Ermal Meta Tribù urbana recensione. Il cantautore torna con un nuovo disco ed in mezzo alla tribù non sono riuscito a riconoscerlo più di tanto.
Fortuna che internet è un grosso archivio e che Ermal Meta è un artista che, per i suoi precedenti tre album, può vantare critiche ultra positive da parte mia. Ta dah! Sembra deporre male come antefatto giusto? Invece non è esattamente così. Sono indubbiamente spiazzato da questo suo nuovo Tribù Urbana e la cosa può anche non esser vista negativamente.
Ogni artista segue infatti un’evoluzione ed è giusto, anzi, che provi a raccontarsi in modo sempre diverso. Il problema che mi si pone però è che all’interno di questo nuovo lavoro di Ermal, peraltro persona squisitissima e che conosco personalmente, faccio un po’ di fatica a trovare una canzone che mi rimanga dentro come accaduto nei precedenti dischi che ne avevano, invece, di diverse.
A parte la conclusiva e bellissima Un po’ di pace, pacata ed intelligente ballata, poggiata su un discorso intimo particolarmente ispirato ed in cui, a mio avviso, si raggiunge l’apice della bellezza quando recita: “a te che ti si vede il cuore e t’importa ogni giorno di me”. Sarà che a chiunque piacerebbe trovare qualcuno così…
Ecco, detto questo, ho trovato il resto del lavoro ben fatto di certo, ma anche lontano dall’emozionalità a cui mi aveva abituato. Fatta salva la canzone di Sanremo, Un milione di cose da dirti, che gioca di calibro tra la parte intima e l’inciso aperto per far scuola di bel canto, e che ha nel testo quel passaggio di nomignoli tipici usati dalle coppie che può trasformarsi nel punto di forza reale, ma anche, come arma a doppio taglio, nel timbro per essere ricordata a mo’ di scherno ( diamo a mente il trottolino amoroso che ha preso il posto di Vattene Amore nell’immaginario collettivo ).
Si viaggia molto d’elettronica nelle basi, forse anche per supplire alla difficoltà di suonare per davvero in questo ultimo anno, e parecchie sono le tracce up tempo che fanno della positività il proprio biglietto da visita; come in Uno immaginabilissima vestita da remix di Bob Sinclar, che ci ha già abituati a pezzi in cui coralità, fischietti e ritmica retta dai tamburi si sposano con la voglia di ballare.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Un altro sole, potenziale singolo estivo, non solo per il senso ritmico, ma anche per il messaggio positivo d’uguaglianza, su un arrangiamento che mi ha ricordato i primi U2, con lo stesso modo di arrangiare le chitarre, anche se “flattandole” da studio.
L’inciso de’ Gli Invisibili è un po’ troppo filastroccato, quasi una conta per bambini. C’è poi l’ironia rassegnata, ma anche saggiamente ammessa del tempo che passa, che non ci rende più così fenomenali, cantata in Vita da fenomeni e la vita che gira alternando successi e sconfitte, bene e male ne’ Il destino universale.
La già singolo No satisfaction avvicina Ermal più al percorso che fu delle band di cui ha fatto parte che non quello mosso in solitaria, mentre sicuramente un discorso a parte, per grande sensibilità di approccio lo merita Nina e Sara, racconto di un amore scoperto, che qualcuno vuole soffocare, vuole far passare per sbagliato, ma che alla fine è solo amore appunto e nell’amore non si è mai sbagliati.
E quando un sentimento sembra arrivare al capolinea, la verità può rivelarsi “un regalo che nessuno vuole”, come il nostro racconta in Stelle cadenti, e possono non bastare le mani per voltare pagina perché “Ogni tramonto ha la sua dose di bellezza e dolori” come ricordato in Non bastano le mani.
Insomma mi sembra di aver scritto tutte cose positive, vi pare? Eppure, magari sarà sensazione mia, mi manca l’anima vera di Ermal; mi manca sentire che sta dicendo qualcosa che non ce la faceva a tenere più dentro, che mi stia raccontando davvero di sé con urgenza. E questo per un artista di grande impatto emozionale non è poco.
ERMAL META TRIBÙ UrbANA
- Uno
- Stelle cadenti
- Un milione di cose da dirti
- Il destino universale
- Nina e Sara
- No satisfaction
- Non bastano le mani
- Un altro sole
- Gli invisibili
- Vita da fenomeni
- Un po’ di pace
BRANI MIGLIORI: Un po’ di pace, Un milione di cose da dirti, Nina e Sara
VOTO: 6/10