Da Oggi in radio la rubrica in cui Fabio Fiume, il nostro critico musicale, ascolta e recensisce tutti i nuovi singoli in uscita oggi (con qualche recupero) torna come ogni venerdì… ci sarà chi sarà contento e chi un po’ meno.
Si ricorda che si tratta del parere del solo Fabio e non di tutta la redazione di All Music Italia e che i voti espressi alla fine delle mini recensioni non mettono in alcuna relazione gli artisti tra loro. Essi sono attribuiti alla valenza del brano rispetto alla carriera di chi lo propone.
Cominciamo subito…
Marco Armani – Non ho tempo
Testo intelligente d’ispirazione poetica che ben si adatta anche alla vita di un artista che ha avuto i suoi apici ma anche i suoi periodi di baratro. C’è cambio ritmo tra strofa ed inciso ma la canzone non perde ritmo, perché lo trova in un testo che si fa seguire. Armani ha mantenuto quel naturale sabbiato che forse con la maturità è ancora più idoneo alla sua faccia.
Sette
Jerry Calà – Un’altra estate che va
Vabè cosa vi aspettavate oltre un divertissement? E passano gli anni ma Calà, che pure ha una certa, gioca sempre con la libidine, solo che adesso il termine è contrapposto ai giga e whatsapp.
Quattro
Alessandro Canino – Il nostro amore perfetto
Funziona questo ritorno di Alessandro anche se le sonorità e l’arrangiamento in generale sa di già sentito. Non si è scoperto nulla di nuovo insomma, se non per il repertorio dell’artista fiorentino. L’ultimo inciso avrebbe meritato un ulteriore giro metrico, magari con qualche variazione d’interpretazione, anche minima ma che potesse creare una nuova attenzione.
Sei =
Mosè Cov – Lattiamo soli
Trap soffusa nell’inciso ed incalzante nelle strofe, voce molto lavorata, ma tutto sommato spaccato di vita interessante e fuori da discorsi soliti di violenza che vengono soltanto accarezzati per tracciare la strada fatta fino ad avere la coscienza per “tornare a riprenderti”
Sei ½
Sal Da Vinci – Il cantante
Anche il bravo vocalist partenopeo si appoggia al sound latino e lo fa pescando questo classico del 1978 di Hector Lavoe. Già è qualcosa che non ce lo ritroviamo ad ancheggiare al ritmo di reggaeton. Il brano però sembra più confinabile a spettacoli teatrali che ad una promozione radio/tv. Tuttavia live Sal potrebbe con questo brano davvero smuovere le piazze.
Sei
Anthony Di Francesco – Occhi cattivi
Sound ansiogeno e solita tematica cupa: un mondo da combattere, una dimensione che non combacia con le proprie esigenze, una violenza non reale nel testo, ma di termini però si, con rissa, pugni in faccia, incassi, schivi… insomma io dico che non se ne può più!
Quattro
Fadi – Cardine
Originale il sound, pacato e rilassante. La voce è un po’ apatica per tre quarti di canzone e quando decide di variare un po’ sul tema, esplodendo, toglie alla canzone quel senso di pacatezza generale, rompendo il mood che ti aveva colpito. Nelle alte comunque passa più un’istintività che un buon uso della voce.
Cinque
Furia – Robot
Rap che nemmeno Ambra ai tempi di Non é La Rai! Il testo ha anche un suo senso, parlando di alcuni uomini che pretendono una serva anziché una compagna, ma la forma canzone è davvero lontana dall’avercela proprio una forma!
Tre
Andrea Gioè – Balla amore
Tutto un po’ vetusto, dale chitarre, alle frasi ripetute due volte con l’effetto sulla seconda ripetizione. Nulla di male se il testo meritasse ripetizione, ma sembra invece davvero un insieme di pensierini sconnessi di bambini di terza elementare al massimo.
Tre
Il Muro Del Canto – La vita è una
Più teatrale che radiofonica, a metà tra italiano e dialetto romano, con fisarmoniche leader ed un cantato che è decisamente retrò. Difficile pensare che possa avere un futuro di successo se non, come detto, nei live.
