Ci risiamo. Come le notifiche di Equitalia, come i disturbi mensili di ogni femmina quando diventa donna, come il rapporto malato fra Gasparri e il buon senso, come le immancabili dita mozzate dai mortaretti la notte di San Silvestro, anche quest’anno torna il Festival della Canzone italiana.
Grazie mamma Rai. È per questo che sono felice di trovare il tuo salato canone quando apro la bolletta della luce. Solo per questo. Altrimenti opterei per atmosfere calde da lume di candela. E invece c’è il festival, il festival dei fiori e della “buona musica”, del conduttore afro-americano e della droga liberamente sciolta negli acquedotti. Perché se è vero che il Natale ci rende tutti più buoni, è altresì vero che Sanremo ci rende tutti più sconvolti. Una settimana di sensi obnubilati, tremore diffuso, vista sfocata e orecchie che sanguinano. E che l’ira del Belpaese tirato a lucido possa abbattersi forte su di noi. Al resto penserà il Sert.
D’altronde, come scrissi anche l’anno scorso, Sanremo è Sanremo; è l’Italia nazional-popolare dei centri commerciali, dei cinema multisala e delle domeniche allo stadio, che per una settimana si mette in ghingheri e da un’incipriata alle proprie bassezze. Lo specchio inconsapevole su cui analizzare minuziosamente se le rughe sul nostro volto sono le stesse dell’anno precedente o, magari, il lifting ha funzionato e tiene meglio di un adesivo della Cagiva.
Seguo il festival da quando sono bambino. Non ne ho perso un’edizione, nonostante raramente fra gli artisti in gara ci sia qualcuno che ascolto nei restanti giorni dell’anno.
Ma allora perché lo guardo?
Perché mi diverte. Mi piace troppo il can can mediatico che segue il valzer delle canzoni in gara quasi fossero una cosa seria. Mi ricorda molto il wrestling, disciplina dannatamente divertente. Come divertente è sentir dire ogni anno che sarà la musica a essere messa al primo posto, stavolta, quando è ben chiaro come sia proprio la musica la cosa meno importante per coloro che gravitano nell’area Sanremo.
I cantanti vanno al festival per vendere il disco in uscita, e se la kermesse non incollasse al teleschermo così tanti possibili consumatori, se ne starebbero volentieri a casa. E farebbero bene: una settimana di stress per un totale di quattro esibizioni della durata complessiva di non più di 15 minuti. Ma chi te lo fa fare?
Per l’organizzazione e i vertici Rai la musica poi non è altro che un pretesto. Sanremo si fa per l’audience enorme che genera, una grassa settimana in cui è possibile vendere la pubblicità a tempo d’oro. Roba che nemmeno il parrucchino di Conte agli europei….
Insomma della musica a Sanremo non frega a nessuno. Dei vestiti delle vallette un filo di più.
Quest’anno con Garko, nome più adatto a un centravanti magiaro che a un attore, pare godranno anche le signore. Anche le papere di Sammy Davis Conti genereranno un certo interesse.
E questo sublime grande circo tricolore, grazie agli amici di All Music Italia, da un paio d’anni per me è diventato pure una questione di lavoro. Devo fare il pagellone. Mi pagano per essere severo ma giusto, o forse severamente bastardo al punto giusto. Non lo so, e comunque importa poco.
La verità è che se mi girano li boccio tutti, roba da rimpiangere la Gelmini.
E in questa edizione di incapaci in gara temo ne vedremo parecchi.
E allora dai, partiamo.
La clip che apre la kermesse è un sunto di tutti gli artisti che anno per anno hanno vinto il Festival. C’è roba che avevo rimosso, tipo Scanu, Povia, Alexia e qualche altro braccio strappato all’agricoltura. Pare che una vittoria l’abbiano portata a casa quasi tutti, belli e brutti. Tra l’altro, esteticamente parlando rivedere quella gnoccona della Oxa mi ha fatto davvero piacere. A proposito: Anna dove sei? Ci manchi, con o senza pietà!!!
