Prendersi un lustro di pausa è cosa da ricchi se pensiamo ai ritmi e le logiche di pubblicazione della discografia attuale, protesa anzi verso la sovraesposizione e l’ansia di esserci ad ogni costo; si corre se non altro il rischio di restare indietro, o quello di essere dimenticati in un periodo oberato di innumerevoli nuovi talenti televisivi e non.
Carmen Consoli ci aveva salutato nel 2009 con l’ultimo album di inediti – Elettra – annunciando un periodo di allontanamento dai riflettori; negli anni successivi è uscito un greatest hits (Per niente stanca nel 2010), è diventata Cavaliere della Repubblica (2011) e dato alla luce il suo primogenito Carlo Giuseppe (2013) mantenendo sempre costante l’attenzione e l’affetto da e verso il suo pubblico fino ad oggi, gennaio 2015, iniziato con L’abitudine di tornare, disco in studio numero nove:
Dieci brani fotografia di un Paese decadente che si intrecciano in rassegna con naturalezza e poesia dove convivono indisturbate strorie d’amore belle e brutte, silenzio e mafia, discriminazione e violenza domestica; il tutto filtrato dalla scrittura di Carmen che con cura minuziosa trova come al solito le parole più belle per farlo senza banalizzare ma, al contrario, conferendo ricchezza anche agli aspetti più crudi di certe vicende:
Dalla stanchezza di un rapporto a due ed un uomo “grigio” come il suo divano (Sintonia imperfetta) ad una dichiarazione d’amore puro affidato al cosmo: “…ma l’universo accenderà per noi melodie celesti…” (San Valentino), passando per uno dei gioielli più splendenti di questo disco, scritto insieme a Max Gazzè – Oceani deserti – una ballata amara sulla fine di una storia: “… voglio capire chi sei, che vuoi, che vuoi da me?…”
Esercito silente è una preghiera al “buon Dio” affichè trovi un modo per redimere le persone dal silenzio di “quest’inferno“; Ottobre, la storia di due ragazze costrette a vivere di nascosto il proprio sentimento, obbligate a sparire e tornare “con le gote rosse ed una buona scusa“.
C’è spazio anche per un ipotetico prequel teso e nervoso di Matilde odiava i gatti (brano incluso nella tracklist de L’eccezione) che sembra abbia occupato l’appartamento di una donna ritrovata murata viva dal suo compagno tra l’indifferenza e le rassicurazioni della Questura che suggerisce “che non c’è niente di cui avere paura!” (La signora del quinto piano).
L’alleggerimento della forma dona linfa nuova alla scrittura di Carmen che acquisisce brano dopo brano un potere narrativo assoluto ed inimitabile senza il bisogno di appoggiarsi su tessuti sonori particolarmente innovativi o catchy per arrivare al punto.
In barba a chi alla vigilia dell’uscita di ogni nuovo disco la vorrebbe più o meno simile a qualcosa già visto in passato Carmen resta se stessa e propone un album di valore musicale e letterario come non se ne producono più tanti.
Ben tornata Cantantessa, ci sei mancata tanto.
CANZONE MIGLIORE: OCEANI DESERTI
VOTO: 9/10