Era il 1963 quando Jeanine Deckers, in arte Soeur Sourire, sbancava le classifiche di mezzo mondo grazie al singolo Dominique.
Appartenente alla congregazione delle domenicane missionarie di Nostra Signora di Fichermont di Waterloo, in Belgio, la suora era una grande appassionata di musica. Suonava la chitarra e ben presto si fece notare per le sue abilità tanto che decise di incidere vari brani a sfondo religioso da distribuire ai fedeli come opera d’evangelizzazione.
Le registrazioni giunsero nelle mani dei discografici della Philips Record Company che, intuito il potenziale, decisero di produrre il primo singolo della suora.
Non fu facile scavalcare i veti dell’ordine delle domenicane, ma dopo vari tentativi venne dato un permesso speciale per la pubblicazione, a patto che la sorella non sarebbe mai apparsa in pubblico e i brani non sarebbero stati pubblicati né con il suo vero nome, né con il nome da religiosa (Suor Luc-Gabriel).
Il successo fu immediato e internazionale tanto che venne subito dato alle stampe il primo disco di inediti The Singing Nun. Fu la prima artista femminile, e la prima artista belga, a portare alla #1 negli Stati Uniti un singolo e un album contemporaneamente.
La fama complicò profondamente la vita della suora, infatti poté esibirsi al popolare programma americano The Ed Sullivan Show solo dopo che il vescovo di Waterloo riuscì a vincere le resistenze della madre superiora, e allo stesso tempo fu costretta, come raccontò diversi anni dopo, a mostrarsi sempre felice e sorridente, sia dalla casa discografica che dall’ordine a cui apparteneva.
Il secondo album Her joys, her songs fu un flop e nel 1966, in crisi, abbandonò l’abito (dichiarerà poi che fu costretta dall’ordine contro la sua volontà). Tentò poi di continuare il suo percorso nella musica col suo nome di battesimo (in quanto i diritti sui nomi d’arte “Soeur Sourire” e “The Singing Nun” appartenevano alla Philips) senza successo, dopo di che si ritirò dalle scene, ma fu perseguitata dai debiti acquisti e nel 1985 si suicidò assieme alla compagna di vita Annie Pécher.
Questa lunga introduzione per raccontare una storia che si lega a nostro parere a doppio filo con quella di Suor Cristina, vincitrice dell’ultima edizione di The Voice of Italy.
La sorella sin dalla sua prima esibizione ha fatto parlare di sé in tutto il mondo, con articoli del New York Times tra i tanti, e messaggi entusiasti di Whoopi Goldberg e Alicia Keys, ma da subito non sono mancate le polemiche di artisti della musica italiana (come Dolcenera) o personaggi che come lei hanno unito il percorso religioso a quello musicale (come l’ex frate Giuseppe Cionfoli).
Indubbiamente il personaggio della suora canterina ha diviso l’opinione pubblica, tra i favorevoli a questo rinnovato tipo di evangelizzazione e chi proprio non è riuscito a mandare giù il mix tra sacro e profano.
Gli autori del talent di Rai 2 hanno puntato molto su di lei, basando ogni puntata, dalla sua blind audition, sulla sua storia, con molteplici riferimenti e un occhio di riguardo. Nulla di strano in questo, gli ascolti hanno subito un’impennata con la suorina, ma il pubblico ha fatto il resto, facendole vincere il programma con il 62% dei voti contro gli altri finalisti a cui sono rimaste le briciole.
Chi si aspettava però il boom di vendite post-talent è rimasto deluso e ha dovuto rivedere i suoi conti. In finale Suor Cristina ha presentato un pezzo ritmato dalle atmosfere in bilico fra country e gospel, intitolato Lungo la riva, scritto per lei da Neffa:
Il riscontro commerciale è stato impietoso: il pezzo non è riuscito ad entrate nella top 20 FIMI dei singoli digitali più venduti in Italia ed è presto sparito dalla top 200 di iTunes.
Nulla è stato fatto per correre ai ripari. Alla Suora (così come agli altri finalisti) è stato dato modo di esibirsi solo una volta al di fuori di The Voice, in un programma in seconda serata su Rai 2 (il Premio Belisario), nessun video o EP è stato pubblicato e di lei si sono perse rapidamente le tracce.
D’altronde già alla presentazione della seconda stagione di The Voice, il produttore Giancarlo Mazzi aveva dichiarato: “Ci siamo dati 3 edizioni come limite per riuscire nell’impresa di far affermare un artista, non è un cammino facile come dimostrano altri programmi e Sanremo stesso nelle ultime 2 edizioni“.
J-Ax, il suo mentore, ha dato la colpa del flop ai “pregiudizi”, Suor Cristina, alla vigilia della conferma dei voti religiosi, ha dichiarato di non preoccuparsi troppo per il risultato del singolo e di essere “andata là per mandare un messaggio cristiano“.
Si era parlato nelle settimane successive della produzione di un album internazionale, ma sembra che tutto sia naufragato e che l’ostacolo più grande per la carriera della suora non risieda nella Universal Music, ma bensì nell’ordine religioso delle Orsoline a cui appartiene la giovane.
Come ha dichiarato infatti Alessandro Massara, presidente della major: “Siamo in attesa delle decisioni personali di Suor Cristina e di quelle del suo ordine religioso. Tutto prende più tempo di quanto non sia per noi normale quando si tratta di contratti e progetti di altri artisti. So che può sembrare inusuale non averla ancora in studio o con un album pronto, ma giustamente ci sono delle regole diverse che in un caso particolare come questo vanno rispettate“.
In attesa delle “decisioni” delle sorelle, la Universal Music pensava già alle modalità di produzione dell’album di debutto della religiosa. Secondo quanto riporta il quotidiano Italia Oggi, l’etichetta avrebbe ipotizzato di creare uno studio all’interno del convento che ospita Suor Cristina, per permetterle di mantenere il suo stile di vita, e realizzare così in tranquillità il disco da lanciare con, niente di meno che, la partecipazione al prossimo Festival di Sanremo, fortemente voluta dal conduttore e direttore artistico Carlo Conti.
Lo stesso quotidiano afferma però che i superiori dell’ordine delle Orsoline (forse proprio ripensando alla vicenda di Suor Sorriso riportata all’inizio del nostro articolo), abbiano sconsigliato alla giovane suora di intraprendere anche la carriera artistica, almeno per il momento.
Insomma… la storia di Suor Cristina è un vero e proprio enigma! Si troverà una soluzione?
Cosa ne sarà della suora canterina? Riuscirà la Universal a farle rispettare il contratto e lanciarla in pompa magna rendendola la nuova gallina dalle uova d’oro in Italia e all’estero? Si ritirerà a vita religiosa, pur contenta della vittoria, dando una stoccata agli scettici che non credevano alle sue parole di fede?