Sanremo 2024: conferenza stampa The Kolors.
I The Kolors hanno già fissato due date del tour.
3 aprile – Mediolanum Forum – Assago (MI)
20 giugno – Cavea Auditorium Parco della Musica – ENNIO MORRICONE di Roma
Come è nata questa canzone? A casa già la canticchiano?
Oltre a Baby Shark, è stata la prima canzone che mia figlia ha cantanto a memoria.
In stazione Centrale a Milano c’era un ragazzo che provava un approccio un po’ goffo con una ragazza e ci piaceva raccontare quella sensazione di dover rompere il ghiaccio in un approccio offline. Quell’evento ci ha dato il la per la scrittura.
Nel vostro pezzo c’è un po’ di Italodisco? Avete pensato al successo che poteva avere in giro per il mondo?
Noi abbiamo smesso di pensare ai possibili scenari post studio di registrazione. Il brano è arrivato dritto alle persone senza alcuna strategia.
Italodisco arriva dopo Un ragazzo e una ragazza come scrittura. L’abbiamo lasciata lì ed è uscita Italodisco.
Il brano di Sanremo l’abbiamo sviluppata dopo.
Qui siamo più verso l’urban funk più che l’italodisco.
Parliamo di ansia. Quando nella vostra carriera avete avuto ansia, come l’avete superata?
Lo portiamo nel mondo professionale, perché nel mondo umano l’ho vissuta eccome perché ho avuto un periodo de merda!
Nel mondo della musica è una cosa che ovviamente proviamo. Soprattutto la prima sera, perché quella roba lì ti secca la bocca. Questa cosa la si risolve essendo siceri. Le sette ore di prova che facciamo al giorno dal 2009 ci permettono almeno di andare giusti dal punto di vista musicale. Andare sul palco pronti ti dà la possibilità di essere libero di improvvisare e te la fai nei localini. E in settimana in inverno non c’era molta gente e non gliene fregava niente di chi suonasse. Questo ci ha dato la possibilità di apprezzre la potenza delle migliaia di persone. Cerchiamo di sfruttare quest’opportunità.
Le ultime due canzoni hanno un sapore più retrò. Serve per dire che potete abbracciare un pubblico più ampio dei ragazzini?
E’ un po’ il contrario. Noi artisticamente ci sentiamo figli di quella decade. L’abbiamo vissuta di riflesso ai nostri genitori che avevano una band. Abbiamo ascoltato dai Deep Purble ai The Cure. La difficoltà sta nel declinare quel mondo in un modo comprensibile alla Gen Z.
Noi vogliamo fare sinceramente quello che ci piace.
Degi anni ’80 ci affascina artisticamente è la ricerca della diversità, della singolarità di un progetto artistico.
Nella vostra canzone il ragazzo vorrebbe provarci con la ragazza ma non ha l’asso da giocare. Voi ce l’avete?
Quella scena ci ha dato solo il la, poi non sappiamo nemmeno se il ragazzo ce l’ha fatta.
Noi abbiamo provato a raccontare in modo contemporaneo l’approccio old school che avviene al di fuori dei social. Se ti fidi del tuo istinto, rischi di fare una figuraccia, ma è il modo per creare i rapporti e le relazioni e riesci a entrare nella vita di una persona.
Il ragazzo e la ragazza sono solo un simbolo.