Francesco Renga, in gara a Sanremo 2019 con il brano Aspetto che torni, si presenta in Sala stampa Lucio Dalla per rispondere alle domande dei giornalisti.
La conferenza stampa si è tenuta al Palafiori venerdì 8 febbraio, prima della serata dei duetti in cui Renga sarà sul palco con la ballerina Eleonora Abbagnato, Tony Bungaro e Friedemann Vogel.
Come stai?
Molto bene. Sono contento perché ho visto le due esibizioni ed è quello che volevo ottenere. Ho sempre sfruttato Sanremo per fissare passaggi importanti della mia vita, sia artistica che reale. Ci tenevo a condividere questo momento con tutti voi.
Quanto è importante per te il quotidiano?
E’ molto importante. In questa canzone c’è moltissimo, anzi c’è tutto quello che sono io in questo momento. Ho compiuto 50 anni, ho due figli. Volevo fissare e stigmatizzare tutto questo in una canzone. C’è anche un amore nuovo, sereno, discreto. Sono innamorato. Questo amore è descritto nella canzone nel momento in cui nasce, prende forza e potenza. Il quotidiano è importantissimo.
Poi ci sono i cardini di tutta la poetica che ho fatto in questi anni. C’è mia madre: c’è un cortocircuito emotivo-emozionale molto particolare, perché inizio ad avere l’età in cui mia madre se ne andò e i miei figli hanno l’età che avevo io quando mia madre se n’è andata.
Sono le piccole cose che spesso scambiamo come banalità, ma non sono tali. Parlo dell’accompagnare i propri figli, di guardare negli occhi la propria donna. La canzone è tutto questo. Dopo 30 anni ho fatto pace con il senso di abbandono, con il dolore e il sentimento di rancore che non mi ha mai abbandonato in tutto questo tempo.
Cosa si prova a ritrovarsi in gara con un artista con cui hai condiviso l’ultimo tour? Qual è il tuo parere sulla canzone di Nek?
Non do un parere sulla canzone di Filippo. Il livello delle canzoni è molto molto elevato. Il cast è eterogeneo, sia sotto il profilo anagrafico che musicale. Sono contento di portare anche la mia storia. Adesso, quando ci vediamo con Filippo (ndr, Nek), la cosa più difficile è smettere di fare ciò che facevamo in tour, di divertirci e di scherzare. E’ stato un tour all’insegna del cameratismo più becero.
Sei stato il primo cantante della prima serata. Come ti sei sentito?
Sono stato felice, in realtà. Avevo molta voglia di cantare questa canzone e sono stato contento di cantarla per primo. inoltre, devo confessare che è stato divertente vedere esibirsi i miei colleghi dal tavolo di un ristorante. io mangiavo e loro stavano sudando sul palco.
Vogliamo un Renga rock sul palco di Sanremo. C’è la possibilità di una reunion con i Timoria?
Non so se sai che è uscito un disco celebrativo del passato con i Timoria. Il rock è la mia passione, ma la storia con i Timoria appartiene al passato. Finisce lì. Io non amo le reunion. Preferisco ricordare come eravamo.
C’è un personaggio musicale o anche non musicale che ti ha ispirato?
No, non c’è un personaggio in particolare. Devo però dire che in questo periodo ci sono alcuni giovani talenti molto interessanti. Tra loro, c’è ad esempio Ultimo che è anche il beniamino di mia figlia. Da loro cerco di carpire i cardini del loro linguaggio, hanno un modo loro di parlare, comunicare e scrivere. Bisogna avere le orecchie sempre aperte ed ascoltare tutto. Poi cerco di tradurlo con la mia cifra per renderla una cosa unica ma contemporanea.
Qual è stato il processo creativo del tuo brano?
Questo Sanremo per me arriva in modo improvviso, non era in programma. Sto lavorando ad un nuovo album; e avevo detto a Claudio che non sarei riuscito a venire al Festival. Credo che Sanremo tu possa domarlo se hai qualcosa di così importante, un’urgenza espressiva così grande, importante, intima che ti impegna così tanto da dimenticarti dove sei, cosa stai facendo.
Io ho tantissime cose nel disco meravigliose che non avrei mai portato a Sanremo. Due giorni prima che uscissero i nomi del cast, Baglioni mi ha fatto avere questa canzone di Bungaro. Io l’ho ascoltata e ho subito capito che c’erano sensazioni che gridavano dentro di me ma forse non avevano ancora trovato una giusta espressione artistica.
Ho ascoltato il pezzo di Bungaro, in una notte – a dire il vero – molto travagliata io ho scritto il testo. Di Bungaro è rimasto il ritornello. Il giorno dopo l’ho chiamato e gli ho detto: questo è il testo. Poi ho inciso la canzone in sala di registrazione e ho deciso che avrei dovuto assolutamente portarla a Sanremo. Tutto ciò due giorni prima che uscissero i nomi del cast. E alla fine sono qui.
Noi padri siamo legati ai nostri figli: come fai a conciliare la tua figura di artista e quella di papà?
In realtà non c’è nessuna distinzione. Faccio il meglio che posso per i miei figli. Gli artisti hanno un grande dono: riescono a comunicare attraverso la propria arte, che sia la musica o un film. Ho la fortuna di essere riuscito a portare in parallelo tutte e due le cose.
Ho avuto la fortuna di aver capito molto presto che scrivere canzoni e cantarle era la cosa che volevo fare. Ma ho sempre tenuto ben presente le cose concrete della vita: stare con i miei figli, portarli a scuola e a fare sport. Sono la cosa migliore, più bella che ho. Inoltre, mi hanno fatto diventare adulto. Poi, c’è l’amore per la mia compagna.
Io ho una figlia di 15 anni. Non posso pensare di sentire cose allucinanti come il femminicidio, e nello stesso sentire la parola amore associata a quelle situazioni. La parola amore non si può neanche avvicinare a quelle situazioni.
Vanti molte partecipazioni a Sanremo: qual è quella cui sei più legato?
Sicuramente quella di Angelo. Non per la vittoria, ma perché ero appena diventato padre. C’era ancora il ricordo di mia madre. C’era Jolanda, c’era Ambra sul palco. La vittoria è stata un coronamento di tutto questo.
A chi dedicherai la canzone questa sera?
Oggi la voglio dedicare a Eleonora Abbagnato che stasera ballerà sulle note di questa canzone.
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