Strano come un’artista quale Noemi, dopo i grandissimi successi allo start di una carriera su cui non tutti avrebbero scommesso, causa partenza da talent, si trovi oggi invece a faticare di più di quanto non fosse preventivabile dopo i primi brillanti risultati. E’ pur anche vero che, come ben sanno i ciclisti, spesso è più facile uno sprint iniziale che la tenuta, soprattutto se il percorso si pone in salita, complice, nel caso di Noemi, un disco bello ma azzardato come il precedente Made in London, che svelava una cantante proiettata verso una strada di internazionalizzazione dei suoni, con pochi punti di contatto però con le basi a cui il pubblico si era affezionato.
Poi la sovraesposizione talent in qualità di giudice/coach, che ci si sente amabilmente di consigliare di non fare ai giovani artisti in ascesa, per non attirarsi antipatie inevitabili e qualcuna pure la romana se l’è di certo tirata bastando, in effetti, bocciare un beniamino del pubblico. Senza perdersi d’animo però, la nostra torna adesso sul mercato con un nuovo disco, Cuore d’artista, che definire un gioiellino non è certo verità alterata. E se il sostantivo non è pieno è solo perchè il lavoro è relativamente breve; solo nove tracce che Veronica Scopelliti, per chi ha il piacere di frequentarla nel privato, spiega come propria volontà di registrare solo brani in cui si rivedeva e credeva profondamente, senza esigenze di mercato o ruffianate radio per piacere a tutti i costi. Già la scelta di andare a Sanremo con quello che è, per chi vi scrive, il miglior pezzo di tutta la kermesse, ovvero La borsa di una donna, senza quindi puntare sul ritornello facile ( il brano non ce l’ha nemmeno un ritornello a dire il vero), senza liriche che si ripetono per stordire il fruitore medio e restargli impresse è stato il primo azzardo, che difatti aveva condotto la nostra ad una possibile eliminazione dopo la prima sera, per poi scalare la classifica e chiudere ottava su 20 partecipanti. Qualcuno mormora che alla vigilia era tra i nomi favoriti, ma quanti poi, ascoltati i brani tutti, potevano sentirsi di confermare la cosa?
Per apprezzare La borsa di una donna, soprattutto se non hai un orecchio allenato a non fermarsi a ciò che subito ti arriva, è necessario decisamente più tempo; tempo che ti fa comprendere l’intelligenza di un arrangiamento più in sottrazione, con pochissimi accenti, per lasciare peso a parole che facilmente potrebbero varcare la linea della retorica ma che invece con altrettanta intelligenza ne camminano a sufficiente distanza. E poi quel crescendo sintetizzabile in mezzo tono, che eppur ti sembra che la canzone ad un certo punto stia volando chissà per quali alture; li è il merito della rossa dalla voce blues, che modula le sue note tra potenza improvvisa ed altrettanto improvvisi vuoti che pur san creare arredamento, il tutto sempre sfiorando la stonatura, che Noemi forse non è così brava ad evitare quanto invece ad uscirne con padronanza, tant’è che te ne dimentichi. Il tutto firmato tra gli altri da un ispirato Marco Masini che, ad oggi, pochissimo di sè ha donato ad altri artisti, anche perché cantare le sue cose, diciamolo pure, è compito arduo e non da tutti.
Finita la parentesi festivaliera che, come si diceva ha condotto al nostra all’ottavo posto, come del resto brani con lo stesso tema avevano già fatto ( dicasi l’immensa Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia nel 1987 e Nel cuore delle donne di Silvia Salemi nel 2003, meno immensa senz’altro, ma pur sempre ottava ) la Scopelliti svela cosa c’è dentro Cuore d’artista e vengono fuori non solo altri grandi autori che per lei si son spesi ed a lei han donato canzoni che non fanno figura di scarti, ma che sembrano figlie di un progetto ben definito, tagliate sulla voce sporca di Noemi, ma anche giovani e nascenti firme, qui e li già notate in altri progetti a cui concedere una possibilità alla ricerca di un posto al sole. Così se c’è il grande Gaetano Curreri a firmare tra le altre la meravigliosa chiosa del disco Veronica guarda il mare, delicato spaccato di relatività su cosa riserva il futuro, su cosa ci sia dietro quell’orizzonte che fissiamo, che sembra immobile, eppur si muove come le nostre prospettive, e le casualità, i “cosa c’è” che intervengono a modificare le mattonelle certe che pensiamo di approdare, trova posto anche un redivivo Gerardo Pulli, promettente autore ( un po’ meno cantante ) vincitore del talent più longevo d’Italia ovvero Amici, che qui firma Devi essere forte, brano sulla consapevolezza di se stessi e sulla forza da trovare in mezzo alle variabili che la vita ti pone, facendo presa prima su se stessi. E se c’è un Ivano Fossati per Idealista, nelle cui liriche è custodito il titolo l’album, e che qui produce un inedito uptempo che Noemi fa suo senza schiacciarsi espressivamente nel poco plasmabile stile di scrittura di cotanto autore, c’è anche una sempre più luccicante Federica Abbate per l’introspettiva Amen, tra sogni infranti e scuse da rendere tra colori blues.
C’è poi Cheope, uno degli autori più finemente pop, figlio dell’impareggiabile Mogol, già al fianco di re e regine di stile come Raf, Laura Pausini, di intramontabili come Adriano Celentano e Mina e di dive dai passati importanti e presenti di rendita come Marcella, Rettore e Viola Valentino. Capitolo a parte merita poi Giuliano Sangiorgi che proprio a cavallo tra questo 2015 e 2016 ha visto la sua scrittura fiorire come gramigna in quasi ogni italica pubblicazione. Il paragone è sicuramente usato con un’accezione negativa, non per il Sangiorgi che è davvero artista di ottima caratura ed autore di fine animo, ma per l’onnipresenza a mo’ di timbro delle imposte in ogni progetto, non sempre altrettanto degno di nota. Abbiamo capito che è particolarmente desiderato come autore e che le collaborazioni sono una cosa bella che ultimamente diventa per fortuna sempre meno astrusa tra i nostri artisti che fin qui si negavano abbastanza, però è pur anche vero che non tutte le ciambelle riescono col buco e per una Malika che sembra il giusto incarnato per cotanti sentimenti, talvolta ci sono altri che sembrano del cellophane e pure di scadente fattura. Non è questo il caso di Noemi però, che invece trova in Fammi respirare dai tuoi occhi il lascia passare per l’estate, il cavalcare di un’imponente batteria che non può lasciare indifferente il mondo della radio. Tuttavia un po’ di parsimonia Giuliano non guasta, ok?
Cuore d’artista è l’album che Noemi doveva pubblicare e lo ha fatto, contiene le canzoni che doveva cantare e le ha cantate, è nuova base da cui partire per ritrovare il successo, magari non nei numeri delle classifiche ma nelle credenziali di artista vera e propria e se questa ci mostra il cuore, come resisterle?
BRANO MIGLIORE: quasi mi fa paura rivelarlo perché Noemi ha sempre tenuto in panchina quelli che segnalavo ( per la cronaca: I sentimenti da Sulla mia pelle, Musa da RossoNoemi e Sempre in viaggio da Made in London“).
Tuttavia devo farlo per cui a pari merito: Veronica guarda il mare/ Amen/ La borsa di una donna
VOTO: 8 e mezzo