Da Oggi In Radio, l’ attesissima rubrica (anche dagli addetti ai lavori), come ogni Venerdì è pronta! Fabio Fiume ha ascoltato in anteprima i nuovi singoli che da oggi ci faranno più o meno compagnia nell’etere ed è pronto a raccontarcene, raccontandoci la sua opinione. Qualcuno sarà felice, qualche altro scontento, di sicuro il nostro critico ci da la sua versione dei fatti, che si ricorda essere sua opinione e non quella dell’intero staff di All Music Italia.
Si ricorda altresì che i voti espressi al termine delle mini recensioni non mettono in relazione alcuna artisti diversi tra loro. Il voto è attribuito in base alla valenza che il nostro Fabio da al brano inserito nel repertorio di chi lo propone.
Cominciamo…
Alesya – Ghiaccio e polvere
Per i pochi che sapessero di chi parlo, mi ricorda moltissimo il disco solista di Raffaella De Stefano, già Madreblu, figlio unico di madre vedova. Alesya piano , piano comunque avanza e la sua proposta riesce sempre ad essere radiofonicamente impeccabile. Ma le radio prima o poi se ne accorgeranno?
Sei+
Antioco – In punta di piedi
Viene dalla Liguria ma in alcuni passaggi sembra di ascoltare i cantanti melodici di tradizione partenopea. Troppo vecchia nell’arrangiamento svilisce alcuni passaggi del testo invece non malvagi.
Quattro =
Michele Bravi – Tanto per cominciare
Ma che bella questa nuova veste di Bravi, che unisce in meno di tre minuti il mondo ballad e quello up tempo accentato di elettronica, risultando originale ( a chi non conosce la scrittura di Casalino che qui firma ) e soprattutto potente e convincente, in tutte e due le fasi.
Sette
Gianluca Corrao – Genova ‘93
Racconto sincero di un padre al figlio delle difficoltà di approdo come migrante in una città che non è la tua. “Cerca di essere migliore di me” canta il padre, su base un po’ spoglia però, con un po’ di effetti sulla voce che lasciano intuire un‘intonazione non così spiccata e la cessione improvvisa ad alcuni passaggi rap più quadrati.
Sei =
Lino D’Avino – Dove sono i limoni
No, ma dico, siamo porprio sicuri di voler provare a sfondare con una canzone del genere? Ma quella bella figura del discografico e produttore che dicevano: “ragazzo torna a casa e butta sta schifezza che hai scritto” , che fine han fatto?
Tre
Andrea Di Giovanni – Got to blame
Ex Amico di Maria che non sembra per nulla uscito da lì, per il tipo di proposta lontanissima dal mondo pop proposto da altri ex alunni. Siamo di fronte ad una quadratissima ballata dal sapore internazionale, sfumature dark potenti ed ispirate, di quelle che, come accade di rado, mi permettono di esagerare col voto ad un emergente, con cui vado sempre coi piedi di piombo.
Otto +
Folkstone – Pelle nera e rum
Rock con propensioni blues raccontano la storia di Stephanie St.Clair, boss della malavita di New York. Per certi aspetti sembra di risentire i Litfiba degli anni 80 e manco, visto che loro all’epoca erano all’avanguardia, mentre oggi i Folkstone sono decisamente anacronistici.
Quattro ½
Galeffi – Occhiaie
Le occhiaie sono un fastidioso bagaglio che spesso ci si porta dietro quando si dorme poco e male… oppure benissimo, nel senso che non si dorme proprio per piacevole compagnia di letto. E’ a questa seconda possibilità che si rifà il cantautore la cui scrittura profuma di ballads inglese. “Baciamoci tutte le ore come fanno le lancette” ed effettivamente… ci avevate mai pensato?
Sei ½
J-Ax & Fedez – Sconosciuti da una vita
Snocciolati in insolita modalità ballad i pareri di chi non ti conosce e quindi con validità pressoché nulla, ma tra tutte le frasi c’è un’ammissione inopinabile, in questo caso valida per entrambi: “io non so cantare, non trovo la nota giusta, ma trovo la giusta nota da mandare a te” . Come a dire che il loro messaggio musicale arriva e si può pure non esserne contenti, però è la realtà dei fatti. Chiusa troppo in fretta.
Cinque ½
Le Vacanze – Settembre fun club
Tutto molto appropriato. Il sound scelto, gli 80 che ormai sembrano piacere proprio a tutti dopo che la storia li ha uccisi, le voci particolarmente adatte e anche un certo ermetismo nel testo, cosa che ricorda alcune cose tipiche dello stile. Anche la durata del brano è molto più conforme a quella decade, in cui un pezzo pop aveva la licenza di durare anche 4 minuti ed oltre.
Sette
Levante – Gesù Cristo sono io
Niente blasfemia da ricercare in questo titolo, ma solo un brano da ascoltare per capire che si parla di risurrezione da situazioni di violenza e si è di fronte ad un messaggio di riscatto per tutte quelle donne che troppo spesso subiscono già in casa. Il tutto senza rinunciare ad una musicalità potente, perché i messaggi mica devono passare per forza come sermoni?
Sette ½
Dario Margeli – Come reagire
Per un attimo alla partenza della base ho pensato fosse tornata Valerie Dore. Potrebbe essere un’idea stilista vincente ma andrebbe un po’ ripulita perché ci sono troppe cose che creano confusione nell’attenzione. Questo tipo di base meriterebbe linearità vocale ed invece la stessa voce è piena di effetti e fai fatica a scegliere cosa seguire. Da affinare.
