27 Maggio 2018
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27 Maggio 2018

Ultimo chiude a Milano il tour dei sold out in attesa di novembre

In occasione dell'ultima data del "Peter Pan Tour" di Ultimo siamo stati al Fabrique di Milano. Ecco il resoconto...

Ultimo
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Difficilmente su All Music Italia dedichiamo più di un articolo al resoconto del concerto di un artista nello stesso tour. Ma la vita è fatta per stupirci con eccezioni e Ultimo è in questo momento quell’eccezione, per questo torniamo volentieri a scrivere di lui dopo aver parlato della prima data a Milano (ved i qui) in occasione del suo concerto di chiusura tour e in attesa dei due grandi appuntamenti previsti per novembre.

Quando il silenzio incerto e impaziente, tipico degli attimi appena precedenti l’inizio di un concerto, cessa per lasciare spazio alle prime note di Buon viaggio – la canzone che apre la scaletta- si capisce subito che tipo di serata sarà. La voce di Ultimo è calda, empatica, solare eppure oltremodo malinconica, e i testi delle sue canzoni sono la sceneggiatura perfetta per un regista così raffinato e potente. “Fai buon viaggio e butta quelle sigarette, perché meriti di vivere per sempre” canta Niccolò, e insieme a lui un Fabrique strapieno, tanto per cambiare.

Tutto quanto il suo Peter Pan Tour ha fatto il pienone in ogni parte di Italia, con il raddoppio sia a Milano sia a Roma. Dopo la vittoria nella categoria Nuove proposte a Sanremo Ultimo non si è più fermato, e c’è da giurare che questo sia (stato) solo l’inizio. Novembre, con le due date nei più importanti Palasport di Italia a Roma e a Milano, incombe ora più che mai.

La serata scorre velocissima, canzone dietro canzone, e in un’ora e mezza circa di concerto c’è spazio per tutte le sfumature. Dalla simpatica e irriverente Canzone stupida (“Avessi avuto solo un minimo di dignità, ti avrei mandata a fare in culo quattro mesi fa”, canta il giovane artista romano) fino alla splendida chiusura affidata a due delle canzoni forse più intime e viscerali del Nostro: Sogni appesi del suo primo album Pianeti e Peter Pan, il brano che ha dato il titolo al fortunatissimo album sanremese.

In mezzo tanta musica, fragile e potentissima, che arriva allo stomaco, lo mette in subbuglio e scappa via per ritornarti in mente a suon di ritmo irresistibile qualche ora dopo, a concerto finito, col silenzio intorno. Nella seconda parte del concerto, verso il finale, c’è spazio anche per quello che Niccolò definisce “un’eccezione”, perché “a me di solito piace fare le cose da solo”, e cioè l’ingresso di un ospite di eccezione: Mostro (il rapper romano Giorgio Ferrario). Tutto il Fabrique gli riserva un’accoglienza calorosissima e canta insieme ai due, all’unisono, creando un’atmosfera perfetta, anche se in realtà si tratta di un’improvvisazione (“vi giuro non l’abbiamo provata neanche una volta!” dice Ultimo prima dell’ingresso del collega e amico).

È una sensazione che si respira forte tra la gente che assiste al live di Ultimo, quella di sentirsi soli eppure così vicini, con le parole e le note del cantautore romano che riducono via via lo spazio tra un fan e un altro, fino a creare un unico enorme abbraccio che esplode in canzoni come Il ballo delle incertezze e Ti dedico il silenzio, nelle quali c’è spazio per la rabbia, la solitudine, il costante senso di inadeguatezza, ma anche la voglia di ripartire e la consapevolezza che solo i sogni- benché talvolta “appesi”- possono risvegliarci da un torpore che in fondo non sappiamo nemmeno da dove provenga.

Non c’è bisogno di avere chissà che cosa per essere felici, o quantomeno per essere sé stessi, che poi talvolta è la più grande aspirazione e il più grande tormento di ognuno di noi. “A me serve di più di un telefono nuovo, voglio sempre di più per colmare ‘sto vuoto. Ho la rabbia negli occhi e anche un po’ di stupore, la mia vita è una goccia che si tuffa nel mare” canta Niccolò in Mille universi in una canzone forse più nota per l’inciso in cui senza mezzi termini si maledicono le persone “che non sanno di esser sole e dopo piangono da sole”.

Insomma, se dal concerto di Ultimo vi aspettate di uscire indenni, senza aver attraversato mille stati d’animo diversi, senza aver cambiato umore mille volte, allora vi sbagliate. Qui non è il posto per voi. La musica del cantautore romano vi arriva dritta in faccia, con la forza dei sentimenti, quelli dolci, che vi accarezzano, e quelli più duri che vi sferrano pugni nello stomaco a ripetizione per ricordarvi che sì, nonostante tutto siete vivi, e Ultimo ve lo sta ricordando.

In un tempo storico in cui la musica a fatica si dimena tra nuove etichette e vecchi cliché, Niccolò Moriconi (questo il suo vero nome completo) si getta con prepotenza e senza pensarci troppo nel mare magnum che è oggi il mercato musicale italiano e non solo. Con musica e parole che arrivano dalla pancia e dal cuore, attraversando diversi generi musicali, il nostro giovane cantautore romano ci racconta il buio della periferia e “L’eleganza delle stelle” del paradiso, mischiandoli insieme senza paura del risultato. E il risultato è che al suo concerto- come nella vita- nessuno arriva veramente Ultimo. O forse si arriva ultimi tutti insieme, sempre, dimodoché non se ne accorge nessuno. E così, alla fine, finiamo per sentirci tutti primi. Almeno per una sera.

 

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