6 Marzo 2018
di Interviste, Recensioni
Condividi su:
6 Marzo 2018

LE VIBRAZIONI – V – RECENSIONE

Dopo la reunion dello scorso anno Le Vibrazioni sono tornate sul palco del Festival di Sanremo e pubblicano il 5° album della loro carriera

Le Vibrazioni
Condividi su:

 

Oggi recensiamo V, il nuovo album de Le Vibrazioni uscito dopo la loro nuova partecipazione al Festival di Sanremo ed il primo pensiero che mi viene in mente dopo diversi ascolti è: di “Così sbagliato” c’era solo il non provare a tornare insieme.

Diciamo il vero! Che Le Vibrazioni potessero tornare un giorno assieme, che la separazione fosse stata solo in realtà una pausa per pensare alle proprie esigenze personali da seguire e non più quelle del gruppo, un po’ lo avevano capito pure le pietre. Anche il loro non parlare mai di un vero e proprio scioglimento spingeva le considerazioni di noi altri verso quest’idea. Rivederli quindi a Sanremo non è stata una sorpresa ed in quell’occasione ripercepirne nitidamente tutte le potenzialità è stato di sicuro un vero piacere.

Perché la band di Francesco Sarcina & soci ha un mood molto particolare che riesce ad unire personalità e mainstream ( che in genere di personale ha molto poco ), rock col pop e in contemporanea con sapori vintage che non hanno mai l’acre odore della naftalina, ma semmai il profumo del dolce della nonna che ti aspettava a casa, una musicalità potente che riesce a convivere con una voce altrettanto potente e che potrebbe reclamare da sola il palcoscenico ed invece diventa parte dell’ensemble.

Con queste certezze eccoli sul mercato adesso con V, quinto lavoro della loro quindicennale carriera, anticipato da quella Così Sbagliato che ancora oggi, risentendola molto in radio, mi chiedo cosa avesse avuto di eventualmente sbagliato da non essere premiata al Festival con un piazzamento migliore di un certo poco accettabile undicesimo posto; tutte le giurie, compresa quella dei miei colleghi, l’hanno piazzata sempre a metà classifica, tanto da farcela poi davvero finire, persino nella serata in cui la veemente canzone ha trovato, nell’esecuzione in duetto con Skin, la definitiva zampata per dimostrare un’internazionalità di sound che raramente i nostri prodotti hanno, figuriamoci quelli proposti a Sanremo.

E’ comunque il singolo guida il pezzo migliore di un disco che si compone di ottime canzoni adatte alla band, ma senza che nessuna di queste stupisca per una per lo meno simile capacità ficcante. Pollice alto comunque per Nero che è il brano che apre il disco e che ha in sé il potenziale della ballad anglosassone, di quelle che le nostre classifiche ogni tanto adottano ed ergono a successo clamoroso; nel suo però il pezzo nasconde un momento originalissimo, dal punto di vista dell’arrangiamento, nel momento della variazione, dove sembra che in città stia passando il carro strimpellante degli artisti di strada che i bambini inseguono festanti.

Inizio classico stravolto dall’ingresso delle chitarre ed un inciso che profuma di 60’s si avvicendano con In Orbita, mentre il sound diventa più 70’s in Niente di Speciale. Se Apri Gli Occhi è un potenziale singolo perché riconoscibile come Vibrazioni D.o.c , Chissenefrega Dell’Aldilà crea già curiosità dal titolo, ed al suo interno marca forte, tra scariche elettriche, sul vivere le proprie emozioni ed esigenze qui e adesso che se ne ha la possibilità, senza pensare troppo a cosa sarà poi. Se il basso trascina il sound di In Fondo che ha aperture pop melodiche che si prestano ad essere cantate finanche con leggerezza, questa svanisce completamente in Voglio Una Macchina Del Tempo che racconta le nevrosi della fretta, del traffico e lo fa con un sound che cammina per circuiti indie.

Spetta poi alla ballata Dove , giocata con i falsetti, chiudere le dieci tracce di questo V che ha il merito di ridarci Le Vibrazioni, pur senza farci gridare al miracolo, ma facendoci apprezzare anzitutto la bellezza dei suoni veri, quelli di strumenti su cui si suda e di questi tempi, mi si creda, non è affatto poco. E non da ultimo, il disco ha il merito di ridarci una band che ha un’idea di musica personale e questa può anche non piacere, però non si può non riconoscerla.

BRANI MIGLIORI: Così Sbagliato/ Voglio Una Macchina Del Tempo
VOTO: Sei ½

 

TRACKLIST

1. Nero
2. Così sbagliato
3. In fondo
4. In orbita
5. Apri gli occhi
6. Niente di speciale
7. Voglio una macchina del tempo
8. Chissenefrega dell’aldilà
9. Onda
10. Dove

 


[amazon_link asins=’B0794MCD81′ template=’CopyOf-ProductAd’ store=’allmusita-21′ marketplace=’IT’ link_id=’5d3cf87b-20e0-11e8-8616-43eced1623f2′]