Altra clip con i cantanti in gara quest’anno e poi si comincia, con una bella versione orchestrale di Starman, in omaggio all’immenso David Bowie.
Inizia la gara. Si parte con Lorenzo Fragola. L’anno scorso il suo pezzo non mi era dispiaciuto, era fresco, pop e sufficientemente paraculo. Infinite volte, la canzone di quest’anno, è una ballad un po’ alla Mengoni, ma cantata da un’ugola meno dotata. Fragola non sembra in serata di grazia, anche se esibirsi per primi a Sanremo non è mai facile e alcune parti del pezzo non sono semplicissime. Considerando che dalla faccia il nostro sembra appena aver fatto lingua in bocca con Dracula, la sufficienza pare meritarla.
Voto 6+
Arriva Noemi, rossa e giunonica come sempre. Così anche l’Italia ha la sua Adele e tutti contenti.
Il titolo, La Borsa di Una Donna, è accattivante. La storia raccontata un po’ meno. Non mi scomodo a leggere chi ha scritto un agglomerato di banalità simili, come se essere donna volesse dire vivere dimesse, tristi e colme di rimpianti. Noemi interpreta il brano con voce e personalità ma la canzone non decolla mai. È troppo ruffiana e fuori dal tempo persino per Sanremo.
Voto 5
I Dear Jack tornano a Sanremo, e già qui ci sarebbe da discutere. Niente contro i ragazzi e il loro nuovo cantante ma pare possibile che non ci fosse qualcos’altro da alternare ai Caro Giacomo? Evidentemente no. Non secondo la commissione. In Italia di ragazzi giovani e carini che suonano ci sono solo loro. Vabbé.
Comunque Mezzo Respiro è un discreto mid tempo, il nuovo frontman alla Basquiat ha ottime qualità vocali e se avete sedici anni non dubito che la canzone vi piacerà.
Voto 6+
Piccola pausa Conti: l’anno scorso la famiglia più numerosa. Quest’anno l’atleta centenario, Giuseppe Ottaviani. Il prossimo via con la tavola ouija e invochiamo Bruto, così qualcuno al Festival si prende la coltellata che merita.
Comunque il vecchietto è simpatico e più sveglio di me, questo è poco ma sicuro. Anche se quell’inneggiare all’insalata l’ho trovato sospetto, vero nonno Marley?
Tocca alla copia Caccamo/Iurato con Via Da Qui. Lui si è affermato qui l’anno scorso, lei non ho idea di chi sia. Il pezzo l’ha scritto Sangiorgi dei Negramaro, non so se sia qualcosa di cui vantarsi. Il brano è molto ben arrangiato, i due lo interpretano con grande mestiere nonostante la giovane età. Canzone molto sanremese, potrebbe essere la sorpresa di questo Festival. Ma anche no, perché suona parecchio di già sentito e fatica a decollare.
Voto 6.
Tocca al super ospite. Una volta, chiamavano David Bowie, Louis Armstrong, Madonna, George Harrison. Adesso la Pausini. E lo so, c’è crisi, altro che ripresa. Ma spiegatemi: questa è troppo figa per essere in gara? Cioè, voglio dire, ha una carriera più venerabile di gente tipo Ruggeri, Patty Pravo o gli Stadio? Quale malato meccanismo fa sì che lei, Ramazzotti ed Elisa siano super ospiti?
Hanno venduto qualche disco in più? Probabile. Ma ancor più ne vendeva Modugno che però al Festival ci andava. E in gara. Dai Sammy Davis Conti, non deludermi così…
Poi per carità niente contro la Pausini, che è un’artista completa, simpatica e di successo, ma colgo l’occasione per staccare un po’ la spina e riempire la pippetta di tavor. E comunque la domanda della serata per i rimastoni degli anni ottanta è: la Pausini è più Elias o Tisini?
Torno stravolto alla mia postazione, riparte la gara.
Arrivano gli Stadio. La canzone si intitola Un Giorno Mi Dirai. Ballatona esistenziale alla Vasco, testo semplice ma centrato che racconta di un padre che dialoga con la propria figlia, tanta malinconia, di quella bella, da sopravissuti, fino al finale a salire e i meritati applausi. Una boccata d’ossigeno che ci voleva.
