PAGELLE NUOVI SINGOLI 18 NOVEMBRE 2022
Paky & Jul – La bellavita
Modernità inascoltabili sia nel testo che dice delle bruttezze inenarrabili ( ed il bello è che scrivono pure che la radio version è una clean version, cioè pulita ) che nell’arrangiamento che ha una base uguale da inizio alla fine e larghi momenti in cui è impossibile capire persino cosa dica, e non sto parlando del francese. E riascolto e continuo a pensare ma davvero, davvero?
Quattro =
⭐⭐⭐⭐=
Limo – Apnea
Attitudini urban, scelta stilistica che passa da strofe più pop ad un inciso di matrice dance più generica che poi evolve in maniera più distinta verso una più potente edm. Dopo il secondo inciso il brano necessitava di uno special. C’erano proprio tutte le carte per crearlo e non lasciare la canzone tagliata, incompleta. Attenzione agli effetti sulla voce, che quando questa non è ancora conosciuta rendono praticamente impossibile poterla fissare.
Sei=
⭐⭐⭐⭐⭐⭐=
Giulia Ottonello – Disco rotto
Belle le basse in questo pezzo, note che l’artista ha potenziato con gli anni. La bellezza delle alte era invece cosa ampiamente conosciuta. Ballata di risurrezione per la cantante che sente esplodere la lava dentro se, come a liberarsi da qualcosa che l’ha fatta stare parecchio male. Non è un pezzo che aiuterà Giulia a trovare granché spazio in radio, ma è una canzone che le può permettere di strappare larghi applausi sia in esecuzioni live che in esibizioni magari televisive.
Sei
⭐⭐⭐⭐⭐⭐
Ernia – Bella fregatura
Base non particolarmente originale, fondamentalmente è poco più di una marcia farcita qui e li d’innesti corali. Tuttavia Ernia si rivela sempre più cantante e riesce anche in questo caso a proporsi come un artista assolutamente contemporaneo, senza scadere ne in turpiloquio ne in racconti di pseudo gangster dei noi artri! Arriva invece con una canzone d’amore in cui la fregatura è proprio quella, cedere consapevolmente ed inevitabilmente a un sentimento a cui non si riesce a dire di no.
Sei+
⭐⭐⭐⭐⭐⭐+
Gazzelle – Non lo dire a nessuno
Ballata moderna nell’arrangiamento, molto da attuale scuola romana. E’ un sentimento che è probabilmente al capolinea e ci si interroga su quanto si è fatto, quali errori, quanta cecità di fronte all’amore, quello che ci fa bere tutto. Un po’ monocorde nella proposta interpretativa che rende si l’artista sempre riconoscibile, ma anche per l’appunto prevedibile. Il testo ha delle intelligenze strutturali e persino le ripetizioni dell’inciso riescono a rafforzare il messaggio proposto, l’ammissione di sconfitta, perché la fine di un rapporto sempre una sconfitta è.
Sei 1/2
⭐⭐⭐⭐⭐⭐✨
Franco Ricciardi – Je
Mai fermo sugli allori Franco Ricciardi continua il suo percorso in cui ha saputo mescolare la tradizione napoletana ai suoni provenienti da vari punti del mondo. E questa sua nuova fase urban è assolutamente funzionale anche dal punto di vista commerciale e radiofonico. “Je” forse mostra un po’ meno ricerca e si rifà sicuramente ad un mondo musicale più patinato, ma Ricciardi con la sua voce rotta, vissuta, riesce a renderlo sicuramente più sporco e a spazzare via la patina che manco il lucentiere sui metalli preziosi. Ci sarebbe voluto uno special.
Sei 1/2
⭐⭐⭐⭐⭐⭐✨
Fabrizio Moro – Senza di te
Come sensazione fa un po’ Everybody’s Changing, brano degli inglesi Keane datato 2004, questo pezzo però mette in mostra un’altra cifra stilistica di Fabrizio, un cifra decisamente più leggera. La sua bravura nel cantare le storie, i sentimenti è carta conosciuta, però forse prima d’oggi non aveva mai trovato una linearità così pop.
Niente incazzature nel mentre, niente pause quasi attoriali, ma solo una buona storia messa su un piano ipnotico ed evocativo ( come da band succitata ), un’interpretazione più radiofonica, un insieme che si può cantare dietro senza lasciarci su strappi alle corde vocali.
Sette
⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐
E veniamo alla Golden Song di questa settimana…
Diodato – Se mi vuoi
Intro musicalmente epico, quasi da colonna sonora di James Bond. E del resto il brano è colonna sonora del nostrano Diabolik.
Antonio entra delicatamente con piano ed archi e disegna una melodia struggente, ripetuta poi con accompagnamento più corposo nella seconda strofa. Per quanto poi bella ed eseguita in maniera eccellente la parte finale del brano però si scolla un po’ dal contesto canzone, spostandosi più verso un’ opera rock, a metà fra psichedelia e musical anni 70, fra orchestra e grandissima padronanza vocale. Tutto bello se te lo immagini cantato su un palco, un po’ meno se lo devi ascoltare in radio. Resta un buon pezzo comunque… però avrebbe potuto essere ottimo.
Sette1/2
⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐✨
Appuntamento a venerdì 25 novembre con le pagelle nuovi singoli.