Sanremo 2021 cast. I commenti del critico musicale Fabio Fiume.
Ed in una serata interminabile, ma finalmente di musica in tv ( almeno lì ), ecco servito il nutrito cast del prossimo Festival Di Sanremo. Tutti noi addetti ai lavori abbiamo fatto ipotesi, ci siamo guardati in giro, abbiamo chiesto a quello o quell’altro, e tutti abbiamo tirato fuori dal cilindro le nostre ipotetiche liste.
Io qui lo dichiaro, ne ho beccati personalmente 19 su 26 e non mi sembra affatto male come risultato soprattutto se si considera che buona parte di quelli “ciccati” sono stati fatti fuori all’ultima scrematura o hanno deciso in corsa di non esserci ( su alcuni è effettivamente così ), il nostro direttore so che era a quota 23 o 24, non ricordo.
Il lavoro di Amadeus e compagni ha portato ad un cast molto moderno, con poche incursioni in quel mondo familiare che fa tanto Rai Uno; dicono che si è pensato davvero alle canzoni e non a chi le cantasse e visti alcuni eliminati di lusso, ci si può anche credere.
Del resto fare il direttore artistico non deve essere il più facile dei lavori, soprattutto in un contesto come Sanremo che non ha un tema di base. Se fai uno show come quello del Primo Maggio, sai che c’è un filone di artisti consono alla causa e peschi tra quelli, così come se ti trovi ad organizzare una manifestazione dance, non ti verrebbe mai in mente di invitare che so, un Francesco De Gregori.
Sanremo è di tutti, è per tutti, ma è anche ( e purtroppo ) fortemente staccato da quel che dovrebbe essere; perché la manifestazione italiana più importante dovrebbe vedere i più grandi artisti fare a capelli per esserci ed invece riuscirne ad avere 3 o 4 ogni anno è grasso che cola e si tratta per lo più di artisti o che ritornano dopo un periodo di silenzio, o che hanno da rilanciare un disco andato sotto aspettativa, oppure in costante rampa di lancio, di indubbia fama, ma di risultati non proporzionali a quanto circoli il loro nome.
Da qualche anno a questa parte poi, il girone dei fantomatici big finisce con l’ospitare anche artisti che una vita fa, uno che di nome fa Adriano Aragozzini , che di Festival di successo ne ha portati a casa come organizzatore e direttore artistico, definì come una terza categoria: gli emergenti. Questa però è sparita in fretta dagli albi e questa categoria ( cioè artisti già in circolo da anni, ma senza dischi in classifica o popolarità d’immagine che all’epoca aveva esponenti come Paola Turci, Stefano Borgia, Steve Rogers Band, Jo Chiarello ) hanno iniziato ad essere spalmati nelle due categorie sopravvissute, alcuni, non si capisce perché, tra i big, altri, un po’ più comprensibilmente, tra le nuove proposte.
Va bé, come si diceva il dado è tratto e quindi, come direttore specificamente mi ha chiesto ed a cui ho risposto con un obbedisco che ha sapore storico, ma in quest’occasione anche molto meno, mi trovo a commentare il cast.
Si badi che: il metro con cui mi pronuncio qui, non è minimamente legato alla canzone giacché ne ho sentite solo una paio ma non sono state prese. Sono qui chiamato a trovare secondo mio parere ( e del resto scrivo io e non è che posso dare quello di un altro ) sull’utilità della partecipazione sia dal punto di vista dell’artista scelto che della manifestazione in sé, che per un ipotetico appeal discografico di un progetto album, giacché i singoli hanno una vita propria e chiunque può strabiliare o deludere. Del resto le mie pagelle settimanali lo dimostrano.
Visto che sono abituato alle pagelle, mi muovo in ordine alfabetico. Buona lettura
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