Voto 7
Ecco Arisa, qui forse il tavor non basterà. E invece Guardando il cielo non è male. Il testo è intelligente, e tanto. Merce rara di questi tempi. Un po’ piatto l’arrangiamento e le indubbie capacità di Arisa non sono adatte a questo tipo da canzone. Ci sarebbe voluta un’interpretazione più sporca e colma di pathos. L’avesse fatta Courtney Love sarebbe stata una figata.
Voto 6
Intermezzo comico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Che dire? Li adoro ma a sto giro mi sono sembrati un po’ a corto di idee.
Riprende la gara. Ruggeri con Il Primo Amore non si scorda mai. A parte il titolo di merda, Ruggeri è difficilmente discutibile. Talento cristallino, vocalità personale, elettronica usata con la misura di un pasticciere, sempre sul pezzo, Enrico ne sbaglia poche. E di certo non su questo palco.
Voto 7
Sammy Davis Conti intanto ringrazia le forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la vita per noi. Guarda che la rischiano anche quelli che fermano per i controlli…
Ok arrivano i Bluvertigo, riprendo in mano la pipetta. Il loro pezzo, Semplicemente, proprio non mi arriva e Morgan è senza voce come e più del solito. Chi cazzo gli ha rubato il fattore X?
Voto 5,5
È il momento di Elton John, cosa aggiungere? Il suo ultimo disco non è all’altezza dei vecchi lavori ma quando interpreta i cavalli del passato è imponente. Tuttavia la giacca dell’artista inglese ha i led comprati dai cinesi e Giovannardi è furibondo.
Tocca a Rocco Hunt from Napoli con Wake Up. Una bella sorpresa, suono meticciato che richiama Pino Daniele e James Senese in chiave rap. Testo di dissacrante denuncia sociale, flow sempre in tiro e nessuna paura. Fino a qui uno dei migliori.
Voto 7,5
Irene Fornaciari presenta Blu, che se ci aggiungi una E in inglese vuol dire anche triste. E il suo pezzo triste lo è parecchio. Certamente per via della tragedia che racconta, una tragedia che è un abominio per chiunque abbia a cuore il concetto di essere umano. Tolte queste innegabili buone intenzioni, la canzone passa liscia e innocua come la forma dell’acqua, che appunto forma non ha.
Voto 5
E per stasera con i big in gara abbiamo finito, viva Iddio. Attendiamo gli artisti a rischio eliminazione.
Maitré Gims è l’altro super ospite della serata. Non so chi sia ma ha un bel flow, che annusa la dancehall quanto i club. Una versione più pulita di Movado, tanto per capirci. Sì, vabbè, ciao.
Sammy Davis Conti vuol togliergli gli occhiali ma Maitré lo manda a cacare, e giustamente. Ecco è il momento più alto di questa prima serata, ho detto tutto.
Due parole sui conduttori. Bene l’aziendalista Conti, sempre misurato e con le redini ben salde sul suo soporifero show. D’altronde l’auditel l’anno scorso gli ha dato ragione, quindi perché cambiare?
Bravissima Virginia Raffaele, pienamente a suo agio su un palco comunque difficile.
La Ghenea e Garko sono lì per gli occhi, mettici Barbie e Ken e cambia poco. È la solita vecchia formula del festival, non è nemmeno colpa loro. Come fai a sembrare intelligente se chi ti scrive le battute è meno acuto di Gasparri dopo una sera in un pub irlandese a bere birra e a giocare a freccette?
Alla buon’ora del fagiolino ecco la graduatoria, quattro a rischio eliminazione, sei salvi. Rischiano la Fornaciari, Noemi, Bluvertigo e Dear Jack. Stranamente la scelta non si discosta di tanto dai miei giudizi. Ma questo importa poco.
Finalmente si va a dormire. Notte amici, a domani, e che i led della giacca di Elton John possano illuminare le vostre camere da letto a giorno.
F.