Quattro
Jalisse – Ora
I Jalisse non sono mai stati solo Fiumi di parole anche se hanno voluto venderceli sempre così. Vari sono stati i tentativi negli anni più che validi, passati inosservati. Adesso con questa nuova ribalta popolare di Ora o Mai Più, lanciano questo brano che è bella mostra della voce perfetta di Alessandra, che qui gioca anche con le dinamiche e non solo con le aperture. Ed il risultato ha il suo perché con un finale di sovrapposizioni vocali davvero bello.
Sette
Jovanotti – Viva la libertà
I testi di Lorenzo sono sempre belli da seguire, però forse in questo disco ciò che manca, col senno di ascolti più approfonditi, salvo eccezioni, è il senso di canzone, quella che ti resta e che ricanti. Sono tutti racconti di vita, profondi pure, capaci pure di aggregare “stonatamente” attorno ad una chitarra, ma non di rimanere davvero come altre sue cose.
Sei
Kolors & J-Ax – Come le onde
L’italiano non ha reso i Kolors meno potenti dal punto di vista ritmico, anche se i testi al momento lasciano davvero il tempo che trovano. Questo è un simpatico perditempo estivo, con tanto di fischietti. J-Ax rende il favore a Stash & soci e collabora con loro. Il risultato è comunque non va oltre una simpatico sorriso estivo, ma poi l’estate passa e resta nulla.
Cinque
Jake La Furia – Bandita
Nessuno mi ha detto che La Furia era stato posseduto dallo spirito di Baby K! Questo brano è praticamente una versione maschile di un brano che la cantante/rapper ha scartato da un suo album. L’ascolti solo distrattamente perché, poco poco ti ci concentri su, potresti decidere di andare a fare le guerre ai mulini al vento, stile Don Chishotte.
Quattro =
LaRenda – La nebbia di Maggio
Ballata intrisa di rivalsa, di ripartenza da quello che si ha, aspettando che il domani ci riveli cosa vedere; l’importante è partire. Il sound è dosato bene tra momenti di racconto delicato ed ascese ritmiche che rivelano poi una parte cantautorale più votata al rock.
Sei+
Lisa – C’era una volta
Diciamocelo subito: una piccola assonanza con Ti sento dei Matia Bazar c’è, ma plagio, cosa di cui è stata accusata durante la finale, peraltro vincente, di Ora O Mai Più, è un’altra cosa. Il brano premia Lisa e la sua voce, le ridona una nuova possibilità di mercato, anche se i due brani per cui è maggiormente nota, sono un’altra cosa dal punto di vista dell’impatto capace di generare.
Sei ½
Riccardo Maffoni – Sette grandi
Temperature rock/blues per il ritorno di uno dei più dimenticati vincitori di Sanremo Nuove proposte. Lui fa il suo, ed è musicista finito, ma il suo mondo puzza un po’ di naftalina e la sua proposta, dal testo pertinente e centrato, appare al fine qualcosa di obsoleto. Come stile sembra un Bennato che ha perso però la passione per le avventure di Peter Pan.
Cinque
Stefano Malatesta – Poroppopò
Musica sofisticata e d’atmosfera, ma testo imbarazzante ed inciso degno di profonda vergogna che davvero mette a disagio le belle note che dovrebbero sorreggerlo. Imperdonabile.
Tre
Martiri – Il tuo compleanno
Voce fastidiosa, senza alcuna cura, impostazione o semplicemente barlume di senso musicale, che invece per la band musicalmente c’è. Più bella quindi la parte musicale che è un pop che ha parecchie influenze provenienti dalle nicchie dell’indie. Il testo è invece è elementare e con più appigli attaccabili che snodi da segnalare positivamente.
Quattro ½
Ermal Meta – Io m’innamoro ancora
Testo simpatico da parte di Meta, forse mai come prima d’ora. Chiaramente in una carriera servono anche pezzi come questo, quelli carini che il pubblico canta all’unisono, ma indubbiamente l’artista ci ha regalato ben altre perle.
Sei
Molotov D’Irpinia – L’albero per pisciare
Un po’ di rock, un po’ di ska, un po’ di punk, un po’ di vita da ceti sociali ed un titolo orrendo, probabilmente scelto per catturare attenzione. I ragazzini alternativi e quelli finto ribelli apprezzeranno. Bella la batteria.
