Lo scorso anno hai partecipato al Festival di Sanremo per la prima volta, dichiarando che avresti bissato solo nell’eventualità di presentare un pezzo davvero convincente, cosa ha dunque di speciale Infinite volte?
Questo brano mi piace tanto perché ci sono pochi cambi armonici, pochi vocalizzi; non è una canzone che si mette molto in mostra, è molto semplice, vera; sincera. Non ci sono giri di parole, è una storia di vita reale; mi piace tanto e ho pensato che non ci fosse miglior occasione del Festival di Sanremo per presentarla.
All’uscita del tuo prossimo album seguirà anche il tour o comunque qualche data live?
Di sicuro il tour ci sarà ma per ora non ci sto pensando perché sono molto concentrato sul Festival, ci tengo a fare bene oggi e domani.
Il tour è una fase molto importante del percorso di un disco, quindi ci sarà ma per ora non so dire né come e né quando.
In un paio di anni hai bruciato moltissime tappe e sin da subito ti sei imposto nel panorama musicale nostrano piazzandoti ai vertici delle classifiche. Piaci tanto ai più giovani ma anche alle persone più adulte: c’è una formula per tutto ciò?
Quando un cantautore, un autore, si espone scrivendo una canzone spera sempre che possa essere apprezzata da più persone possibili, il fatto che quello che propongo venga apprezzato da persona con storie differenti mi fa solo molto piacere, ma sinceramente non so se c’è una formula. Posso affermare che mi fa assolutamente piacere perché per me la musica è universale, non dovrebbe avere target; la musica deve essere condivisibile.
Questa estate il tuo brano Fuori c’è il sole ha spopolato in radio: nel tuo nuovo album ci potrebbe essere il tormentone dell’estate 2016?
La canzone Fuori c’è il sole non è stata concepita come tormentone, ma è nata con la voglia di scrivere un pezzo leggero, nella mia mente più che una colonna sonora dell’estate doveva essere un sottofondo; se volevo fare un tormentone l’avrei scritta in spagnolo, scherzo (ride)!
Sai quale canzone è in testa nei passaggi radio nelle ultime ore? Infinite volte! A cosa attribusici questo risultato? Lo consideri già un traguardo raggiunto?
Mi fa moltissimo piacere apprendere questa notizia perché la mia canzone non parla di una persona particolare, ma un po’ di tutti; è una canzone universale. Quindi per me non è un punto d’arrivo, ma un piccolo traguardo si, a cui spero ne seguiranno altri!
Il tuo album di debutto miscelava vari generi musicali, il tuo prossimo disco sarà anche musicalmente eterogeneo o ha una direzione più precisa?
In questo nuovo progetto discografico c’è una direzione più centrata rispetto al mio primo album, che serviva a presentarmi al pubblico. Quest’anno, invece, è molto diverso; il disco è molto più personale. C’è molto di me nelle canzoni; ho partecipato alla produzione, all’arrangiamento e alle varie fasi di lavoro. In questo disco c’è una produzione più moderna e mi rappresenta al 100%. Di solito non mi piace riascoltarmi, invece questa volta non è così, questo album non mi stanco mai di ascoltarlo. Posso affermare di essere molto soddisfatto e non vedo l’ora che esca, sperando che la gente lo apprezzi.
Abbiamo anche rischiato in qualche brano, abbiamo cercato di coniugare il sound internazionale con la melodia e la lingua italiana, tanto bella quanto complessa. Non so se ci siamo riusciti ma sono soddisfatto, sarò un nuovo capitolo della mia vita!
“Zero Gravity” è il titolo, particolare, del tuo disco: da chi o da che cosa è stato ispirato?
Tutto è nato dal brano Gravity dei Coldplay, canzone stupenda che piace moltissimo sia a me che al mio produttore. Ho provato a fare una versione italiana di questo pezzo, poi però mi sono accorto che non andava bene, ma da questo adattamento non riuscito è nato il testo di un altro brano inserito nell’album, appunto Zero Gravity; quindi l’ho intitolato così per questo. Rappresenta anche la voglia di essere leggeri, di sollevarsi dai giudizi e dalle cose brutte che ci sono in questo lavoro.
Hai dichiarato che i cantanti della nuova generazione sono molto più massacrati rispetto al passato, ma tu provieni da un talent, non trovi invece che le nuove leve abbiano più possibilità?
Onestamente non credo ci siano più possibilità, anzi c’è molta più pressione su di noi.
Quando finisce un talent show cominci da zero e devi costruire la tua personalità artistica. Spesso i giornalisti dicono di sperare che le nuove leve della musica scrivano pezzi come quelli dei vecchi cantautori. Secondo me, invece, ragazzi di oggi dovrebbe essere liberi di scrivere ciò che sentono senza sentire il peso del paragone con gli artisti del passato, irraggiungibili. Ci si lamenta che non scriviamo capolavori, m in realtà non te ne danno la possibilità di farlo con questi continui paragoni con artisti, ribadisco, inarrivabili.
Quando un giovane autore scrive una canzone, questa canzone ha un valore e non lo giudica chi recensisce, ma solo il tempo può farlo. Solo tra 10 anni vedremo se queste canzoni hanno valore o meno.
Se ti avessero chiesto di cantare una canzone delle 66 edizioni del Festival quale avresti scelto?
Dio come ti amo di Domenico Modugno perché è una delle mie canzoni preferite in assoluto. Non c’è niente di più amblematico per parlare di un amore come l’espressione “Dio come ti amo”, viscerale!