Pagelle Nuovi singoli in uscita l’11 giugno 2021 a cura del critico musicale Fabio Fiume.
Novità che non accennano a diminuire anche questa settimana. Il nuovo modo di usufruire di musica, consumata in fretta, crea il bisogno di novità continue.
Sono però gli spazi per promozionarle che mancano e la sola rete mostra i suoi limiti perché finisce con il seguire le mode e consumarle fino a che non vengono sostituite da una nuova, lasciando poco spazio al ventaglio più ampio di proposte.
Anche nelle pagelle è chiaro che non possa dar spazio a quasi 100 proposte arrivate, quindi, come sempre, tolti i big, per le tante novità si è andati un po’ a fortuna. E questo è il resoconto
Acate – Sorbonne
C’è qualche idea musicale sfiziosa, delle evoluzioni in questo pezzo rap che, a differenza della maggior parte degli stessi, non si decanta su una base sempre uguale. Tutto il lavoro è chiaramente di studio, però anche i bit cambiano tra strofe ed inciso e si trascinano dietro le atmosfere, che in alcun momenti ricordano pure degli intermezzi delle sigle musicali dei Varietà anni 80, dalla Carrà in poi. Caruccia… ma perde punti perché tronca!
Sei
Avincola & Giorgieness – Limone
Due giovani interessanti che già da un po’ si stanno facendo notare con le loro produzioni originali. Lui è come sempre svagato, un po’ nel suo mondo, surreale e ispiratore di sorrisi, mentre lei è “cazzuta” , impertinente e concreta. La combine genera un pezzo carinissimo che si va a posizionare perfettamente a metà strada tra i due percorsi, non snaturandone le prerogative.
Sette
Boomdabash & Baby K – Mohicani
I Boomdabash continuano a fare la stessa cosa ormai da anni e stavolta rinunciano alla voce fortunata dell’Amoroso, per far posto alla rivale estiva ( così se la tolgono dai piedi ? ), Baby K. Il risultato è che abbiamo un tormentone di sicuro successo, anche per le caratteristiche ritmiche che fanno tanto colore, disimpegno e cretinera. Però ce n’è un secondo di risultato non sottovalutabile: abbiamo una canzone brutta in meno!
Quattro
Bowland – What if
Proposta che potrebbe avere validità in diversi modi. Qui si mostra come un’elettronica ambient, ma non è difficile immaginarla con dei bpm maggiorati ad impazzare per i dancefloor. O ancora con i bassi potenziati ecco che si trasformerebbe in una sigla di cartoni animati, tipo serie robotiche di fine anni 70, specie quando entra la voce grave di lui. Con un arrangiamento orchestrale potrebbe invece essere cantata come ballata da una di quelle voci da applausi. Diciamo che però i Bowland sono perfetti così.
Sette
Bungaro – Zen
L’eleganza è sempre stata una sua prerogativa, sia come autore per altri che come artista di faccia. Bungaro non si smentisce nemmeno qui con questo ritmo di tramonti caldo arancio da cantare soffusamente, tra la polvere di un cortile non asfaltato, con gente che batte le mani sulle cassette della frutta vuote, bambini che s’inseguono ed una ragazza che accenna qualche passo al centro, giocando con i capelli ed occhi di seduzione, mentre tutti la guardano.
Sette +
Giovanni Caccamo – Canta
Ispirata dalla lettera ai figli del Che Guevara, questa canzone va a ripescare anche musicalmente da alcune atmosfere delle Antille. Giovanni, soprattutto sulle alte che si affinano, ricorda sempre più uno dei suoi mentori, Franco Battiato. Nonostante lui tenda ad essere piuttosto ricercato e fine, in questo caso si bea anche della possibilità di essere ascoltato distrattamente e canticchiato. Questo potrebbe aprirgli qualche porta presso il pubblico più generico.
Sei
Gianluca Capozzi – Lei che
Torna al pop d’italiana concezione Gianluca con questo pezzo, cercando poi però di piazzarci dentro l’occhiolino al suo mercato made in Naples con un paio di frasi ad oc, nelle chiusure dei due giri lirico/melodici che compongono l’inciso. Non manca qualche richiamo ( la preparazione all’inciso ricorda Brivido Caldo dei Matia Bazar ) e nemmeno il passaggio finto rap come dazio da pagare per sembrare moderni. Ecco, quello è il momento meno credibile di una canzone che ha invece una sua dignità leggera, di storia di chiaroscuri sentita mille volte eppure credibile, per cuori impavidi e passionali.
