Valentina Giovagnini… sarebbero stati 40, un traguardo decisamente importante nella vita di ogni individuo, ma non per lei; lei è per sempre e per tutti ferma a 28 anni.
Lei è Valentina Giovagnini, che credo di non esagerare se, per omaggiarla in questa giornata che avrebbe dovuto essere festa speciale, la definisco un angelo. Lo era davvero!
Lo era per la sua bellissima faccia, delicata, espressiva. Lo era per i suoi occhi grandi e verdi in cui vedevi la natura aperta e lo era, ancor di più, per la sua meravigliosa voce, leggiadra, fiabesca che accompagnava una musica che si proiettava nel futuro ancorandosi a radici ben salde, alla storia melodica nostra e di tradizioni altrui musicalmente parlando.
Perché Valentina amava la musica celtica e medievale, la tradizione irlandese. Suonava il tin whistle Valentina, ma ancor più arrangiava le voci, armonizzava i cori, ne aveva fatto anche un secondo lavoro, oltre quello dell’artista, quella che era approdata sul mercato all’improvviso, in un Sanremo nel 2002, colpendo tutti.
La sua voce camminava su’ Il Passo Silenzioso Della Neve, che non fa rumore quando cade, eppure lascia i segni.
Per lei fu esattamente così; arrivò in scarpe basse sul palco più guardato d’Italia e fermò il tempo per poco più di tre minuti, tutti in silenzio, tutti per capire quella canzone con poche parole, ma centrate, dove andasse a parare sofisticata com’era nell’arrangiamento, eppure con rimandi così antichi.
Vinse per manifesta superiorità come miglior arrangiamento ma arrivò solo seconda nella categoria nuove proposte, con uno scarto di appena 21 punti dalla vincitrice Anna Tatangelo.
Non fu uno snodo da poco perché, nonostante un singolo stabilmente in top 20, un secondo, Senza Origine, protagonista al Festivalbar, un album, Creatura Nuda, l’unico tra i giovani, ad entrare più volte nel corso dell’anno nella top 50 ed una nomination agli Italian Music Awards come miglior emergente, Valentina non fu presa al Festival Di Sanremo successivo, tra l’altro stranamente dallo stesso Pippo Baudo, che pur ci aveva scommesso da direttore artistico l’anno prima.
Per un giovane nell’industria discografica questo può significare un segnale di stop gravissimo e non a caso a Valentina fu concesso un singolo, Non Piango Più, tra l’altro potentissimo, ma che senza alcuna promozione si arenò in un paio di settimane in classifica singoli nelle posizioni di rincalzo.
I lavori all’album furono bloccati e con loro anche il contratto congelato. Le porte del Festival le si chiusero in faccia altre 4 volte negli anni successivi, fino a quando in un Gennaio avaro come sempre di temperature gradevoli, il suo percorso di vita s’interruppe bruscamente, tradita dalla sua auto che andò a sbattere contro quella natura che dai suoi occhi si era di colpo materializzata.
Era il 2009 ma quel che di Valentina Giovagnini non è più tangibile da allora fisicamente, è rimasto nell’aria grazie alla sua arte. Da allora è infatti nata in sua memoria una Onlus gestita dalla famiglia ed impegnata nel sociale con diverse iniziative benefiche.
E’ poi uscito un disco postumo, L’Amore Non Ha Fine, che raccoglieva tutte quelle incisioni di Valentina di cui non avevamo potuto sapere per l’ottusità discografica, un libro scritto dall’autore dei suoi testi Vincenzo Incenzo, in cui si racconta di lei attraverso varie testimonianze ed ogni anno nel suo paese, Pozzo Della Chiana, si svolge un premio a lei intitolato per giovani emergenti.
Sono passati 12 anni e più da allora, però se qualcosa di bello per gli altri hai fatto, quel qualcosa rimane e Valentina è rimasta e torna; torna nelle menti di tutti con la sua musica, silenziosa come quella neve di cui ha cantato ma su cui le sue impronte non si sono più cancellate.
Se volete conoscerla meglio musicalmente cliccate su continua per ascoltare le dieci tracce, secondo me, più significative della sua carriera.