Michele Bravi fa tappa a Sanremo dopo un paio d’anni di lavoro duro. È la sua seconda conferenza stampa, quindi è quasi più agitato ad essere qui che a salire sul Palco dell’Ariston.
“Lo lascio in pasto alla Sala Lucio Dalla” – Ufficio Stampa
Michele: Ciao a tutti, spero vi sia piaciuto il pezzo. Mi prendo un minuto per i ringraziamenti: in questo Festival rappresento il progetto “Michele Bravi” che comprende non solo la mia persona, ma anche chi mi sta alla spalle, Sciorina, la Casa Discografica. Un disco che per venire fuori ci mette 3 anni credo sia poco consueto. Volevo ringraziare tutte le persone che da casa mi seguono quotidianamente, che in questi 3 anni di pausa di riflessione hanno partecipato a distanza a questa crescita, a questa evoluzione. Vedere che, dopo la prima esibizione, Michele Bravi era in tendenza dopo Lady Gaga è una cosa davvero fighissima. Sono molto logorroico, scusate…
Con queste parole prende piede la Conferenza Stampa
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La tua canzone ha una firma importante (Rapetti, Mogol). Tra dieci anni come ti immagini?
Oddio, in realtà non mi immagino da qui a domenica (risate ndr)! A 20 anni è sì importante avere la meta chiara, ma non si possono fare grandi prospettive future. Il problema dei creativi è dare forma a ciò che si ha in testa, non ho bisogno di chiedermi cosa verrà fuori in questo momento. Questa settimana non la vivrò mai più, quindi me la voglio godere con la giusta spensieratezza.
Ti definisci un esempio per i più giovani?
Esempio per i più giovani mi sembra troppo, non ho nulla a che fare con divismo ed esemplarità, ma mi piace pensare di essere un piccolo esempio per la nuova generazione, quella alla quale appartengo. Sento addosso una grande responsabilità: portare il nuovo media nel vecchio media. Per fortuna c’è stata una buona risposta anche dai miei colleghi, quindi spero di riuscire a portare in alto il nome. Sono molto possessivo e geloso del mio progetto.
Hai trovato una tua dimensione nella lingua italiana? Come definiresti il precedente lavoro in inglese?
Io credo che ogni disco racconti chi sei nel momento in cui lo scrivi. Il devo costantemente e quotidianamente raccontarmi con nuove forme, ho bisogno di scrivere di continuo. Con il vecchio disco ho “vomitato” fuori tutto, l’ho fatto per proteggermi e schermarmi, e proprio scrivere in una lingua non tua può essere più funzionale. Con l’italiano sento di potermi presentare senza difese. qui all’Ariston, per la prima volta nella mia vita, sono stato messo a nudo, con tutti i rischi e la bellezza che ne comporta. Accolgo tutte le cose positive, senza leggere i commenti negativi.
Sei finito nel mirino di alcuni Eurofan, come vedresti la tua partecipazione all’Eurovision?
Magari! Sfido chiunque a dire il contrario, a dire no. Ovvio che quel palco è ancora più grande, ma credo che ogni possibilità di presentare il tuo progetto ad un bacino di utenza maggiore sia da cogliere al volo. Per ora mi sento già fortunato!
Perchè hai scelto “La stagione dell’amore” come cover?
Vuoi la risposta ufficiale o non ufficiale? Allora quella ufficiale è che Battiato è meraviglioso, il pezzo è una pietra miliare e rappresentarlo è stata una grande emozione. La motivazione ufficiosa è che volevo comunicare all’Italia che sono single! (Grandi risate e applausi ndr)
Pensi che questa sia stata davvero una ripartenza?
Il grosso problema nel mio percorso è che in realtà è semplicemente quello di un giovane che vuole trovare la sua dimensione musicale, niente di più, niente di diverso. Io sono partito da casa mia, mi sono sentito sconfitto perché me l’hanno fatto credere gli altri. Al massimo c’è il vicino di casa che quando mi sente cantare sotto la doccia dice BASTA! Per quanto riguarda “Il Diario degli Errori” credo che a cambiare sia semplicemente l’entità degli errori (che tu abbia 8 o 50 anni). Ognuno ha il suo bagaglio di errori personali alle spalle, sono sicuro che negli anni avrò modo di aggiungerne molti altri. A me piace l’idea di sfatare il mito della perfezione, quindi spero di aver dato un primo segno di questa mia intenzione.
A cosa era dovuta l’emozione che ha portato alle lacrime?
La giornata di mercoledì è stata difficile, ero agitatissimo, molto intransigente (chiedo scusa a tutti gli addetti stampa che mi hanno incontrato in questa giornata). In realtà poi sono salito sull’Ariston super sereno. Per il mio percorso umano aver messo per iscritto tutto ed averlo condiviso con tutti è importantissimo. Insomma: dall’alto della mia virilità ho dato sfogo alla mia emozione, mi piace vivere cose in maniera spontanea.
Il 24 febbraio esce “Anime di Carta”, il nuovo album. Chiara ti sta vicino in questo percorso?
Ci stiamo vicini a vicenda a dirla tutta, lei si è presa un grosso rischio presentando un progetto difficile e controverso. Ce la stiamo vivendo facendoci il tifo a vicenda, aver trovato un’amica dentro questo Mondo non è una cosa così scontata. Per quanto riguarda il nuovo progetto musicale farò due live: il 20 maggio a Milano e il 21 maggio a Firenze. Sarà un live particolare, ci saranno un po’ di ospiti, di amici, di colleghi; una band particolare e composta da molti e diversi elementi sul palco e poi porteremo lo spettacolo in giro per l’Italia più avanti.
Tra XFactor e Sanremo hai passato il tempo facendoti conoscere sui social. Nasconderti nel web fa parte della tua indole?
Inutile negare che noi siamo della generazione nata con il telefono in mano, quindi la prima cosa alla quale pensi per riuscire a raggiungere tutti è il web. Io racconto di un percorso che stiamo vivendo insieme, magari ti viene in mente un pezzo mentre stai lavando i piatti, nelle canzoni racconti quello che ti è venuto in mente, nei social invece fai vedere il momento esatto in cui quei piatti li stai lavando. Io ho aperto gli armadi di casa. Mi piace poter condividere tutto insieme, le cose belle non si fanno mai da soli.
Qual è il rapporto con la tua regione d’origine, l’Umbria?
Sono sempre stato molto irrequieto e vagabondo, in Umbria ho gli amici, la famiglia, con Sanremo ho scoperto di avere un sacco di cugine, ad esempio.
Tanti i complimenti ricevuti. Per te è più importante ricevere un giudizio da un musicista/collega o da un giornalista?
Perdonatemi per quello che sto per dire, ma per me tutta la critica musicale è un pochino inutile. Penso che la musica non abbia bisogno di giudizi, esiste musica che viene capita e musica che non viene capita. Poi sono una persona egocentrica quindi i complimenti mi fanno indubbiamente piacere.
Domanda provocatoria: da giovane perché non ti sottrai alla pratica del firmacopie che costringe a comprare il tuo disco per incontrarti?
Risposta all’altezza: Si chiama Firmacopie è inevitbile l’acquisto del disco, altrimenti andiamo a ere un thè a casa mia. Io vado al firmacopie per parlare del disco, per incontrare l’artista e scambiare sensazioni ed emozioni. Ad esempio ho chiesto di metterne 2 al giorno e prima ancora ho chiesto dove volessero che io andassi. Io voglio incontrare le persone!!