Dopo una breve pausa, torna in scena l’Officina del Talento, lo spazio dedicato agli emergenti di All Music Italia in collaborazione con Radio Hinterland.
Abbiamo il piacere di conoscere e ascoltare quest’oggi i Sunday Socks con I wanna dance with you, che sarà in rotazione per una settimana sulla nostra emittente partner.
Come nasce il gruppo? Alla fine del 2013, Seph ha l’idea di scrivere alcune canzoni acustiche per esibirsi nei locali della sua zona. Subito, Alex, un amico di vecchia data, si propone come chitarrista per accompagnarlo. Cominciano dunque a comporre i primi pezzi frettolosamente per partecipare ad un contest nel quale concludono al terzo posto. Ricevono molti apprezzamenti da diverse persone per la musica proposta e cominciano dunque a considerare l’idea di alzare il tiro.
Nell’aprile del 2014 cominciano a cercare un batterista, ne proveranno un paio senza rimanere particolarmente soddisfatti fino a quando risponde all’annuncio, pubblicato su internet, Abi, un batterista di Treviglio. I 3 entrano in sala prove e cominciano a provare i pezzi e sia Seph sia Alex non hanno dubbi da subito sulla scelta. Dopo un paio di settimane, provano insieme ad un bassista che li aveva già contattati del tempo prima: Andre. Inserito anche lui, i 4 iniziano a preparare il repertorio per il debutto.
Sunday Socks, un nome semplice, diretto, che rispecchia perfettamente il sound della vostra musica. Cosa vi ha spinto a sceglierlo?
Sì, ciò che ci ha spinto nella scelta del nome è stato proprio il suono. Ci “suonava” bene, come hai detto tu è semplice e diretto. L’intenzione era quella di avere un nome che rispecchiasse quello che facciamo, le nostre sonorità e il nostro mood, e Sunday Socks ci suonava perfetto. Non è stato facile trovarlo, non lo è quasi mai in realtà. Anche perché i nomi più belli che saltano fuori appartengono già a qualche altra band dall’altra parte del globo magari.
È stato il primo nome utilizzato o siete passati attraverso varie fasi?
Dunque, il progetto iniziale è nato come duo acustico e si chiamava The Marquises. Una volta ampliata la line-up, abbiamo pensato di cambiare nome affinché rispecchiasse il progetto nuovo e che fosse un po’ più easy insomma. The Marquises era piuttosto difficile da comprendere all’ascolto e soprattutto da pronunciare. Dovevamo sempre fare lo spelling.
Difficile immaginare che “I wanna dance with you”, il brano protagonista dell’Officina del Talento, sia nato in Italia. Raccontateci come è nato.
Questa canzone, come suggerito dal titolo e anche dal testo, è un invito a ballare, dedicato ad una ragazza. È una sorta di gioco, sensazioni ed emozioni che probabilmente tutti abbiamo provato nel voler ballare con la persona che ci piaceva o da cui eravamo attratti.
Musicalmente invece, è nato praticamente per caso. Melodia della voce e musiche sono rispettivamente ispirate da una canzone che in quel periodo andava tanto in radio, When the beat drops out di Marlon Roudette, e da un brano di un artista molto influente nella nostra musica, Rearrange di Miles Kane. In realtà è difficile immaginare che tutte le nostre canzoni siano nate in Italia, visto che le nostre influenze in genere provengono da un background anglosassone.
Quali sono le band che vi hanno accompagnato nel vostro percorso artistico e di crescita e che, inevitabilmente, vi hanno influenzato?
Sono tantissimi gruppi, tutto ciò che si ascolta alla fine ti influenza un po’. I gruppi di maggiore impatto sono stati quelli “classici”, dai Beatles ai Blur fino agli Arctic Monkeys. Oltre al già citato Miles Kane, potremmo dire veramente un sacco di nomi, Nirvana, Pixies, Oasis, Franz Ferdinand, Kasabian, The Libertines, The Strokes, BRMC e tanti tanti altri. Abbiamo scoperto che la nostra educazione musicale è andata a fasi, c’è chi è passato per quella metal, chi per quella grunge o alternative, chi per quella brit pop, per ritrovarci insieme nel cosiddetto indie rock. Non ci piace etichettare, è giusto per rendere l’idea, anche perché le influenze maggiori arrivano da ciò che ci piace, e ci piacciono tanti gruppi, artisti e musicisti.
Disponibile su Soundcloud il vostro EP “Concept”, con cinque brani tutti in inglese. Date un aggettivo ad ognuno dei brani inclusi in esso.
Ehm, ognuno avrà il proprio, quindi la buttiamo sul ridere. Masquerade è elettricamente carica, Cuddles on a paper è dolcemente mossa, Hybris è delicatamente martellante, I wanna dance with you, beh, non può che essere “danzereccia”; It’s dangerous chattin’ up in disco these days… non è pericolosa invece, è impavidamente adrenalinica.. ahaha.
Nel vostro futuro vedete anche brani in italiano?
Per il tipo di progetto che abbiamo in mente, attualmente no, ma nella vita non si sa mai. Non disdegniamo l’italiano, anzi. Adoriamo anche gruppi come Afterhours, Marlene Kuntz, Verdena o TARM, per citarne alcuni, sono fantastici. Semplicemente crediamo che l’inglese si presti meglio al nostro sound, che è tipicamente british. E poi ci piacerebbe varcare i confini italici per poter suonare anche all’estero, e in inglese diciamo che è un po’ più facile.
Quali sono i prossimi progetti dei Sunday Socks?
In realtà vorremmo seguire un percorso di crescita. Pur avendo avuto esperienze in band precedenti, dobbiamo macinare Km come Sunday Socks. I progetti più immediati, ovviamente, sono i live. Come tutte le band, vogliamo suonare tanto in giro, far sentire la nostra musica e farci il “nome”. Per ora ci muoviamo coi mezzi a nostra disposizione, ma ci farebbe piacere collaborare con qualche agenzia booking. Avendo pubblicato da poco un EP stiamo promuovendo quello e più avanti faremo un album. Abbiamo già avuto dei contatti con una piccola etichetta indipendente che vorrebbe produrci il disco d’esordio. Speriamo bene.