Pagelle Nuovi singoli italiani in uscita il 16 aprile 2021 a cura di Fabio Fiume.
Sono riprese le uscite a mio avviso un po’ irrazionali. Escono troppe cose alla settimana ed andrebbero dosate meglio. E’ impossibile, soprattutto per gli emergenti, essere notati nell’enorme proposta settimanale, da cui finiscono per emergere al massimo 2/3 nomi. Comunque con un lavoro decisamente a “random” per non scontentare nessuno, soprattutto dei tanti addetti ai lavori, ecco i “fortunati” a finire nelle pagelle di questa settimana… ammesso che siano proprio fortunati. Qualcuno, effettivamente, non direi.
Emanuele Aloia – Notte stellata
Pause e ripartenze in questo pezzo di Aloia che perde qualcosa in originalità rispetto alla ballata con cui è emerso, con questo up tempo adatto all’estate, tutto clap, chitarra gitana ed un cantato che richiama alcune cose del nuovo cantautorato romano, pur non essendo lui di capitolini natali. Senz’altro sufficiente nell’insieme.
Sei
Andrea Ascolese – Annalisa
Pezzo leggerissimo in cui Ascolese racconta di questa Annalisa che fa cose strane per il perbenismo comune. Il tutto è proposto in maniera allegra, scanzonata, eppure al pezzo manca un inciso che sia riconoscibile e trascinante; qui quel che si ricorda è solo il ricorrente nome di Annalisa.
Cinque
Dodi Battaglia – Resistere
Chitarre anni 70 per uno che quegli anni li ha percorsi in todo e non solo, con accenti blues che però poco si appropriano al suo cantare, troppo poco sporco o almeno non quanto dovrebbe essere. Il pezzo è mancante del giusto appiglio che lo ancori ai giorni nostri. Battaglia è indiscutibile, ma qui ( e sottolineo qui ) risulta fermo a ciò che fu. Basterebbero piccoli upgrade.
Cinque
Camille Cabalterra – Scegli
Versione in italiano del brano dalla colonna sonora Disney di Raya, viene affidata alla giovane Camille, che tanti potranno ricordare sia piccolissima a Ti Lascio Una Canzone, che una manciata d’anni dopo ad X Factor. Pezzo nelle corde delle soundtrack di casa Disney, cantata benissimo, anche se tenuta tutta troppo su tonalità alte, in cui l’unica fuga, per paradosso diventano i falsetti. Quelli sono molto belli però.
Sei
Caparezza – La scelta
Subito cambio singolo per il Caparezza, forse dettato dal pallidissimo benvenuto ricevuto da Exuvia. Indubbiamente questo singolo recupera terreno nel campo dell’orecchiabilita’. All’interno si parla anche del mondo difficile delle star, delle scelte, di quel che accade dietro ad un successo che spesso sacrifica quel che è la vita vera e propria. Suoni ipnotici e concetto, insomma il caro vecchio Michele Salvemini!
Sette
Comete ( Eugenio Campagna ) – Naftalina
Torna Campagna o Comete, come preferite, e lo fa con questo pezzo in cui, forse per la prima volta, si lancia su una base elettronica. La sua scrittura però devo dire che ne risente non poco. E’ troppo corposo, reale, ciò che scrive per risultare adatto ad una batteria che non picchia duro dove deve e ad effetti che sostituiscono la carnalità di una vera chitarra. Peccato perché il pezzo di suo non è brutto.
Sei =
Costanza – Illudimi
Potrebbe sembrare personale eppure a me, la maniera di cantare di Costanza, appare alquanto stereotipata, alla ricerca di esempi fin troppo noti. La ballata è ben costruita nelle strofe, perde terreno nell’inciso che avrebbe dovuto aprire di potenza e far diventare reale quel senso di pop/rock suonato, invece di ripiegare su se stesso e giocare di pacatezza.
Cinque
Digame – Cosa fai di bello
Nessuno della catena produttiva di questo pezzo ha trovato le strofe molto simili a quelle di L’ esercito del selfie di Takagi e Ketra? Si tratta di una similitudine d’intenzione più che un vero e proprio ripercorrere le strofe, però la somiglianza c’è. Poi Digame, che pur canta, a differenza di Fragola, voce di quel pezzo li, si “trappizza” la voce non è un differenziare ma semmai un infastidire. Per non parlare di moltissime licenze sugli accenti… che tristezza per la nostra lingua!
Quattro
Extraliscio – E’ bello perdersi
Passata la scorpacciata sanremese gli Extraliscio tornano nel loro mood, quello del liscio contaminato, come mi piace descriverlo, e anche qui non perdono questa particolarità. Ad esempio, in questo nuovo singolo ci sono cori che rimandano canti africani, qualche sentore tanghero. Il suono è straordinariamente omogeneo ma la scelta invece dell’arrangiamento vocale è un po’ troppo “flattata”.
Sei
Andrea Formoso – Non m’hai mai
Quel che ognuno vede bello, spesso nemmeno il tempo lo sfiorisce. Questo è quello che succede quando ami profondamente, questo è quello che canta Andrea alla base del suo singolo, fatto di contaminazioni pop e jazz, per arrivare pacato, adatto a palchi intimi ma non per questo apprezzabili da tanti.
Sei ½
Max Gazzè – Considerando
Con l’intelligenza del testo che parte riprendendo l’incipit dell’inciso di un vecchio hit di Luca Carboni, Max Gazzè mette a segno un colpo da maestro con questo nuovo singolo che ha, come di suo, genialità melodica, una base moderna e malinconica al tempo stesso e la capacità di farsi ascoltare ed ascoltare ancora. La domanda sorge spontanea: perché non a Sanremo?
Otto
Ghost – Il mio nome è la dignità
Il ritorno dei fratelli Magistri passa per una ballata rock che ha un suo senso ben evidente; tutti i protagonisti sono caduti, sono stati bastonati dalla vita, colpiti, traditi, ma si rialzano e lo fanno cercando di non perdere la dignità. Qualcosa, nelle linee melodiche e nell’approccio iniziale, mi ha fatto pensare a Povia, ripulito però dalla rincorsa alla polemica spicciola di cui molti suoi brani sono sani portatori.
Sei
Jaboni – Love comes back to me
Ballata che ha delle stranezze di arrangiamento nelle strofe dove vigono delle pause strane che tagliano la tensione ed anche l’attenzione. L’inciso esplode troppo tardi; solo allora svela tutte le potenzialità. Avrei eliminato gli effetti un po’ meccanici sulla voce perché una canzone del genere non ne ha bisogno.
Sei
Kaufman – Yoga
Sempre originali i Kaufman si producono qui in una ballata che descrive il senso di solitudine dopo la fine di una storia in maniera singolare sia dal punto di vista musicale, con più di un cambio, che dal punto di visto del testo che mette assieme frasi ricercate, figurazioni fantastiche eppur realistiche e qualche frase scurrile, ma di uso comune, di quelle che tutti pensiamo quando veniamo lasciati.
Sette
Kyber – Forse un giorno
Base pop, inclinazioni vocali decisamente più soul, questo pezzo è una fantasia, una fuga per un futuro che ci porti via dalla stanza dove siamo chiusi. Interessante nell’insieme, forse proprio per il contrasto tra le possibilità vocali e la scelta stilistica, cosa che rende il duo personale. Da tenere sott’occhio.
Sette
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