PAGELLE NUOVI SINGOLI – Bocciati
MEW – EMPATIA
Manca qualcosa a questo brano. La voce c’è, l’intepretazione e l’intensità emotiva anche ma sembra come se il pezzo fosse quasi strozzato.
Ti lascia quel senso di “ora arrivo, aspetta un secondo” che non soddisfa al termine dell’ascolto. E’ una ballad, una canzone semi acustica che non apre mai il suono, resta sempre nel mezzo e ti lascia con un po’ di amaro in bocca.
Sul secondo ritornello c’è un accenno di ampiezza con degli archi che donano quel senso arioso di cui, probabilmente, ci sarebbe stato bisogno fin dal primo ritornello.
Precisiamo una cosa importante che potrebbe dare una chiave di lettura alternativa: il brano non è un singolo, non ha una radio date al momento dunque potrebbe trattarsi di una pura sperimentazione che resta lì e che, dato il suo contenuto, è servita come sfogo dopo le recenti notizie che lei stessa ha dato sui social.
Valutata così può avere un senso chiaro, cioè di non avere nessuna pretesa in attesa del vero e proprio singolo, ma non abbiamo certezze, conferme o smentite quindi resta quanto detto sopra.
HOLDEN – AUTODISTRUZIONE
Che bravo che è Holden nelle produzioni, proprio un fenomeno. Ecco, perché non si concentra solo a fare questo dato che di Blanco e di Olly ne abbiamo già due?
Questa canzone ha una produzione meravigliosa che perde tutta la sua efficacia nel momento in cui gli si associa la voce di Holden. Anche il testo va bene, per quanto non abbia degli slanci poetici di chissà che tipo ma va benissimo così.
Il punto è che Holden appartiene a un mondo che è già sentito e risentito e che, proprio per questo, lo rende poco efficace (se non per i fan, ovvio, sempre da escludere in questo tipo di discorsi perché verrebbe supportato a prescindere com’è giusto che sia).
L’identità, la voce. E’ quello il problema in questo caso specifico ma non è il solo…
Si poteva, tranquillamente, chiudere il pezzo più o meno al minuto 03:00. C’è un minuto in più di brano per nulla necessario o funzionale e che rende tutto inutilmente più lungo del dovuto.
Ultima cosa, per quanto chi vi scrive odia dovere sottolineare questa cosa perché non la reputa un problema ma in questo caso sì: l’autotune. Troppo, davvero troppo autotune. Anche qui, già ci sono Blanco e Olly in questo stile che lo usano e con risultati più ‘naturali’ una volta terminati mix e mastering. Perché non tentare la strada della pulizia totale?
Domanda la cui risposta, probabilmente, sarebbe “è la mia cifra stilistica” oppure “a me piace così” quindi è anche inutile porsela.
FEDERICA ABBATE – TILT
Come autrice per gli altri è un fenomeno più unico che raro, come cantautrice per se stessa ha scritto dei brani bellissimi in passato ma, a differenza del collega Davide Petrella, lei fatica molto di più.
Questa TILT ha un ritornello forte, una base in stile Mahmood molto interessante e lavorata benissimo ma ha un problema grosso ed è proprio Federica Abbate.
Le manca sempre quel qualcosa, quella virgola, quello spunto finale e decisivo, per riuscire a entrarti dentro e strapparti il cuore. Mi gioco la riflessione/provocazione forte (ma neanche tanto): se questa stessa canzone, senza toccarla neanche di una virgola, l’avesse cantata Elodie probabilmente sarebbe una hit da lacrime agli occhi e vetta delle classifiche.
Ha tutte le caratteristiche, le manca quella più importante che è la capacità della cantante di darle un’anima profonda.
Sembra più un esercizio di stile del tipo “guardate che so scrivere anche per me stessa, sentite…” e poi ti ritrovi a sentire una canzone che potrebbe essere una demo da far sentire a quella che, poi, diventerebbe la cantante definitiva del brano.
Le cose sono due: o sbaglia lei a dare tutti i suoi brani agli altri, dato che la penna è riconoscibile anche distanti km, e dovrebbe tenerseli per se, oppure sono quelli con cui lavora ad avere una capacità interpretativa così grande (ed è un pregio) e tale per cui quando la Abbate decide di pubblicare a suo nome e con la sua voce risulta davvero la cantante che fa i provini in attesa della registrazione finale di qualcun altro.
Prendere spunto da Tropico non sarebbe male: per gli altri fa le hit da classifica che si dimenticano dopo un mese, per il suo progetto fa delle cose da strapparsi gli occhi per evitare di emozionarsi troppo. Due mestieri diversi, due mondi diversi, come dovrebbe essere.
KAUFMAN – LA NOSTRA STORIA NORMALE
La canzone si apre e sembra di sentire Luca Carboni al 100%. L’ispirazione è chiara ma, purtroppo, è davvero troppo marcata.
Questa canzone sembra una di quelle di Carboni, l’album del 1991, rimasterizzata e rispolverata con elementi indie. La tastiera ha il classico suono ‘indie’, quello di Promiscuità dei TheGiornalisti per intenderci, solo un po’ camuffato dall’effettistica).
Ci sono, poi, troppe ripetizioni nel testo, si poteva serenamente asciugare almeno di 30 secondi e no, non perché non ci sia la voglia di ascoltare canzoni più lunghe di 3 minuti, 3 minuti e mezzo, bensì perché una canzone deve essere funzionale anche nella sua durata e se si allunga il tutto ma con una serie di ripetizioni diventa un po’ noiosa alla lunga.
