Radiosa e felice del buon riscontro radiofonico a poche ore dall’esibizione, Francesca Michielin entra nella Sala Stampa Lucio Dalla del Palafiori per incontrare gli addetti ai lavori.
“La casa discografica mi ha supportato dall’inizio” – esordisce la cantante – “Credo che l’artista possa avere un grande talento ma senza una squadra che creda in lui è difficile. Ringrazio Marta Donà, la mia manager, ma anche Elisa perché con lei ho fatto il primo disco e nonostante non sia nel mio nuovo album, l’esperienza con lei è stata fondamentale. Senza dimenticare Michele Canova, che mi ha fatto trovare il mio suono. È bello riconoscere lo stile di un pezzo appena parte in radio, abbiamo molto lavorato su questo“.
C’è un’artista alla quale Francesca è davvero legata: “Quando sono nata, il 25 febbraio 1995, Giorgia stava vincendo il Festival di Sanremo con Come saprei. L’ho sempre seguita, mi piace tantissimo e ieri sera mi ha mandato il suo in bocca al lupo. Un’artista che continua a essere collegata con me“.
Non dimentica gli affetti: “Senza la famiglia non si va da nessuna parte. Tutti gli artisti possono arrivare su qualsiasi palco ma quando sei lì non sei mai da solo, c’è chi ti sostiene, ti supporta. Quando a nove anni ho chiesto di suonare il pianoforte non ha mai provato a farmi cambiare idea, mi ha sempre supportata“.
Un pensiero al Sanremo 2012 che la vide sul palco per duettare con Chiara Civello: “Da allora c’è stato innanzitutto un grosso cambiamento sul look, dal vestito rosa confetto alla salopette. Quattro anni di vita non sono chissà che, ma il passaggio dai 16 ai 20 anni è abbastanza impegnativo, sia che faccia lo studente che l’artista, forse anche più complesso. La mia crescita l’ho raccontata ieri sera sul palco dell’Ariston. Nel 2012 ero in balia di me stessa, ma essendo solo un duetto la vissi come un gioco. Oggi sono più consapevole, il mio brano lo trasmette“.
E proprio sul brano, Nessun grado di separazione, racconta: “Parla di uscire dalla scatola, di aprirsi alla vita, di abbandonare le incertezze dei 16 anni. Quella dei gradi di separazione è una teoria che mi pare sia del 1929, c’è già da un po’. Una teoria sociologica, detta “del mondo piccolo”, per la quale tra le persone, in tutto il mondo, non vi sono più di sei gradi di separazione. Nel mio brano c’è poca sociologia, più emotività. Secondo me in questo momento storico ci sono tante divisioni, geografiche, culturali. Volevo con il mio pezzo dare un messaggio di speranza, siamo tutti più uniti di quello che pensiamo“.
La scelta della cover che interpreterà stasera: “Sono una grande fan di Battisti, credo abbia portato una grande modernità nel nostro panorama, soprattutto nel canto. Ha rivoluzionato il modo di esprimersi in musica. Il mio canto libero nonostante sia del 1972 è molto attuale, volevo salire a 20 anni sul palco e fare un omaggio cantando un inno di amore, di libertà, di speranza. Una canzone molto fresca, l’ho scelta per quello“.
Una carriera, la sua, partita molto presto, che non ha però bloccato altri obiettivi: “Quando ho fatto X Factor ero in terza superiore, al Liceo Classico. Per me è stato complesso studiare e lavorare, non volevo assolutamente perdere anni, mi sono diplomata studiando anche di notte. Una battaglia ma felice di averla portata avanti. Adesso faccio il conservatorio, studiando composizione, sono anche iscritta alla Ca Foscari dove faccio Beni culturali. Quando sei uno studente lavoratore è difficile conciliare, ma ci sono tempi in cui ti concentri solo su quello, poi dai il 100% nel lavoro, e va bene così. Forse in tre anni non finirò l’università, magari in cinque ma mi piace molto studiare perché influisce su quello che scrivo. La cultura aiuta a difendersi, è il proprio scudo“.
Come si sente ad essere in gara con i giudici della sua edizione di X Factor? “Più che sfidare mi sento onorata e divertita. Per esempio Morgan mi abbraccia tutti i giorni, Arisa mi dice di non sbavare il rossetto, c’è un clima familiare“.
Il rapporto con i social: “L’artista sembra irraggiungibile, su un piedistallo. Ma non dev’essere così. Vado a scuola, mangio la pizza il sabato sera. Con i social c’è un passaggio diretto, puoi condividere la tua quotidianità. Sto conoscendo tantissimi artisti tra i miei fan. Adesso abbiamo creato un sito per coinvolgere i fan, durante questa avventura sanremese. C’è ad esempio un ragazzo molto bravo nelle grafiche, un altro disegna sui cappuccini delle figure particolari, e tutti contribuiscono. Mi piace poi leggere i commenti della gente, dev’esserci un contatto diretto e costante“.
Chi farebbe vincere fosse da casa a guardare il Festival? “Farei vincere Virginia Raffaele, se permettete, un fenomeno. Sono un po’ di parte, sono fan dei miei giudici, credo abbiano pezzi molto belli. Elio si supera sempre, con cose più pazze e più belle. Mi sono piaciuti molto i Bluvertigo, anche il fatto di rivedersi insieme, affiatati, gli auguro il meglio. Arisa è bella perché riesce ad esprimere se stessa al massimo con i suoi brani“.
Prima del termine della conferenza, prendiamo la parola e le chiediamo quale sia stato il percorso del brano sanremese e come è avvenuta la scelta, a seguito dell’uscita del disco a fine 2015: “Il progetto Di20 è andato avanti pian piano, era importante creare un percorso, una storia. Tutto è partito con L’amore esiste il 6 marzo dello scorso anno, poi proseguito con Battito di ciglia, Lontano e il tour acustico Nice to meet you in cui ho rivisitato i brani dell’album. Come fosse tesi e poi antitesi. Essendo un progetto in divenire, Sanremo è arrivato dopo. Avevo molta voglia di venire al Festival e quando ho ascoltato Nessun grado di separazione ho pensato sarebbe stato bello presentarlo al grande pubblico. La sintesi di tutto questo è Di20are, in uscita dopo il Festival, in cui brani nuovi si proiettano nel futuro, per nuovi progetti, nuove esperienze“.