Cinque
Leonardo Monteiro – By myself
L’inglese arriva in soccorso a Monteiro, mai così convincente in italiano. Il brano sembra figlio del sound proprio della prima Anastacia, compreso inciso pieno e con ingresso di tematiche sound più rock che macchiano il funk delle strofe. Davvero è la prima cosa buona davvero che gli sento cantare e mi chiedo: “ma in italiano non era possibile fare un pezzo del genere”?
Sette
Montenero – Un attimo
Ballata dai dosaggi giusti; tempistiche strofe, crescendi, inciso ed uscita dallo stesso, sono in piena modalità pop. Poi la forza della canzone viene un po’ meno in alcuni momenti, in cui la base appare un po’ vuota oppure l’inciso che mentre sembra lanciarsi, ripiega su se stesso, facendo perdere il pathos.
Cinque ½
Emma Muscat – I need somebody
Eccola l’ultima Amica di Maria che mancava ancora all’appello col suo disco. Il prodotto è una dance abbastanza stereotipata, con riferimenti anni 90 che richiamano nell’arrangiamento momenti alla Kylie Minogue, deturpati però della loro parte glamour. Ascoltabile ma senza fare differenza,
Cinque ½
Gatto Panceri – Bombay
Funziona nelle sue peculiarità questa nuova ballata simpatica di Panceri; appare infatti interessante la linea di chitarra iniziale che disegna la melodia base che poi ritorna nell’inciso che non è banale e rende cantabile un testo che comunque è gioco delle parti ben sostenuto dal nostro.
Sette
Willy Peyote – L’effetto sbagliato
Rap condito di funky per un risultato simpatico che trova forza nella potenza del basso synth che ti spinge ad alzare il volume. Le chitarre dell’inciso fanno tanto Maroon 5.
Sei
Max Pezzali & Ex-Otago –Un’estate ci salverà
Base tutta da studio, con innesti elettronici di quelli che negli anni 80 sarebbero risultati all’avanguardia. Oggi è una retrospettiva e basta, che non è solo di suoni, ma anche della voce di Pezzali che non trova mai una sfumatura diversa. Di suo il pezzo non sarebbe nemmeno brutto, però uno strumento vero… che siamo in economia?
Cinque
Greta Ray – Vista mare
La cantautrice lombarda mi ha riportato alla mente Amy MacDonald. Il senso musicale è quello anche se a differenza della cantautrice scozzese le manca quel distacco vocale, quell’apatia che diventa particolare. Il pezzo però ha una sua valenza musicale, che incasella subito la nostra sicuramente non nelle voci usa e getta, da una stagione e via.
Sei +
Andrea Riccio – Tormentone
Madonna negli anni 90 incise la colonna sonora di Evita. Ecco il mio consiglio… basta cambiare accento alla i!! Meglio non dire altro!
Due
Stefano Sani – Liberi di vivere
Non era mica così scontato per una vecchia gloria riuscire a tornare con un brano comunque in linea con le melodie pop/rock contemporanee? Sani ci riesce e propone un brano addirittura interessante in tal senso, con un bello snodo tra strofa ed inciso. Avrei forse inserito una batteria più cattiva e massiccia, soprattutto nella parte finale.
Sei+
Trankida – Pace ammirevole
Pop scorrevole e riuscito nel senso che appare un cerchio chiuso, esausto. Esauste però risultano anche le scelte d’arrangiamento. Non c’è nulla di nuovo da segnalare se non fatta eccezione per la variazione elettronica prima dell’ultimo, corrivo, inciso.
Cinque
Vittorio Valenti – Non farà male
Ballata con parecchia enfasi, ma di quelle che incalzano e che quindi possono fare proseliti. La voce non è particolarmente ampia però ha una bella espressività, che unita magari alla faccia giusta può aggiungere ulteriore valore.
Sei
Margherita Zanin – Rosa
Buona voce, impostata e piena, con bella personalità al servizio di un brano che è racconto pieno di atmosfera e scenografia, incastonato su un arrangiamento elettronico che ha bei momenti anche corali.
Sei ½