Sei
Cato – Le scuse buone
Appena partita la canzone, la mia mente è andata subito ai Pinguini Tattici Nucleari e così ho fatto una cosa che non faccio mai: leggere il comunicato stampa a corredo del pezzo giuntomi! Ho scoperto così che anche Cato è bergamasco. Evidentemente il mood in voga tra le strade della città lombarda è questo; Cato è solo leggermente più rockeggiante, anche se poi è parecchio contaminato dal programming. Al momento però mi sembra un già sentito.
Cinque
DILE – Abarth
La cosa fondamentale nel rap è lasciar capire cosa dici, soprattutto se sai essere velocissimo nel freestyle. Se però non si capisce cosa dici allora è un problema. DILE non ha certo una cattiva pronuncia, ma la base spesso lo copre e quindi ti perdi le parole. Il pezzo è ben costruito secondo gli standard; non emerge come nuovo assoluto però si può ascoltare… mettendoci molta attenzione in alcuni passaggi, come dicevo prima.
Sei =
Matteo Faustini – 1+1
Ispirata ad alcune modalità compositive americane ( mi ha fatto pensare tanto a Charlie Puth ) Faustini si conferma un artista in crescita. Questo nuovo singolo si rivela accattivante perché ha momenti diversi che si alternano sia nelle intenzioni interpretative che nelle scelte d’arrangiamento. Se qualche network ci crede potrebbe finalmente esplodere.
Sette
Fedez, Orietta Berti & Achille Lauro – Mille
Freschissima questa nuova canzone di Fedez, paradossalmente grazie all’inciso retrò cantato da un’ Oriettona, sempre più regina della canzone italiana. Incredibile ma vero, la Berti sta conoscendo un’ennesima vita artistica dove sono proprio le nuove leve a renderle quel prestigio forse mai avuto così, nemmeno negli anni del grande successo. Lauro s’incastra alla perfezione, perché la composizione del pezzo si confà molto anche alla sua istrionicità. Diverso dal resto.
Sette ½
Fosco 17 – Una Domenica di Giugno
Ballata contemporanea a livello d’arrangiamento che ha però radici melodiche ben salde nel passato, quelle di cantanti pop d’inizio millennio, alla Paolo Meneguzzi, con cui c’è anche qualche similitudine vocale. Se un pezzo del genere fosse stato eseguito ad un Sanremo sicuramente si sarebbe beato di un innesto d’archi importante, che nella versione attuale è invece percepito solo come sentore di tastiere in sottofondo. Piacevole.
Sei ½
Leo Gassman – Down
Ma si può firmare una petizione per vietare l’uso dell’autotune? Si rende necessario se uno con una bella voce come Gassman, finisce per usarlo! Mettendo da parte questo, il pezzo non sarebbe nemmeno malvagio, e gli effetti sulla voce, qui e li, sarebbero stati pure graditi, visto che l’elettronica arriva a contaminare una matrice più rock. Però l’artificio quasi totale diventa davvero fastidioso e rende poco chiaro il percorso di un artista giovane che ha ancora tutto da dimostrare.
Cinque=
Helle – Rispetto
Ritorna irruenta e convinta di una nuova sicurezza artistica, con un abito elettro pop in cui canta di ribellione, di guinzagli ormai troppo corti. Nonostante però il pezzo non sia, a livello di durata, figlio dei giorni nostri e quindi prigioniero dei 2 minuti e mezzo, non riesce a dare un senso di completezza e s’interrompe con un secondo inciso leggermente prolungato. Ci stava invece uno special.
Sei =
Il Pagante – Open bar
In fatto di cafonaggine Il Pagante non delude mai! Tutto quello che è tronfio finisce come calamitato dentro le loro canzoni. E’ pure vero che il trio però riesce a trovare sempre il successo ed anche se la cosa non cammina di pari passo certo con la qualità, forse sono io che devo farmene una ragione. Ok ci provo… no, non riesco!
Quattro
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