“L’Amore comporta” è il titolo del disco numero quattordici di Biagio Antonacci che arriva a due anni di distanza dalla sua ultima fatica discografica.
Tredici brani inediti firmati dal cantautore milanese (ad eccezione di “Le veterane” regalo arrivato da Paolo Conte) prodotti in collaborazione con Michele Canova tra i Sunset studio di Los Angeles e i Kaneepa studio di Milano, che s’intonano bene alla recente produzione di Biagio sottolineando oggi più che mai il raggiungimento di uno stile compositivo più che riconoscibile, personale a tal punto da non poter essere imitato.
La questione di per sé potrebbe essere considerata nient’altro che pregevole, se non fosse che i momenti in cui Biagio prova a sterzare e rischiare qualcosa in più si contano sulle dita di una mano e restano comunque poco incisive; ed è un peccato vero, perché il signor Antonacci le possibilità per fare di meglio le ha davvero tutte diversamente da tanti altri suoi colleghi.
Le tracce dell’album viaggiano libere spaziando molti generi musicali: dai sintetizzatori disco di “Cado“, al piano rarefatto di “Libera” fino al mambo jazzato di “Le veterane“, senza mai convincere però fino in fondo, andando a comporre tassello per tassello un mosaico dai colori rassicuranti ma allo stesso tempo effimeri, fatta eccezione per il beat funkeggiante del primo singolo “Ti penso raramente” che rappresenta , forse il momento migliore di tutto l’album.
Si parla d’amore in tutte le sue declinazioni, ma anche di coraggio e dell’importanza delle proprie origini come in “Ricordati chi sei” che ripropone echi latineggianti già noti nelle composizioni di Biagio; trovano spazio inoltre la passione per la musica nella “tarantolata” “Ho la musica nel cuore” e il ritratto delicato di una giovane ragazza “Barbara” in cui i toni si fanno sommessi e piumati.
Biagio dà tuttavia del suo meglio nelle ballate e nella scelta di contenuti più personali; la title-track ne è un esempio lampante. Tutto il resto è un po’ buttato lì, come se non si avesse avuto il modo o il tempo di approfondire i vari spunti lanciati in questo album, in cui c’è molto mestiere e poca sorpresa.
Non un brutto disco, ma molto al di sotto delle aspettative.
MIGLIOR CANZONE: TI PENSO RARAMENTE
VOTO: 6/10
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