Nel complesso, purtroppo, non ci siamo tra poca originalità, durata e senso di vintage troppo marcato.
DONATELLA RETTORE – ANTIDIVA
“FORTE TOSTA E INDIPENDENTE” is back ma con un’altra voce e il focus piazzato sui social e non su se stessa. La Rettore è antidiva, odia i social e chi li usa in modo sconsiderato.
A Sanremo ci sarebbe stata benissimo se non ci fosse stata Marcella Bella, perché alla fine è la stessa identica cosa. Se provate a cantare quel testo su questa base, e viceversa, non vi accorgerete della differenza.
Brano dance pop, dunque, che vuole sembrare moderno ma che finisce per essere volontariamente (o involontariamente, chissà) una possibile canzone da meme.
Sarebbe strano, dato che si parla di utilizzo malsano dei social, vedere il brano usato proprio sugli stessi canali che vengono quasi demonizzati ma ormai non ci stupisce più nulla.
AIELLO – COME TI PARE
Ci sono due strade per questa canzone e senza deviazioni: numero uno, la canzone è una di quelle diesel che parte molto piano e cresce dopo un tot indefinito di tempo (forse l’estate). Numero due, questa canzone non serve a lui, non serve al pubblico e non serve a nessun altro perché non racconta nulla, non dice nulla, non pretende nulla.
Aiello prende ispirazione da Robin Schulz, la sua Sugar, e ci piazza sopra un testo dove ci sono riferimenti all’estate, lacrime da asciugare, balli tra le onde del mare.
Ha tutti i crismi per essere una di quelle canzoni estive che ascolti di sfuggita, non una hit clamorosa, e magari balli ogni tanto ma è davvero lontana da qualsiasi cosa Aiello abbia fatto in passato di interessante.
Di Arsenico, del resto, se ne scrive una nel corso di una vita. Farne due è fortuna, farne tre è arte.
PAGELLE NUOVI SINGOLI: GOLDEN SONG
BRUNORI SAS – PER NON PERDERE NOI
Brunori fa Brunori e questa canzone, apertura del suo album L’Albero delle Noci, ne è la conferma.
Ci si pone domande su quale sia il vero problema all’interno di una relazione allo sbando, sull’orlo del baratro, per riuscire a salvarsi e risollevarsi.
Il mondo è quello delle sue poesie (non sono canzoni, sono poesie e chi dice il contrario mente): Per Due Come Noi, Kurt Cobain e molte altre.
Scegliere questo come nuovo singolo significa far piangere senza sosta tutti nonostante ci si stia affacciando alla stagione dei sorrisi. Colpo basso ma incredibilmente bello, come quasi tutte le canzoni di uno degli ultimi cantautori italiani di altissimo livello.
Cantautorato never dies.
GIORGIO POI – GIOCHI DI GAMBE
Arriviamo da un singolo più cantautorale e poco pop come Uomini Contro Insetti. Ecco, qui le due sfere si avvicinano e la parte pop aumenta esponenzialmente all’interno di un contesto che, nonostante tutto, resta cantautorale.
Giorgio Poi raramente delude e anche questo non è il caso, per fortuna. E poi c’è un elemento che gli fa conquistare ulteriori consensi: non si parla di relazioni finite ma di relazioni che si stanno vivendo e pure bene.
E’ una canzone tranquilla, non ci sono crisi esistenziali, di coppia o psicologiche. E’ una sana canzone che parla di normalità, di crescità personale, di pace.
Che gioia, grazie Giorgio.
BIGMAMA – SAN JUNIPERO
Signori e signore, Marianna Mammone da San Michele di Serino ha fatto la super hit, quella vera.
San Junipero era già stata teaserata da settimane sui social di BigMama quindi era entrata nel cervello e ci si aspettava il tormentone dalla versione completa. Eccolo qui.
Questa canzone, però, è anche di più: c’è tutta la vena quasi attoriale, c’è irriverenza, c’è scherzo e tutta la verve che conosciamo, ormai, benissimo.
Aggiungiamo anche che in un mondo dove Achille Lauro diventa il romanticone di turno, il vuoto da lui lasciato in quel segmento qualcuno doveva riempirlo: ladies and gentleman, BigMama lo riempie e lo sovrasta con qualità.
Sembra di stare a Thoiry…e invece è San Junipero.
GINEVRA FT MEG – SPACCO TUTTO
Sorella maggiore e minore si uniscono e danno vita alla rivincita in salsa 2025 dell’ indie-rock italiano. Che freschezza e che energia Ginevra, che potenza MEG.
Napoli e Torino si incontrano meravigliosamente bene in questo brano, non c’è davvero niente di sbagliato in questi 3 minuti e mezzo.
Anche l’inaspettato ritorno al dialetto napoletano di Meg diventa la ciliegina sulla torta. Anche ai tempi di 99Posse sentire Meg cantare in dialetto era quasi una chimera da inseguire e invece, boom, nel 2025 ci regala un feat dal nulla e la bellezza di una caratteristica forse sfruttata troppo poco in carriera.
Dall’altro lato, Ginevra arriva da un periodo che possiamo definire come il suo vero PRIME. Ha pubblicato un album che definire splendido è anche riduttivo, continua a crescere di giorno in giorno ed è ormai un punto di riferimento al pari di altre sue colleghe della stessa generazione.
Era questione di tempo e quel tempo, buon per lei, è arrivato. Adesso spaccate tutto ragazze.
Appuntamento a settimana prossima con le pagelle nuovi singoli del New Music Friday del 25 aprile 2025.