Gaudiano L’ultimo fiore, recensione dell’album di debutto del cantautore a cura di Umberto Salvato.
“Sulla Luna ci sono le impronte del primo uomo che vi pose piede; non ci sono venti a ricoprirle. Questo vorrei essere alla fine della mia vita; un piccolissimo segno, minuscolo eppure incancellabile. Un’impronta che dice “io sono stato qui” e non ho vissuto invano”.
Fabrizio Caramagna
Ma voi vi siete mai chiesti se una volta vissuto un dolore, quest’ultimo ci sarebbe stato d’aiuto in futuro? Se custodirlo, dialogarci intimamente, visualizzarlo, ci avrebbe aiutato a canalizzarlo e farci crescere?
Sembra essere proprio questa la missione di Gaudiano con il suo primo album L’ULTIMO FIORE, voler riuscire nell’ardua impresa di trasformazione delle proprie zavorre.
Partiamo con il dire che già dalla sua prima, ed unica, partecipazione al Festival di Sanremo con POLVERE DA SPARO ci eravamo resi conto di trovarci di fronte ad artista da scoprire, e la canzone portata in gara ne è l’esemplificazione, punta di diamante di quest’album, un brano speciale ed autenticamente onesto, un dolore tangibile.
Ed è proprio la sua scrittura a colpire, un fiore, questa volta non l’ultimo come il titolo dell’album, ma un bocciolo che deve solo fiorire, perché tra le più interessanti in circolazione.
Sembra scegliere con cura l’ordine dei brani che vanno a comporre l’album, come una tavolozza di colori scelti per temperature, ed è proprio ROSSETTO, metafora presa in prestito per definire l’essere fuori posto, a cui è affidata l’apertura, a sintetizzare un pensiero per lui rappresentativo o almeno di determinante importanza.
Per Luca non bastano le scarpe a raccontare quanti passi abbiamo nei piedi, se i percorsi sono stati larghi o stretti, se la voglia di imparare ci ha portato a cambiare strada e se cambiando abbiamo rinuciato a un posto che chiamavamo casa. Un manifesto, un pensiero etico e poetico per parlare di sé stessi e degli alti.
LOVE STORY invece gli dà la possibilità, grazie ad un struttura tra ritmo e frase d’effetto difficile da dimenticare, di raccontare quel tipo di amore così forte in cui il pensiero fisso è che insieme si può dare fuoco al mondo.
Per poi lasciare spazio a PIOVE VELENO, canzone molto forte, dal sound sensuale, sorprendente per l’autore, ma che nasconde un’altra sfaccettatura del suo carattere. Gaudiano sceglie di fare la guerra solo per avere dopo un motivo buono per fare la pace.
Chiedere amore, chiede di restare, di non andare via, di accarezzare le sue paure, implora le attenzioni in OLTRE LE ONDE, canzone fragile come lo sono i petali, basta poco per fargli del male.
C’è lui, in questo album, lui che raccoglie i pezzi di una storia finita, come in GLUTINE. Un lui incapace, che non sa come si fa, in difficoltà, ci prova, la cerca, forse per cercare anche se stesso, le prova tutte fino ad arrivare dove esplodono i sui sorrisi spezzandolo. Cerca una via di uscita.
E poi c’è L’ULTIMO FIORE, canzone di chiusura di questo racconto, in cui rassegna la resa. È a un punto fondamentale del viaggio, non ha più voglia di ingannare le sue domande e forse arriva al nucleo principale che attanaglia i suoi pensieri: vuole lasciare un segno.
Cerca attraverso la musica di dare le parola ad un desiderio di eternità, qualche fugace momento di gioia e serenità che darebbero all’uomo Luca quella carezza che lo tranquillizzerebbe sul non essere dimenticato e quindi lasciare un segno. È un’anima inquieta e malinconica, e la sua scrittura sembra essere un’anticipazione embrionale di qualcosa che pochi sanno raccontare: l’aria del tempo.
BRANI MIGLIORI: Polvere da sparo – Piove Veleno
VOTO: ☆☆☆☆☆☆☆ e mezzo (7.5)
Gaudiano L’ultimo fiore tracklist
- Rossetto
- Love story
- Piove veleno
- Oltre le onde
- Glutine
- Rimani
- Stendo il cielo
- Polvere da Sparo
- 100 kg di piume
- L’ultimo fiore