1 Novembre 2015
di Scrittore
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1 Novembre 2015

IRREQUIETO – MEZZALA – RECENSIONE

Federico Traversa recensisce per noi oggi un ottimo disco pop che, probabilmente, non sentirete nelle grandi radio purtroppo... "Irrequieto" di Mezzala

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Ahi Genovesi, uomini diversi d’ogne costume e pien d’ogne magagna, perché non siete voi del mondo spersi? poetava Dante nel trentatreesimo canto dell’Inferno. Aveva ragione. Lo posso affermare con certezza essendo genovese da diverse generazioni.
Genova è una bellissima città ma i suoi abitanti sono insopportabili. Chiusi, lamentosi, scazzati, poco inclini all’empatia e decisamente non accoglienti con i propri figli che eccellono in qualsiasi campo. Faccio un esempio: sei un musicista? Ecco, il mantra che devi ripeterti se stai pensando di fare della tua passione un lavoro è “devo andarmene da qui”.

E non soltanto perché altrove troverai più possibilità e spazi, ma perché potrai finalmente abbandonare quel senso di negatività e fastidio che circonda chiunque cerchi di trovare una propria identità artistica all’ombra della Lanterna.
Questa triste situazione, come tutte le cose, ha comunque un suo lato positivo: se ce la fai partendo da Genova vuol dire che possiedi una marcia in più.

Parlando di musica, d’altronde siamo su All Music Italia, è indubbio che poche città italiane, analizzandole in rapporto al numero di abitanti, hanno regalato al Belpaese tanti artisti talentuosi quanto Genoa, pardon Genova.
Andando a mente: Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Luigi Tenco (ok non era propriamente genovese ma ha vissuto la città da piccolissimo), Antonella Ruggiero, i New Trolls, Ivano Fossati, Beppe Gambetta, parecchi Matia Bazar.
Sto andando davvero a memoria, ce ne sono molti altri. Un fiume in piena che non si è mai arrestato e ancora oggi vive grazie a tanti nuovi artisti dal talento cristallino. Tipo l’anglo-genovese Jack Savoretti, che con il suo rock cantautorale si sta affermando in tutto il mondo.

E poi c’è Michele Mezzala Bitossi, ex voce dei Numero 6 e oggi affermato solista, uno dei pochi musicisti italiani a potersi fregiare del titolo di creatore di pop intelligente.
Proprio di lui voglio parlarvi, visto che è da poco uscito il suo nuovo album di inediti, Irrequieto (The Prisoner Records con distribuzione Believe digital).
Irrequieto: uno dei più bei titoli che abbia mai sentito per un disco. Cazzo, avrei dovuto intitolare così uno dei miei libri con Don Gallo, avrebbe funzionato alla grandissima.
Un album raffinato, intelligente, vivo, che tratteggia il viaggio e il mood di tutti quei neoquarantenni che non hanno ancora imparato ad accettare passivamente l’inutilità di mettersi in fila per consumare in solitudine il pasto precotto di una società a tasso fisso. E allora si fanno delle domande, mettono le mani sopra, anzi dentro il fuoco, sperimentano, soffrono, amano, a volte fanno catenaccio ma non abbassano mai la testa e appena il vento cala sono di nuovo pronti a guardarti negli occhi e urlarti: “E tu che cazzo vuoi?”.

I testi di Mezzala non conoscono banalità, giocano con le nostre debolezze e le sublimano in canzone, scegliendo e accettando parole con pazienza certosina. Il suono viaggia sui binari di un pop raffinato che mescola influenze seventies, boccate di soul, un sapiente uso dell’elettronica, e qualche richiamo tanto al grande Ivan Graziani che ai Rem. Capito il soggetto?
Chi legge i miei pezzi su All Music Italia sa che non esiste democrazia su queste pagine. Qui vige una semplice e tirannica meritocrazia fondata su intelligenza e contenuti. Lo so, lo so, la cosa vi fa parecchio incazzare. Lo so, lo so, passo proprio da fighetto che vuol fare l’alternativo quando vi stronco il disco di Gue Pequeno e vi consiglio invece D’IO di Dargen D’Amico.
E passerò da stronzetto anche stavolta confidandovi che il disco di Mezzala è uno dei migliori esempi di come si possa fare del vero, autentico, monumentale pop d’autore senza per forza vendersi il culo e cucire testi buoni solo per la filodiffusione nei centri Jean Louis David. Ma questo, amici, non vuol dire avere la puzza sotto il naso o voler fare i diversi a tutti i costi. È semplicemente la naturale propensione umana a ricercare bellezza ed intelligenza in ogni opera d’arte. Se invece per voi la musica è l’affermazione di una griffe su cui basare un’identità alla moda che vi faccia mettere in lista vip per l’Hollywood, ascoltatevi pure i Club Dogo e non rompete i coglioni. E per i problemi d’amore stile biuttifull? Partendo dalla A di Antonacci fino alla R di Ramazzotti, ogni lettera potrebbe fare al caso vostro.

Ma se cercate ispirazione, contenuti, tensione emotiva, intelligenza, dovete trasformarvi in cagnolini da tartufi perché di bella musica ce n’è tanta ma ce la tengono nascosta.
Il fiore irrequieto di Mezzala non credo lo troverete alle undici di mattina su RDS, ma se cercate con pazienza, prima o poi lo troverete. E sarà un bellissimo sentire. L’Italia non è la patria dove viene premiato facilmente il talento. Da noi non esiste pop se non si va almeno una volta dal marito di Costanzo.
E se non c’è neanche un pezzo rap in scaletta né un riferimento a quanto è bello farsi i bong di ganja, vuol dire che il disco non è appetibile per i più giovani.
Roba da manicomio, vero? Eppure queste mezze seghe delle radio ragionano così.
Mezzala poi è chiamato a un compito ancor più improbo perché lui è pure genovese, e già vi ho spiegato quanto sia difficile fare musica da queste parti.
Quindi?
Quindi correte a comprare Irrequieto, godetevelo e parlatene agli amici. Diventiamo tutti spacciatori di intelligenza. Dai, dai, grammate di consapevolezza, freschezza e ironia da passarsi furtivamente in piazzetta.
No, certo, questo paese non lo cambi con la musica, ma di certo un bel disco aiuta. E questo è un bellissimo disco.
Per tutti noi, irrequieti da una vita.

PEZZO MIGLIORE: Chissà
VOTO: 8/10