio però fare le poste alla cosa sgradevole detta. Credo che nessun artista debba mai affermare nei confronti di un collega una cosa del genere. E’ come se lei Signorini dicesse a me di essere un giornalista più popolare, più letto, più pagato, di maggior successo di quanto lo sia io. C’è bisogno che me lo dica? Penso che i fatti, il percorso, la carriera, lo racconti da se.
E laddove le cose non è che siano così nette, forse sarebbe meglio tacere e non scendere in questi paragoni.
In più questo diventa ancor peggio se la cosa è quanto meno opinabile o confutabile. Diventa sgradevole, appunto.
E allora visto che come diceva mia nonna, “per lo scostumato, ci vuole lo screanzato”, ecco che ne faccio tesoro e intervengo a mio modo, per mestiere, dando una diversa lettura di quanto affermato.
Le auguro un buon proseguo di trasmissione e distintamente saluto tutti
Fabio Fiume