In via eccezionale, Carlo Conti lascia il Teatro Ariston per raggiungere la Sala Stampa Lucio Dalla dedicata a radio e web: “Sono venuto a incontrare voi delle radio e del web perché sono partito da qui, mi sento più vicino a voi“.
Un presentatore ma anche ascoltatore, con una carriera partita dalla musica: “A me piacciono molto le canzoni, mi appassiono alla gara dal dietro le quinte. Spero che pian piano l’attenzione si sposti verso i Big 20 e le 8 Nuove Proposte. Chiaramente c’è un po’ di tutto e si parla di tutto però non dimentichiamoci che è il Festival della canzone italiana, per questo siamo partiti con un riassunto delle canzoni vincitrici dal ’51 a oggi“.
Con un contratto per la direzione artistica in tasca già firmato per il 2017, rivedremo Carlo anche sul palco come presentatore fra 12 mesi? O magari lascerà spazio ad altri, tipo Fiorello? “Ancora non penso all’anno prossimo, terminiamo questa edizione poi inizieremo a pensare alla prossima. Addirittura alcuni dettagli di questo Festival sono decisi in questi giorni, figuriamoci se penso al futuro“.
A chi lo definisce rock e avrebbe voluto un Festival più rock, dice: “Pensate che avevo invitato i Deep Purple ma purtroppo non hanno potuto incastrare gli impegni“.
Un po’ di critiche sulla ingente presenza di ospiti che oscurerebbero la gara: “C’è la tendenza a ingigantire il vero significato del Festival che alla fine rimane una gara di canzoni. Poi sì, è un evento importante seguito da tanti spettatori, che sono i veri galantuomini del nostro lavoro, quindi è giusto far arrivare ospiti che magari non hanno altri spazi, così come i super ospiti italiani e internazionale. Cerchiamo di accontentare tutti non solo col cast di cantanti“.
Instancabile lavoratore: “Faccio Sanremo con la voglia e l’energia che avevo già nell’85, quando ero tra di voi e venivo al Festival col registratorino e il microfono. L’entusiasmo è quello che mi porta avanti, la voglia di chiacchierare e divertire il pubblico”.
A chi gli fa notare che un paio di cover che ascolteremo stasera sono già su Spotify: “Su regolamento per le cover non c’è l’embargo che c’è per gli inediti“.
Cosa ne sarà del futuro delle radio locali? Spariranno? “Io credo che le radio locali non dovrebbero scimmiottare i grandi network ma trovare una propria identità. Bisogna inventarla la radio. La televisione e il web non ucciderà la radio, perché quest’ultima ha una sua via, che sarà sempre forte“.
Si chiude con un riferimento all’emozionante momento di ieri sera e c’è chi vorrebbe rivedere Ezio Bosso anche in finale: “Purtroppo non potrà tornare. Noi volevamo metterlo il sabato sera, come punta di diamante o ciliegina sulla torta se volete. Per una questione di spazi e tempi non è stato possibile, è già partito per Vilnius dove ha un concerto. A proposito, mi piace ricordare Anicetto Scanu uno dei fondatori di Radio Sardinia, fondata nel 75, anche lui colpito da una grave malattia. Ne approfitto per mandare un saluto e un abbraccio“.