Cinque
Mietta & Marea – Semplice
Una voce come quella di Mietta può davvero cantare quel che vuole per colore e riconoscibilità. Qui in questo tango jazzato è femmina passionale con capelli che volteggiano sulle sue gambe lunghe e tornite svettanti da tacchi altissimi. E’ già scenografia. Sono cose come questa che non me la fanno perdonare quando canta boiate!
Sette ½
Fabrizio Moro – La felicità
Ballata nel più classico stile Moro, con molta doppia linea vocale, esplosione maturata nella parte finale dopo un inizio più soft. Livello mediamente buono, anche per quel che riguarda il testo, però l’album tra le ballads aveva migliori cartucce da sparare.
Sei
Antonio Onorato – ‘O nonno mio
Se musicalmente ha una sua forza precisa ed inopinabile, con chitarre magistrali come nella migliore tradizione rock/blues/soul dei musicisti napoletani, a livello canzone questo pezzo ha una valenza quasi nulla. Un piccolo agglomerato di frasi fatte dove spicca quella del titolo: “sì ‘o nonno mio nunn’era muorto, era vivo ancora” … E grazie al cazzo! Scusate la licenza poetica, ma la parola viene detta anche nel testo. Licenza per lui, licenza per me…
Quattro =
Pfm – La lezione
La musica possono insegnarla ed anche qui il sound e la ritmica meriterebbero il ripasso da parte delle nuove generazioni, pur quando non sono, come in questo caso, essenziali. Si parla di vita che spesso dà lezioni e bisogna chiedersi il perché . L’età fa saggezza, ma loro l’han sempre avuta.
Sei ½
Mauro Pina – Ora basta
Mood anni 60, così come interpretazione che mi ha fatto pensare al Morandi di quegli anni. E’ davvero fuori tempo massimo anche si aggrappa ad un ramo per non finire nel guado del fiume grazie ad una sua orecchiabilità. Ma solo fino a che questo non si spezza!
Cinque
Tommaso Pini – Francesca e Dicembre
Pini si propone con un nuovo singolo che finalmente mostra un altro aspetto della sua artisticità, meno ironica e giullaresca. Il mood è rintracciabile sempre tra le strade tracciate da Mengoni, ma è proprio un’attinenza vocale che favorisce il paragone. Poco importa perché qui Tommaso è centrato e non corre il rischio di stancare in fretta come per le precedenti proposte.
Sei+
Giulia Pratelli – Vento D’estate
Restyling del successo di Fabi & Gazzè trova in questa nuova veste una sua carineria ma perde quella magia che le voci dei due amici combinate sapevano conferirgli, assieme ad un velo di malinconia che creava un contrasto vincente per una canzone estiva. Nell’insieme, comunque, prova sufficiente.
Sei
Roberta – Al posto del cuore
C’è qualcosa nel brano che non funziona. Non si tratta ne di scrittura, ne di voce, entrambe ben inquadrate in un contesto pop pur solito, ma comunque funzionale. E’ l’arrangiamento che è un po’ fiacco, un po’ vetusto e prevedibile.
Quattro ½
Seconda Vita – Scusa se non sono un poeta
Fantasia e realtà contrapposte nella vita del protagonista della canzone, ma seppure il testo ha una bella ispirazione base non è reso in maniera impeccabile. Il tutto è infatti un po’ piatto, monocorde, senza esplosioni che riaccendono l’attenzione vigile in una palpebra calante.
Quattro
Sugarpie And The Candyman – Così splendida
Si parla di attesa, quella più importante nella vita di una donna pronta a regalare la propria di vita. Quale madre non direbbe questo per un figlio. La resa canzone è decisamente vintage, molto suonata con strumentazione calda a supporto di una voce con piglio impertinente. Funziona ma non è per tutti.
Sette
Sik Tamburo & Motta – Meno male che ci sei tu
Venti di primi anni 80 in questa base che sarebbe perfettamente inquadrata nella produzione del periodo di artisti quali Alberto Camerini. Oggi avrebbe avuto un suo senso maggiore se avesse potuto bearsi di un testo articolato in maniera da non essere solo un insieme di pensierini.
Cinque =
Thomas – Il sole alla finestra
C’è molto degli esordi di Tiziano Ferro in questo nuovo singolo del giovanissimo Thomas, dalla voce bella, espressiva e spessa per la sua età. Un po’ più lontana come song dal suo amore per il funky ed un certo tipo di black music, ma comunque riuscita e piacevole.
Sei ½
Stefano Virga – L’amore dentro
Leggerino rock melodico tenuto tutto sulle tonalità medie, come la vocalità di Virga, piccolina, senza alcuna propensione né verso le basse né le alte. Ciò va bene se però hai un timbro particolare e riconoscibile. Questo non è il caso ed il risultato appare quindi piatto.
Quattro
Zibba – Quello che vuoi
Sapori intimi, chitarre anni 70 a fare perfetta base a strofe che sono racconto melodico che sa di vissuto, di sudato. Peccato per l’inciso che è un po’ poverino per liriche. Avrebbe meritato un’applicazione maggiore. Voce sempre piena di colori.
Sei